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Libri per chi ama davvero leggere

Giallo milanese, storia di chi lotta per l’amore e la giustizia sociale

Nell’esordio del monzese Matteo Sommaruga le vicende personali di un ex ragazzo borghese s’intrecciano agli avvenimenti degli anni Settanta per dar vita a una trama coinvolgente

di Enzo Palladini

⭐⭐⭐⭐

Classificazione: 3.5 su 5.

Giallo milanese. Sul finire della guerra fredda
Autore: Matteo Sommaruga
Editore: Gruppo Albatros Il Filo
Anno edizione: 2024
Genere: Moderna e contemporanea
Pagine: 182

Consigliato a chi vuole rivivere con leggerezza le tensioni geopolitiche di fine anni Settanta.

Se ti interessa, leggi anche 
Maledetti ’70 di Nicola Ventura e David Barra. Gog 2018. Si parla di lotta politica, di conflitti di classe, ma anche di simpatici mattacchioni che hanno popolato quello strano decennio.
La notte della Repubblica di Sergio Zavoli. Mondadori 2017. Il reportage di un grande giornalista sugli anni di piombo con le testimonianze dei protagonisti.

Vittorio Santambrogio è un ragazzo (sarebbe meglio definirlo un ex ragazzo) cresciuto a Milano in una famiglia benestante, praticamente borghese. Il suo spirito di ribellione lo porta a seguire la corrente delle lotte di classe, così presenti nel tessuto sociale italiano tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta. Ci sono tensioni in giro per il mondo, con la contrapposizione tra il blocco della Nato e quello del Patto di Varsavia. Ci sono tensioni in Italia e in particolare a Milano, dove periodicamente vanno in scena scontri tra la gioventù di destra e quella di sinistra, con conseguenze anche mortali. Vittorio sta dalla parte di Potere operaio, scelta che in famiglia viene accettata, sia pure a denti stretti.

Fino a qui nulla di strano, ma come spesso accade, Vittorio si mette nei guai. Non si tratta di una rissa o di un pestaggio. Si complica la vita per amore. Durante una gita a Trieste, mentre “perlustra” i boschi intorno alla città per andare a vedere i luoghi della Resistenza e delle lotte partigiane, s’imbatte in una creatura che si chiama Valeryia, bionda e bellissima. È riuscita a scappare miracolosamente dalla Cecoslovacchia e ha varcato chissà come il confine italiano. Vittorio se ne innamora perdutamente, esprimendo addirittura il desiderio di sposarla al più presto. Ma Valeryia è in pericolo. La cercano con decisione gli agenti segreti del suo Paese, che hanno l’ordine di riportarla a casa, come deve avvenire per tutti i rifugiati politici o presunti tali. Così Vittorio invita la ragazza di andare a nascondersi in Liguria, presso la villa di una zia ad Arenzano.

Sono giorni d’angoscia, quelli seguenti. Vittorio perde il contatto con Valeryia (siamo un periodo nel quale già il telefono fisso è quasi un lusso), si dispera e inizia a chiedere aiuto ai suoi due compagni di lotta politica, Pinin e Sandokan. Poi vorrebbe rivolgersi alla famiglia, ma non ne ha il coraggio. È allora la famiglia a intervenire prima di essere chiamata in causa. In particolare, due cugini. Il più anziano si chiama Bruno, è un reduce della Seconda guerra mondiale, tramviere in pensione. È vedovo e vive con la figlia Nicoletta, che lo aiuta in tutto. Il più giovane si chiama Ernesto, è sposato con Teresa e ha un figlio piccolo, Marcello, che è la voce narrante di tutta la vicenda. Ernesto ha frequenti contatti lavorativi con i Paesi dell’Est e sarà proprio il suo intervento, invocato da Bruno più che da Vittorio, a dare una svolta alla storia.

Matteo Sommaruga, nato a Monza, classe 1978, è un ingegnere informatico che vive a Zurigo. Giallo milanese è il suo primo romanzo, scritto durante il Covid a Francoforte nel 2020 e pubblicato nel 2024. Il suo stile di scrittura è molto colloquiale e ampiamente fruibile, ricco di dialoghi che sembrano tratti dalla vita di tutti i giorni. Interessante l’uso del dialetto milanese e di quello ligure, ma in entrambi i casi senza esagerare nelle lunghezze e soprattutto con un’adeguata traduzione a piè pagina. Non è difficile immedesimarsi in Vittorio, in Bruno o in Ernesto, proprio perché vengono raccontati dal punto di vista di un bambino, che a distanza di tempo riesce a mettere perfettamente a fuoco gli eventi, riletti alla luce degli studi di storia contemporanea. All’interno delle case dei Santambrogio troviamo un po’ tutto: la vecchia sana saggezza popolare, la fascinazione per la lotta politica, ma anche i grandi nomi internazionali che hanno segnato la guerra fredda.

Nella sua nota biografica, Sommaruga esprime il desiderio (o sogno) di guadagnarsi da vivere grazie all’introito dei propri romanzi. Per il momento è un autore interessante, con tante idee da esprimere e con un suo modo di esporle. C’è da lavorare sui dettagli, ovviamente. All’interno del libro sono presenti alcuni refusi e alcune dimenticanze, qualche frase alla quale manca un predicato verbale o un complemento. Sono i rischi che corrono tutti gli scrittori alle loro prime opere senza un apparato editoriale possente alle spalle. Ma sono anche errori che si possono correggere facilmente, soprattutto quando – come nel caso di Matteo – si parte da una base culturale elevata e da un’innata capacità di raccontare storie.

Il libro in una citazione
«La rivoluzione è fallita, non è neppure iniziata. Abbiamo degli ideali, quelli rimarranno per sempre, ma ci stiamo liberando delle catene del credo borghese, per ammanettarci con quelle dei miti della rivoluzione.»

14 maggio 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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