Il giornalista francese Etienne De Montety s’ispira al martirio di padre Jacques Hamel per scrivere un romanzo polifonico sul percorso di radicalizzazione compiuto dai suoi assassini
di Sabrina Colombo

Autore: Etienne De Montety
Traduttore: Alberto Bracci Testasecca
Editore: e/o
Anno edizione: 2025
Anno prima edizione: 2020 (Francia)
Genere: Moderna e contemporanea
Pagine: 215
Consigliato a chi vuole leggere un romanzo molto attuale, ispirato a un fatto di cronaca, che si focalizza sullo scontro sociale e culturale in atto in Francia.
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Sottomissione di Michel Houellebecq. Traduzione di Vincenzo Vega. Bompiani 2020. Rielaborazione in chiave distopica di alcuni temi trattati in questo romanzo.
È una mattina d’estate, fiacca e assolata a Brandes (Francia), una cittadina situata nel dipartimento di Isère. Nella chiesa di Saint-Michel ci sono pochi fedeli, sono giorni di vacanza in cui le strade si vuotano, si pensa alla villeggiatura. Padre Georges Tellier sta celebrando la messa, alla presenza di pochissime persone, tra cui una suora, sorella Agnès. Due giovani di fede musulmana irrompono sull’altare, frantumano gli arredi sacri, iniziano a parlamentare con il sacerdote e con la religiosa: filmano il raid punitivo e lo postano sui canali social. Si mette in moto la macchina dei soccorsi, le forze di polizia vengono prontamente schierate. La tragedia è dietro l’angolo.
La grande tribolazione prende spunto dall’aggressione all’ottantacinquenne padre Jacques Hamel, avvenuta a Saint-Etienne-du-Rouvray (Rouen) il 26 luglio 2016, l’autore affronta il tema della radicalizzazione. La fine è nota, basta leggere la quarta di copertina.
Etienne De Montety, in poco più di duecento pagine, rielabora il cruento episodio di cronaca: dalla sua penna nasce una folta schiera di personaggi che vogliono rappresentare tanti modi di essere francesi nella società contemporanea, votata al multiculturalismo, ma non priva di zone d’ombra e situazioni di criticità che chiedono risposta.
Padre Tellier, reduce della guerra d’Algeria, poi maestro e infine prete di provincia, vede la fede dei suoi parrocchiani affievolirsi, farsi stereotipata e superficiale, lontana dagli slanci dei primi cristiani.
Proprio da quel contesto parrocchiale – tiepido e borghese – si allontana David, bimbo maghrebino adottato da una famiglia benestante di Brandes: quando l’adolescenza irrompe, è un attimo accostarsi alla comunità musulmana alla ricerca delle proprie radici, per poi prendere contatto con frange più radicali dell’islam. Lo stesso percorso è intrapreso da Hisham, un’infanzia trascorsa nei quartieri abitati solo da immigrati, poveri e marginalizzati. Hisham intende raggiungere i combattenti dell’Isis all’insaputa dei genitori e delle sorelle, da lui accusati di essersi assuefatti ai diktat occidentali.
Due giovani per molti aspetti agli antipodi tra loro, David e Hisham – uno ricco e istruito, l’altro poco scolarizzato e già provato dalla durezza della detenzione carceraria – che tramite il deep web si incontrano e incrociano i destini progettando un gesto dimostrativo, eclatante e disumano.
In questo intreccio di esistenze l’autore inserisce un’ulteriore figura, Frédéric Nguyen, vietnamita e francese di seconda generazione, capitano di polizia, che rappresenta l’altra faccia dell’integrazione culturale, quella riuscita: Frédéric cresce assorbendo lo stile di vita del Paese che lo ha accolto, studia, riesce a farsi ammettere alla scuola per ufficiali e diventa tutore della legge stimato per capacità, compostezza e spirito di abnegazione.
Il racconto è polifonico: si alternano il presente e il passato in un climax che conduce al dramma finale. La “grande tribolazione” di cui al titolo – citata anche in esergo – richiama gli scritti dell’Apocalisse di San Giovanni, quel periodo segnato dalla violenza e dalla distruzione che nell’escatologia cristiana precede la fine dei tempi.
L’approfondimento sociologico e il richiamo a fatti di scottante attualità sono elementi caratterizzanti e motivo principale per leggere il romanzo, che si presta particolarmente al dibattito all’interno di un gruppo di lettura. Numerosi sono i riferimenti a episodi assurti agli onori delle cronache internazionali, dall’eccidio del Bataclan al raid presso la redazione di Charlie Hebdo alla polemica sull’uso del burkini. I personaggi sono realistici.
Il narratore si fa portatore di una preoccupazione profonda e generalizzata, che travalica i confini francesi: dalla sua prospettiva di uomo formatosi nell’alveo della cultura occidentale, De Montety mette a disposizione del lettore un canovaccio da cui partire per riflettere su grandi questioni, cui la letteratura non può offrire soluzioni ma alla disamina delle quali può certamente dare un contributo, aprendo la strada al confronto.
Etienne De Montety (Parigi, 1965) è direttore del Figaro littéraire e autore di diversi romanzi che hanno ottenuto riconoscimenti in Francia. Con La grande tribolazione ha vinto il Grand prix du roman de l’Académie française nel 2020.
Il libro in una citazione
«L’islam ha scosso una società a cui a poco a poco il cristianesimo ha smesso di dettare legge sui comportamenti e sulle coscienze. È arrivato il suo momento?»
24 febbraio 2025
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