Con il piccolo Gigio, che nel 1972 attraversa un periodo di svolta per la sua vita, la sua famiglia e il mondo intero, Sandro Veronesi ci ricorda quanto sia importante bandire l’odio e riaffermare il primato del perdono
di Sabrina Colombo
Settembre nero
Autore: Sandro Veronesi
Editore: La nave di Teseo
Anno edizione: 2024
Genere: Moderna e contemporanea
Pagine: 297
Consigliato a chi ama i romanzi di formazione che intrecciano storia collettiva e vicende private.
Ascolta Settembre nero tra parole e musica, la playlist tratta dal libro
a cura di Stefano Palladini
Agli esordi dell’estate del 1972 Gigio Bellandi, dodici anni appena compiuti, si sposta con la famiglia da Vinci – il paese in cui vive – alla volta della Versilia, dove il padre – avvocato penalista di media fama, con simpatie socialiste e la passione per la vela – è solito affittare una casetta. Gigio è bilingue, sua madre è irlandese.
Sono anni moderatamente sereni per l’Italia, l’onda lunga del boom economico lambisce la società garantendo il benessere, l’eversione armata si sta organizzando al riparo delle prime rivendicazioni sindacali, ma non ha ancora allungato la sua ombra mortifera sulla Penisola. Gigio con la sorellina Gilda cresce in un’isola felice, avvertendo solo i primi aneliti di libertà che si accompagnano al passaggio dall’infanzia all’adolescenza.
L’incontro al mare con la bella Astel Raimondi, tredici anni, padre industriale del marmo e madre etiope, è un cataclisma: nei pochi mesi trascorsi da quando si sono salutati, Astel si è trasformata fisicamente, è spigliata, assertiva, ha passato un periodo a Londra e lì sogna di tornare. Con il pretesto di fare pratica di inglese – per Gigio la lingua della tenerezza, quella con cui conversa con sua madre – i due ragazzi si avvicinano: tra la traduzione del testo di una canzone e la lettura di un romanzo, è inevitabile che divampi il sentimento. Gigio scopre la sua naturale inclinazione per la traduzione e l’insegnamento: la parola è lo strumento magico che dà forma e sostanza alla complessità delle passioni umane.
Ma il mondo esterno cospira contro i due ragazzi, nuvole di burrasca preannunciano una rivoluzione epocale. Durante quella lunga estate si consumano diversi eventi tragici – alcuni personali, altri con risonanza locale, altri ancora di caratura internazionale – che travolgeranno i Bellandi e i Raimondi, e non solo.
La Versilia va in prima pagina per il protrarsi delle complesse indagini sulla morte del piccolo Ermanno Lavorini, rapito nel 1969 e ritrovato sepolto nella pineta di Marina di Vecchiano. Viareggio diventa il crocevia di pettegolezzi giornalistici legati a possibili giri di prostituzione maschile: molti degli indagati finiscono nel tritacarne mediatico e alcuni addirittura si vedono stroncare carriera e vita privata.
A Reykjavík lo scacchista statunitense Bobby Fischer si laurea campione del mondo sbaragliando le ultime difese del sovietico Boris Spasskij, che dopo avere tentato in tutti i modi di rimontare, abbandona la partita decisiva.
Frattanto a Gap, in Francia, Marino Basso vince il Mondiale di ciclismo su strada strappando al fotofinish il gradino del podio più alto a Eddy Merckx e al toscano Franco Bitossi, idolo di Gigio, e a Monaco di Baviera – durante i Giochi della XX Olimpiade moderna – l’Italia dà ottima prova di sé e conquista diciotto medaglie.
Tutto passerà in secondo piano dopo la notizia – diffusa dai media – dell’irruzione nel villaggio olimpico di una cellula di fedayn palestinesi – denominata “Settembre nero” – che sequestra il team israeliano e ne fa merce di scambio per la liberazione di altri terroristi. L’esito sanguinoso – la morte di attentatori, atleti e persino di un componente delle forze dell’ordine impegnate nel blitz – è già storia.
Il mondo esterno scivola in secondo piano quando, a un passo dal rientro a Vinci, un episodio tragico scoperchia segreti inconfessabili maturati nel silenzio della bigotta provincia toscana, toccando direttamente il protagonista: la vita non sarà più la stessa.
Cinquant’anni dopo Gigio, divenuto padre, insegnante e traduttore, ripercorre in prima persona i fatti, li analizza e ricostruisce il difficile percorso intrapreso per superare i sensi di colpa provati in quei giorni chiave, e negli anni a seguire, quando solo lo spirito di conservazione gli ha impedito di implodere. Anni difficili, nel corso dei quali i suoi genitori hanno inaspettatamente abdicato al proprio ruolo di numi tutelari dell’infanzia dei figli.
Settembre nero – in un climax crescente che trascina il lettore fino all’ultima riga e fino all’“immagine grafica”, potente e metaforica, che chiude il romanzo – racconta il passaggio doloroso alla vita adulta, la perdita delle illusioni e la scoperta del talento per la traduzione.
Sandro Veronesi rievoca l’adolescenza di Gigio attraverso la descrizione realistica delle percezioni olfattive (l’odore del sole, quello della plastica, la fragranza della pelle), uditive (la musica suonata dal mangiadischi, lo sciabordio delle onde infrante sulla chiglia della barca in movimento, la radiocronaca dell’assalto al villaggio olimpico), tattili (il contatto fra i corpi, la morbidezza dei nastri legati alle treccine afro di Astel) e visive (il bianco abbagliante delle Alpi Apuane, il profilo stagliato all’orizzonte di alcune isole che appaiono in una giornata di cielo nitido).
Settembre nero è un romanzo ricco di suggestioni, meno doloroso nei contenuti rispetto al Colibrì (La nave di Teso, 2019), giocato sul filo della nostalgia, in cui non si risparmiano critiche al perbenismo di un’Italia visibilmente razzista e terribilmente ipocrita. È profondo e toccante: senza indulgere nell’amplificazione del dolore e grazie all’escamotage del resoconto postumo delle imprese sportive più importanti di quell’anno – filo conduttore e contrappunto alle vicissitudini di Gigio – Veronesi si conferma ancora una volta maestro nel descrivere l’eroismo quotidiano di chi, di fronte agli schiaffi del destino, bandisce l’odio e riafferma il primato del perdono.
Sandro Veronesi (Firenze, 1959) è laureato in architettura, vive a Roma e ha cinque figli. Ha scritto numerosi romanzi, tradotti all’estero, poesie e racconti. Ha ottenuto riconoscimenti anche internazionali; ha vinto il Premio Strega due volte con Caos Calmo (Bompiani) nel 2006 e Il colibrì nel 2020. Collabora con il Corriere della sera e dal 2020 è membro del Comitato per il diritto al soccorso, impegnato in un’opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul tema del salvataggio dei migranti in mare.
Il libro in una citazione
«… io, da anni, mi ero inventato un gioco con le parole che il tempo lo faceva letteralmente sparire: consisteva nello sceglierne alcune – per il loro suono, più che altro, dato che di molte ignoravo il significato -, scriverle su un quaderno e poi ripeterle a voce alta a oltranza, cambiando l’intonazione o anche mantenendola uguale. Quello che succedeva è che dopo un po’ quelle parole diventavano immagini, e io vedevo delle cose – insomma, mi pareva di vederle.»
7 novembre 2024
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