Dopo quarant’anni di sfiancante pendolarismo sui mezzi più svariati tra Danimarca, Svezia e Italia, lo scrittore svedese ha trasformato l’ordinario della sua routine in materia degna di un romanzo con interessanti spunti di riflessione sulla nostra esistenza in movimento
di Eva Garavaglia

Filosofia minima del pendolare
Autore: Björn Larsson
Editore: Iperborea
Traduttore: Andrea Berardini
Anno edizione: 2025
Genere: Moderna e contemporanea
Pagine: 224
Consigliato a chi è un pendolare incallito ed è in cerca di spunti per sorridere e apprezzare l’esperienza, talvolta frustrante, del pendolarismo.
Un romanzo tra parentesi quello di Björn Larsson, in quanto racconta di una parte di vita che, a detta dell’autore, mai era stata considerata come oggetto principale di un testo letterario. L’immagine dei puntini tra parentesi è ricorrente in Filosofia minima del pendolare, come se il tempo trascorso sui mezzi di trasporto non avesse veramente valore. Eppure, se calcolato, molti di noi passano moltissimo tempo sui trasporti pubblici e lo scrittore svedese in quarant’anni ne ha trascorso tantissimo, prima tra Svezia e Danimarca e poi tra Svezia e Milano.
Treni, traghetti, aliscafi, autobus e aerei osservati nella loro evoluzione nel corso degli anni, nelle differenze tra uno Stato e l’altro e, soprattutto, nella “fauna” che li popola. Larsson infatti predilige la figura del “testimone”, un osservatore che coglie le sfumature della vita quotidiana, anche attraverso il dialogo con altri viaggiatori. Sotto la lente di ingrandimento del testimone tutti pendolari sembrano strani con le loro ossessioni, le scelte irrazionali e i frammenti di conversazione captati al di fuori del contesto.
Nella disamina dei pendolari non mancano citazioni di altri autori – principalmente Henry Martinson, ma anche George Orwell, Samuel Beckett, Simone De Beauvoir e Albert Camus – che Larsson utilizza per approfondire le sue riflessioni sul viaggio e sulla condizione umana. Questo conferisce al romanzo una dimensione filosofica e letteraria, invitando il lettore a interrogarsi sul proprio rapporto con il movimento.
Tra le riflessioni spiccano non solo quelle sul tempo, sull’evoluzione del linguaggio e sul capitalismo, ma anche quelle sull’attualità come quelle sui rifugiati, sulla povertà, sulla guerra in Ucraina e nella striscia di Gaza e sulla pandemia, che ha inciso fortemente su un’anima nomade e con gli affetti sparsi per il mondo come la sua.
Filosofia minima del pendolare non è tuttavia un romanzo che idealizza il pendolarismo. Larsson non manca di raccontare i fastidi provocati dalla gente che parla a voce alta, magari al telefono, raccontando aspetti privati della propria vita e non dimentica gli imprevisti che talvolta capitano, come l’eruzione di un vulcano islandese che ha bloccato la circolazione aerea, o la volta in cui è stato fermo per ore con la temperatura sotto zero perché il treno che aveva preso non poteva proseguire il tragitto.
In diverse opere lo scrittore svedese ha esplorato il tema del viaggio e quello della libertà a esso collegato. In questo caso ha deciso di descrivere uno spostamento che forse non si può davvero catalogare come viaggio, ma che è comunque espressione di libertà, almeno per lui, che la vita da pendolare se l’è scelta.
Particolarmente rilevante è il tema dell’identità e dell’appartenenza: un pendolare incallito come Larsson non ha un posto che può definire davvero “casa” o un Paese che può definire “patria” e questo per alcuni pendolari può rappresentare un problema insormontabile al punto tale di convincerli a ritirarsi a una vita sedentaria nello Stato in cui sono nati.
In ogni caso, il maggior insegnamento che si può trarre dal romanzo riguarda l’accettazione del tempo e la capacità di riconoscere il valore dei momenti sospesi tra una stazione e l’altra.
La scelta di presentare la storia come una riflessione personale e universale sul pendolarismo, quasi un unicum nella letteratura, permette di spaziare tra più toni. Larsson si affida sì a un tono più esistenziale e filosofico, a tratti malinconico, ma anche a una grande ironia e leggerezza, con la consapevolezza che nessun pendolare, nemmeno lui, è immune dai “vizi del mestiere”.
In conclusione, Filosofia minima del pendolare è un’opera che trasforma l’ordinario della routine in materia degna di un romanzo, offrendo uno spunto di riflessione interessante sulla nostra esistenza in movimento.
Il libro in una citazione
«Quello di cui il pendolare ha bisogno, per preservare la sua pace interiore, è una specie di stato d’allerta mentale, perché il viaggio può sempre riservare sorprese, e alcune anche sgradevoli. Come la vita.»
23 maggio 2025
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