Il saggio narrativo di Alberto Angela ci fa conoscere l’epoca di Traiano attraverso il percorso di una moneta che passa di mano in mano e di provincia in provincia
di Chiara Boccardo

Impero. Viaggio nell’Impero di Roma seguendo una moneta
Autore: Alberto Angela
Editore: Mondadori
Anno edizione: 2020
Genere: Storia
Pagine: 506
Consigliato a chi ama la storia, ma cerca un viaggio avvincente più che una lezione accademica.
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… per esplorare attraverso aneddoti insoliti aspetti inaspettati della civiltà romana.
Pubblicato per la prima volta nel 2010, Impero. Viaggio nell’Impero di Roma seguendo una moneta è una delle opere più note e amate di Alberto Angela, paleontologo, divulgatore scientifico e volto televisivo di grande successo. In questo libro, Angela invita il lettore a un viaggio straordinario attraverso l’Impero romano al suo apogeo, sotto il regno di Traiano, il primo imperatore non italico, che estese i confini di Roma fino al massimo storico.
Il viaggio che Angela propone ha una peculiarità narrativa: è costruito seguendo il percorso immaginario di un sesterzio, una moneta romana che cambia mano, viaggia, viene spesa, donata, rubata, raccolta, scambiata… E così facendo, ci guida nei luoghi più disparati dell’Impero: dalle brume britanniche fino ai caldi confini della Mesopotamia, dalle vie affollate di Roma ai porti del Nordafrica. La moneta è il filo rosso che unisce le storie, le geografie e le epoche, offrendo al lettore un’immersione nella vita quotidiana romana, tanto più potente quanto più essa è costruita con rigore scientifico e sapienza narrativa.
A differenza dei romanzi tradizionali, Impero non ha una trama lineare con protagonisti fissi, colpi di scena o conflitti drammatici. Piuttosto, si configura come un libro di saggistica narrativa, nel quale il vero protagonista è il mondo romano stesso, esplorato attraverso episodi e microstorie, che formano un mosaico coerente e avvincente.
Il pretesto narrativo è semplice, ma efficace: un sesterzio raffigurante l’imperatore Traiano, che viene coniato e inizia a circolare. Il lettore lo segue in un percorso che attraversa idealmente tutto l’Impero. Ogni volta che la moneta cambia possessore, si apre una finestra su un luogo, un ambiente sociale, un mestiere, una cultura. Ci troviamo così a Roma in una taverna; poi su una nave mercantile nel Mediterraneo; poi in un accampamento militare in Britannia; poi ancora in una villa patrizia in Gallia, in un mercato africano, in un porto egiziano, in una miniera di piombo in Spagna…
Angela costruisce ogni capitolo come un affresco vivido e documentato, soffermandosi sui dettagli della vita quotidiana, sugli oggetti, sui profumi, sui suoni e perfino sui rumori del mondo antico. Questo sguardo “dal basso” e laterale – che evita le grandi battaglie e i personaggi famosi per concentrarsi su artigiani, soldati, marinai, donne e bambini – è uno degli aspetti più potenti del libro.
Uno dei temi fondamentali di Impero è l’immensa varietà culturale, linguistica, geografica e religiosa del mondo romano al suo apogeo. L’autore insiste più volte sull’idea su come Roma, più che uno Stato nel senso moderno del termine, fosse una rete interconnessa di città, popoli, rotte commerciali, culture e sistemi giuridici, tenuta insieme da alcune forze centrali: l’esercito, il diritto romano, la lingua (il latino, ma anche il greco), le infrastrutture, le tasse e naturalmente le monete.
Attraverso il viaggio del sesterzio, vediamo come il mondo romano fosse al tempo stesso incredibilmente unificato e straordinariamente eterogeneo. Una matrona romana può trovare a Londinium (Londra) o a Leptis Magna (Libia) un bagno pubblico, un anfiteatro, una strada lastricata, un acquedotto, una taverna, una pescheria. Ma ognuno di questi luoghi è anche profondamente diverso, riflettendo le culture locali, i climi, le tradizioni preesistenti.
Impero, in questo senso, è una celebrazione dell’interculturalità ante litteram. E lo fa con leggerezza e umanità: un commerciante di garum (la salsa di pesce fermentata), un panettiere che usa la lava del Vesuvio per cuocere il pane, un bambino africano che sogna Roma, un soldato germanico arruolato nelle legioni… tutte queste figure diventano emblematiche di un mondo complesso e vitale.
Angela non si interessa alle grandi battaglie, agli imperatori assassini o alle date epocali. Il suo è uno sguardo “microstorico”, attento alla dimensione minuta della storia: come si cucinava? Quali erano gli odori delle strade? Come funzionavano le latrine pubbliche? Come si pagava una prostituta? Come si trasportava il vino? Quanti vestiti possedeva una donna media? Come si vestiva uno schiavo? Questa attenzione per il dettaglio non è fine a se stessa: serve a far entrare il lettore in empatia con il passato. L’autore ci ricorda infatti che i Romani erano come noi: mangiavano, sudavano, si annoiavano, s’innamoravano, temevano le tasse, raccontavano barzellette. Il libro diventa così un’opera di “archeologia dell’esperienza”, che punta a ricostruire non solo cosa accadde, ma come si viveva, si pensava, si sentiva nel mondo antico. Questo approccio è particolarmente efficace per il pubblico moderno, spesso disorientato davanti alla rigidità della storia tradizionale.
Un altro asse portante di Impero è l’economia. La scelta di seguire una moneta non è casuale: permette di spiegare, con esempi concreti, come funzionavano le reti commerciali romane. Scopriamo che il vino spagnolo veniva esportato fino al Mar Nero; che l’ambra del Baltico arrivava fino a Roma; che le spezie dell’India viaggiavano su navi che attraccavano in Egitto. Il lettore impara a conoscere i commercianti, i doganieri, i portuali, i trasportatori, gli osti, gli artigiani, i cambiavalute. Impara anche che l’economia romana era profondamente monetaria, e che la fiducia nella moneta imperiale era un fondamento del potere romano.
Angela spiega con chiarezza le differenze tra le varie monete (denari, assi, sesterzi), i sistemi fiscali, i salari medi, i costi di vita. Ne emerge un quadro sorprendentemente moderno, che mostra quanto fosse avanzata l’organizzazione dell’Impero, e al tempo stesso quanto fragile fosse questo equilibrio (basti pensare alla crisi del III secolo, accennata brevemente verso la fine del testo).
Impero è anche un libro di viaggio. Non solo perché si struttura come un itinerario, ma perché dedica molte pagine alle vie di comunicazione e agli spostamenti. Si sofferma sulle strade romane, sulle tappe, sui carri, sulle stazioni di posta. Si descrivono con minuzia i porti, le rotte navali, i pericoli della navigazione. Fa respirare al lettore la polvere dei percorsi via terra e l’odore del mare nelle stive. Ogni città toccata dalla moneta diventa un pretesto per una piccola monografia urbana: come era fatta; cosa c’era di tipico; quali monumenti, mercati, culti, usi. Si passa così da Roma (descritta in modo vivido, con una ricostruzione da kolossal) a Ostia, da Efeso a Colonia, da Timgad (in Algeria) a Palmira. Il libro costruisce così una geografia emozionale dell’Impero, che risveglia nel lettore la voglia di viaggiare, non solo nel tempo, ma anche nello spazio.
Lo stile è accessibile, coinvolgente, ma anche sorprendentemente raffinato nella scelta delle metafore e nella composizione del ritmo. Ogni capitolo è costruito con cura, come una puntata di un documentario televisivo: apertura coinvolgente, immersione narrativa, sviluppo descrittivo, chiusura suggestiva.
Il registro è divulgativo, ma mai banale. Lo scrittore padroneggia il lessico tecnico dell’archeologia e della storia, ma lo traduce sempre in termini comprensibili. Spesso si rivolge direttamente al lettore, con uno stile colloquiale e complice: “Immagina di trovarti…”, “Facciamo un salto nel tempo…”.
Una delle cifre stilistiche più evidenti è l’uso del dettaglio sensoriale. Non si limita a dire che una strada era affollata: ne descrive l’odore di sudore, il rumore dei sandali, il grido dei venditori. Quando parla di cibo, ne evoca i sapori; quando descrive una casa, ci fa vedere le pareti affrescate, sentire il fresco del triclinium. Ma forse l’elemento più peculiare è il rispetto per i lettori: non li tratta mai da ignoranti, ma da curiosi; non semplifica in modo paternalistico, ma accompagna con entusiasmo e chiarezza. E soprattutto trasmette una passione sincera per il mondo antico, che diventa contagiosa. Chi lo legge non solo conosce meglio Roma, ma conosce meglio anche se stesso. Perché, come Angela stesso suggerisce, la storia non è solo quello che è accaduto. È quello che ci rende ciò che siamo.
Il libro in una citazione
«Quella moneta è stata maneggiata da decine di persone e le loro storie si sono come cristallizzate in lei, trasformandola in una piccola scialuppa del tempo…»
3 luglio 2025
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