Il memoir della newyorkese Leslie Jamison racconta di una donna che riesce a conciliare i diversi ruoli cui è chiamata e dà ai temi alienanti del postparto e del divorzio un’inedita tridimensionalità
di Elisa Vuaran

Parti femminili. Un memoir
Autrice: Leslie Jamison
Editore: NN
Traduttrice: Isabella Zani
Anno edizione: 2025
Anno prima edizione: 2024 (Usa)
Genere: Memoir
Pagine: 272
Consigliato a chi sente la necessità di ricucire parti di sé, di ritrovarsi nell’umanità.
Uscita in gioventù dall’alcolismo, dall’anoressia, e ora, a trentacinque anni compiuti e a poco più di un anno dal parto, anche dal matrimonio: Leslie Jamison, scrittrice e docente universitaria newyorkese si racconta senza risparmiarsi. Con una figlia ancora molto dipendente da lei si ritrova quasi all’improvviso a doversi misurare con la propria decisione di lasciare il marito: madre e figlia, da sole, fanno i conti con la vita passata, presente e futura spostandosi da un appartamento all’altro, tra appuntamenti con l’avvocata, lunghissime passeggiate nei corridoi di un museo, nuove esperienze con il dating e, due sere a settimana, l’incontro con l’ex marito e i ricordi che porta con sé.
Anche a chi non ha figli potrà essere capitato di sentire un genitore raccontare quanto sia difficile e ambiguo il rapporto con un neonato. Per una madre la creatura che ha portato dentro di sé per nove mesi diventa al tempo stesso adorabile e detestabile, fulcro di un amore totalizzante che tuttavia spinge al limite dell’esaurimento tra pianti, deprivazione di sonno e perdita del contatto con se stessi. Le nuove esigenze dei figli e il ribaltamento nella inedita, sconosciuta identità di madre può arrivare ad annullare quella sfaccettata della donna, spazzando via come in questo caso la vita di coppia e intaccando la carriera e gli interessi personali. La scrittrice statunitense racconta quindi in prima persona – e senza esentarsi dalle immagini più feroci – la doppiezza della genitorialità, arrivando a estenderla su più generazioni: nessuna lo è allo stesso modo, ma ogni madre è anche una figlia.
Eppure, Parti femminili fa ancora di più, dando ai temi alienanti del postparto e del divorzio una inedita tridimensionalità, accostando e sovrapponendo nella narrazione di una stessa vita anche tutto ciò che vi gravita attorno: la solidità e la delicatezza delle relazioni – d’amore, di amicizia, di parentela – le sfide poste dal lavoro e dall’ambizione, l’esperienza del fare arte e del fruirne, da soli e insieme agli altri; ma anche la rabbia, la violenza e le dipendenze, conciliando ognuno di questi aspetti nella dualità del prendersi cura – di se stessi e degli altri.
Arrivando fino alla straniante esperienza di vivere la pandemia da sars-cov2 chiusa in appartamento con una lattante, soffermandosi sui dettagli delle piccole cose quotidiane e su ricordi apparentemente insignificanti, ma con uno sguardo sempre rivolto all’interiorità, Jamison scrive in un modo tale da ricordare una lunga seduta psicanalitica (centrale anche la rielaborazione e la ricucitura del rapporto con il padre); trasudando solitudine e timore di non fare la cosa giusta, riuscendo al contempo a far sentire profondamente compreso il lettore, scavando nelle paure universali e dimostrando che in realtà non siamo così soli.
Questo memoir rappresenta un tentativo ben riuscito di conciliare la coesistenza di molte parti e di dare loro il giusto spazio sulla linea temporale per riuscire a farsi carico del fardello della vita e ad andare avanti: anche gli anni più difficili non sono anni sprecati, e non sono una vita intera – sono solo anni.
Il libro in una citazione
«Ogni volta che googlavo la stringa neonato non dorme in culla vedevo solo i risultati violetti su cui avevo già cliccato. Una notte alle tre digitai culla da mille dollari che fa tutto quello che fa una mamma, e mi chiesi in che percentuale se ne vendessero tra la mezzanotte e le cinque del mattino.»
7 aprile 2025
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