Il romanzo dell’albanese Elvira Dones esplora il tema dell’identità e della condizione femminile nel suo Paese, raccontando di una donna che percorre inusualmente la strada della consuetudine per ribellarsi al patriarcato
di Chiara Boccardo

Vergine giurata
Autrice: Elvira Dones
Editore: Feltrinelli
Anno prima edizione: 2007 (Albania)
Anno edizione: 2009
Genere: Moderna e contemporanea
Pagine: 204
Consigliato a chi è interessato a storie di emancipazione, identità e lotta contro le convenzioni sociali, a chi ama esplorare culture e contesti poco conosciuti come quello delle tradizioni patriarcali albanesi.
Se ti interessa, leggi anche
La valle delle donne lupo di Laura Pariani. Einaudi 2011
… per chi ama storie di resilienza femminile, ambientazioni rurali evocative che esplorano il rapporto fra tradizioni, natura e libertà.
Rosso come una sposa di Anilda Brahimi. Einaudi 2008
… per chi vuole esplorare le tradizioni patriarcali albanesi, intrecciando la storia di una famiglia a quella di un intero popolo.
Se ti interessa, guarda anche
Vergine giurata di Laura Bispuri (film drammatico, Italia/Albania 2015)
… tratto dal libro di Elvira Dones
La Faida di Joshua Marston (film drammatico, Usa 2011)
… un dramma intenso, ambientato nelle remote montagne dell’Albania, dove un giovane deve affrontare le conseguenze di una faida di sangue che intrappola la sua famiglia in una rigida tradizione di vendetta.
Vergine giurata racconta il viaggio esistenziale di Hana Doda, una giovane donna albanese che cresce in un villaggio isolato, dominato dalle regole del Kanun, un antico codice di leggi consuetudinarie che governa la vita delle comunità montane. In questa società patriarcale, i ruoli di genere sono rigidamente definiti e le donne sono sottomesse alle decisioni degli uomini.
Orfana, Hana vive con gli zii, che le impongono un futuro già scritto: un matrimonio combinato e una vita di obbedienza. Tuttavia, per sfuggire a questa prospettiva, Hana decide di diventare una “vergine giurata” (burrnesha), una figura prevista dal Kanun, che consente alle donne di acquisire diritti maschili – come comandare, portare armi, lavorare in ruoli riservati agli uomini – a patto di fare voto di castità per tutta la vita.
Hana diventa così Mark, vivendo per anni come un uomo e rinunciando non solo alla sua femminilità ma anche alla possibilità di amare e di costruire una vita propria. Tuttavia, con il tempo questa scelta si rivela una prigione. Dopo anni d’isolamento e di vita dura sulle montagne, Hana/Mark decide di emigrare negli Stati Uniti per ritrovare se stessa e tentare una riconciliazione con la propria identità. Il viaggio verso l’America diventa un viaggio interiore, un percorso doloroso e complesso alla ricerca di un equilibrio tra passato e futuro, tra il peso delle usanze e il desiderio di libertà.
In Vergine giurata, Elvira Dones affronta una molteplicità di temi intrecciati in un racconto che unisce il personale e l’universale, esplorando i limiti imposti dalla società e il desiderio di autodeterminazione. Al centro della narrazione c’è il peso delle tradizioni, rappresentato dal Kanun, un codice antico che regola ogni aspetto della vita comunitaria nelle montagne albanesi. Questo sistema patriarcale, che assegna agli uomini il potere e alle donne il dovere di obbedire, si presenta come una prigione invisibile ma soffocante. La figura della burrnesha, sembra offrire un’illusione di libertà: una donna può assumere i privilegi maschili, ma solo al costo della rinuncia alla propria femminilità e alla possibilità di vivere appieno la propria identità.
La storia di Hana diventa così una riflessione sull’identità di genere, non intesa come un semplice passaggio da donna a uomo, ma come una costruzione sociale che limita gli individui. La scelta della protagonista di diventare Mark non nasce da un desiderio di essere uomo, ma dalla necessità di sfuggire a un destino imposto. Questo rende il suo viaggio non solo fisico, ma anche psicologico ed emotivo, un’esplorazione di cosa significhi vivere in un corpo e in un ruolo che non si sente davvero proprio. La narrazione solleva interrogativi profondi sulla libertà personale, sul confine tra adattamento e ribellione, e su quanto il genere sia plasmato più dalle aspettative sociali che dalla biologia.
La ricerca della libertà è il motore della storia, ma la libertà stessa si rivela un concetto sfuggente. La trasformazione di Hana in Mark, che inizialmente appare come un atto di ribellione, si rivela un ulteriore vincolo. L’unica via d’uscita sembra essere l’abbandono del proprio passato, ma anche questo comporta un prezzo: la migrazione negli Stati Uniti, pur offrendo nuove opportunità, costringe Hana a confrontarsi con la perdita delle proprie radici e con il senso di estraneità in un mondo che non conosce le regole del Kanun. In questo, il romanzo tocca anche il tema della migrazione e del conflitto tra identità culturale e libertà individuale, mostrando come il viaggio verso una nuova vita sia sempre accompagnato dal peso del passato.
Attraverso questi temi, Vergine giurata diventa una potente metafora della condizione umana: un continuo tentativo di trovare un equilibrio tra il bisogno di appartenenza e il desiderio di essere se stessi. Il racconto di Hana è allo stesso tempo profondamente radicato nella cultura albanese e universale, una storia che parla a chiunque abbia sperimentato il conflitto tra le aspettative della società e la propria autenticità.
Questa capacità di unire l’intimo e il collettivo è una caratteristica distintiva di Dones, una delle voci più significative della letteratura albanese contemporanea. La sua esperienza personale di migrante, prima in Svizzera e poi negli Usa, ha profondamente influenzato la sua scrittura, che affronta con sensibilità i temi sull’identità di genere e alla tensione fra tradizione e modernità.
L’autrice adotta uno stile asciutto, diretto, privo di retorica, che amplifica la durezza della storia narrata. Le descrizioni della vita nelle montagne albanesi sono potenti e immersive, creando un forte senso del luogo che contribuisce a trasmettere il peso del Kanun e della società tradizionale.
La narrazione alterna passato e presente, utilizzando flashback per approfondire la psicologia di Hana e per mostrare l’impatto delle sue scelte sul lungo periodo. Questa struttura, unita a un linguaggio semplice ma evocativo, rende il romanzo intenso e coinvolgente, offrendo una riflessione sfaccettata sui temi trattati.
Un elemento distintivo è l’empatia con cui l’autrice descrive i suoi personaggi. Non c’è giudizio, ma un rispetto profondo per la complessità delle loro scelte, che emerge anche nelle descrizioni dei comprimari e delle dinamiche sociali.
Vergine giurata è un romanzo intenso e toccante, che affronta temi universali attraverso la lente di una storia profondamente radicata in una cultura specifica. Questo romanzo non è solo un esempio di grande letteratura, ma anche un importante contributo al dibattito su temi di rilevanza sociale e umana.
Il libro in una citazione
«La libertà, pensava Hana, non è mai davvero piena. Ti illude di essere tua, ma porta sempre le catene invisibili dal luogo da cui provieni, del corpo che abiti, della vita che hai lasciato indietro.»
28 gennaio 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA