Nell’ultimo romanzo della norvegese Vigdis Hjorth la rielaborazione sulla pagina scritta diventa salvifico strumento di autoanalisi e liberazione dai tormenti di un oscuro segreto sepolto nell’infanzia
di Sabrina Colombo

Ripetizione
Autrice: Vigdis Hjorth
Traduttrice: Margherita Podestà Heir
Editore: Fazi
Anno edizione: 2025
Anno prima edizione: 2023 (Norvegia)
Genere: Moderna e contemporanea
Pagine: 144
Consigliato a chi ama le ambientazioni nordiche, l’approfondimento psicologico, i romanzi che raccontano famiglie disfunzionali, la cosiddetta “letteratura della realtà”.
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Eredità di Vigdis Hjorth. Traduzione di Margherita Podestà Heir. Fazi 2020
Una scrittrice sessantenne assiste a un concerto presso l’Università di Oslo. Accanto a lei si siede una ragazza poco più che adolescente, insieme al padre e alla madre: la tristezza nei suoi occhi, i gesti stanchi e la postura della giovane – che esprime rassegnazione, disincanto e sottomissione – risvegliano nella scrittrice alcuni ricordi di vita famigliare.
In particolare, la donna torna al novembre 1975 e alla sua prima relazione sentimentale con un coetaneo, consumatasi in poche settimane. Anni difficili per una ragazza cresciuta in una famiglia della media borghesia, dominata da una madre in perenne crisi di nervi e in conflitto con lei – la figlia maggiore, considerata troppo disinibita e ribelle. È un attimo tuffarsi nel passato, rivivere quei litigi sfibranti, il controllo maniacale di ogni movimento, la reazione incontrollata ai tentativi di emancipazione personale, il disinteresse del padre per le scenate melodrammatiche della propria moglie. Tutto ruota attorno alla figura materna, ossessionata dalla primogenita al punto di trascurare gli altri figli.
Quando – in quel lontano novembre del 1975 – la coppia trova il diario della ragazzina, in cui racconta apertamente le proprie acerbe esperienze sessuali, il fragile equilibrio fatto di reticenza si spezza: un macigno di equivoci e verità inespresse impedirà il normale evolversi dei legami famigliari, anche quando in età adulta la protagonista – divenuta un’autrice di fama – avrà da tempo lasciato l’alveo degli affetti più stretti.
Di cosa ha paura sua madre? Perché accoglie con circospezione e una blanda freddezza ogni romanzo della figlia: cosa teme di leggere fra le righe? Un’accusa, e a chi?
Ripetizione è il racconto dell’emersione di un oscuro segreto sepolto nell’infanzia della protagonista e del ruolo salvifico della scrittura come strumento di autoanalisi, alla ricerca della via per far emergere traumi talmente devastanti da deviare il corso dell’esistenza di chi li ha subiti.
Nel gesto del “ripetere”, cioè nella rielaborazione di un evento sulla pagina scritta, la protagonista senza nome individua la chiave di volta per affrancarsi dall’orrore; attraverso i suoi romanzi è in grado di “elaborare, capire”, lasciare alle spalle l’amarezza, avvicinarsi “inesorabilmente allo scottante indicibile”, prendere per mano l’adolescente che tanto tempo prima ha subito violenza e accogliere la sua richiesta di aiuto: “Non l’ho sentito fino a questo momento, quarantotto anni dopo, con quarantotto anni di ritardo, il grido di colei che ero, rivolto a me, il grido rivolto alla sua incarnazione, un grido che attraversava decenni: Parlami! Confortami! Tendimi una mano salvifica, gettami una corda, tirami su!”.
La prosa è poetica, avvolgente, a tratti furiosa e disperata, caratterizzata da riproposizioni di parole o segmenti discorsivi all’interno del flusso di scrittura, come ad amplificare il senso di angoscia, sospensione e frustrazione dell’io narrante. La scelta della prima persona singolare concorre a drammatizzare la vicenda, in cui si possono intravedere analogie con il vissuto di Vigdis Hjorth, che già in Eredità (2016) aveva inserito numerosi spunti personali.
Si può dire che Ripetizione nasca proprio dallo sviluppo di un singolo episodio – catartico e significativo – raccontato in Eredità. Per tale ragione, pur essendo due opere autonome, la lettura dell’una (anche non necessariamente nell’ordine cronologico di pubblicazione) aiuta molto a inquadrare le riflessioni dal taglio psicoanalitico contenute nell’altra: vita e letteratura anche in Ripetizione si amalgamano, dando forma a un ibrido malinconico e suggestivo, una tragedia borghese in cui non ci sono vincitori né vinti.
Da ultimo, l’ambientazione invernale – fatta di albe livide e di tramonti precoci che calano sulla città, di periferie vuote o di sentieri di montagna avvolti da luci spettrali – è lo scenario più appropriato per il racconto dei torbidi segreti nascosti dietro a ipocrite apparenze di felicità domestica.
Vigdis Hjorth (Oslo, 1959) è una scrittrice norvegese pluripremiata, autrice di diversi romanzi fra cui Lontananza (Fazi, 2021) e il già citato Eredità (Fazi, 2020). Per i fatti narrati in Eredità – collocabili sul sottile crinale che divide la verità storica dalla finzione letteraria – è stata coinvolta in una causa legale intentata dai propri parenti ed è stata altresì al centro di un vasto dibattito sulla questione dei limiti etici della cosiddetta “letteratura della realtà”, che attinge dalla vita vissuta di chi scrive. È tradotta in oltre ventisette Paesi.
Il libro in una citazione
«Non è facile essere umani.»
14 marzo 2025
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