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Libri per chi ama davvero leggere

Bocca di strega, epopea di tombaroli dalle venature western

Anche nell’ultimo romanzo sui traffici del collezionismo nella Maremma degli anni Settanta, Sacha Naspini dà prova di grande inventiva e stile inconfondibile

di Sabrina Colombo

La copertina del libro "Bocca di strega" di Sacha Naspini (edizioni e/o)

⭐⭐⭐⭐⭐

Classificazione: 5 su 5.

Bocca di strega
Autore: Sacha Naspini
Editore: e/o
Anno edizione: 2024
Genere: Moderna e contemporanea
Pagine: 185

Consigliato a chi vuole conoscere il fenomeno del mercato illegale dell’arte, raccontato dal punto di vista di chi lo alimenta.

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Toscana, 1972. La Val di Cornia – inserita nella splendida cornice della Maremma – è un centro particolarmente attivo per il commercio illegale di reperti archeologici. Terra degli Etruschi, da secoli i contadini vi rinvengono oggetti artistici, monili, anfore, ciotole di raffinata bellezza, se non addirittura interi ambienti funerari dove sono conservati i resti degli antichi abitanti di Populonia e dintorni.

Guido Sacchetti – per tutti “il Bardo” – è il custode incontrastato di questi luoghi. Forte della sua esperienza che risale ai tempi della guerra, sa dove scavare e a chi vendere i preziosi manufatti presso il mercato nero.  È il tombarolo più famoso, temuto per il suo carattere scontroso, ma anche rispettato. La sua figura è ammantata di mistero. Durante gli anni della Resistenza si è rintanato nei boschi e nella necropoli, proseguendo con i suoi traffici. Insensibile a leggende e superstizioni, ha incrementato il mercimonio con la fine del conflitto, protetto dalla popolazione.

Molti devono a Bardo dei favori: li ha aiutati nel momento del bisogno, piazzando un pezzo con cui hanno sfamato la famiglia, avviato un’attività e in alcuni casi anche costruito una solidità economica.

Bardo vuole fare il salto di qualità: dopo avere realizzato un corridoio privilegiato di vendite sottobanco con la Capitale, decide di sbarazzarsi degli intermediari, gente della vicina Tuscia che “gira con il ferro in tasca” e che ha pochi scrupoli di coscienza.

La misteriosa morte della moglie di Bardo, Elisa, frettolosamente rubricata come suicidio, irrompe nella quotidianità dei tombaroli maremmani: Bardo non si riprende dal trauma e – dopo avere lasciato le redini al figlio Giovanni Sacchetti detto Veleno – scompare in mare al largo del Golfo di Baratti senza che le sue spoglie vengano ritrovate.

Si apre una fase nuova: il bandolo della matassa – o se vogliamo le leve del potere – passano a Veleno, che tuttavia manca del carisma paterno. Con il suo atteggiamento mellifluo e insicuro si attira la sfiducia dei membri della banda storica – integerrimi cittadini di giorno e frodatori notturni – così come dei “viterbesi”, che fino a quel momento hanno operato come piazzisti presso un anonimo collezionista romano.

L’obiettivo di Veleno è riuscire a sbarcare negli Stati Uniti, in California, dove finiscono i migliori tra i pezzi oggetto di ricettazione, e dove c’è la possibilità di fare veramente i soldi, grazie a un improbabile magnate del cinema con il pallino del collezionismo. Ma dietro al comportamento a volte inspiegabile e contraddittorio di Veleno sta una “bocca di strega”, una trappola – nel gergo locale – volta a smascherare chi è fedele alla famiglia Sacchetti, e non solo. La resa dei conti, che assume i contorni di una vera e propria “sfida all’ok Corral”, è inevitabile.

La prosa è curata, limpida, scorrevole e dotata di un notevole grado d’ironia. Lo stile è personale e riconoscibile e l’intreccio ha un taglio cinematografico. La scena del ritrovo di tutte le parti in gioco presso il ristorante La conchiglia, crocevia dei traffici illeciti della valle, è magistrale. Sembra uscita da un western di Sergio Leone, ma con in sottofondo i successi di Fred Bongusto suonati dal jukebox.

A Sacha Naspini non serve esagerare con il vernacolo per farci immergere nel gorgo degli eventi: non gli occorre abusare della lingua ibrida per “colorare” la trama di autenticità. A differenza delle Case del malcontento (2018), dove il ricorso alle venature dialettali è molto accentuato, funzionale al racconto di un luogo che sembra sospeso tra passato e futuro, qui il contesto spazio-temporale è ben definito. Siamo nella Maremma dei primi anni Settanta, ma gli eventi conducono i protagonisti anche in California, con le sue ville strabilianti e la sua promessa di vita dorata.

Naspini è dotato di notevole inventiva, è capace di spaziare dal romanzo storico al thriller psicologico, dal racconto del borgo avito a quello delle inquietudini dell’uomo moderno. Le sue storie sono interessanti, mai banali e possono attirare un pubblico eterogeneo. Non a caso è tradotto in oltre cinquanta Paesi.

Bocca di strega, in particolare, narra un episodio di fantasia che affonda le radici nel mondo parallelo e misconosciuto del collezionismo: un microcosmo occultato ai controlli delle autorità, fatto di loschi individui che depredano sistematicamente la Penisola di tanti capolavori dal valore inestimabile, a volte con la copertura di reti di connivenza insospettabili.

La caratterizzazione dei personaggi è notevole, nomi e soprannomi – elencati in apertura di romanzo – sembrano usciti dalle pagine della cronaca locale: uomini e donne hanno tutti in comune il fatto di camminare sullo stretto crinale che separa la tragedia dalla commedia, il fallimento dalla rivincita contro un destino cinico e baro.

Ogni capitolo, scritto in terza persona, si concentra su uno degli attori in scena o su un teatro dei fatti in cui si realizza una svolta decisiva della trama. La linea temporale cambia continuamente per tenere lo spettatore in costante stato di allerta rispetto a fatti misteriosi che troveranno una spiegazione completa solo con la lettura dell’ultima pagina.

Naspini (Grosseto, 1976) è autore di numerosi racconti e romanzi. Scrive per il cinema. Con Le case del malcontento (2018) – dal quale è in fase di sviluppo una serie televisiva – ha vinto il Premio Città di Lugnano, il Premio Città di Cave ed è stato finalista al Premio Città di Rieti. Con Ossigeno (2019) ha vinto il Premio Pinocchio Sherlock Città di Collodi. Villa del seminario (2023) è stato fra i titoli presentati al Premio Strega 2023.

Il libro in una citazione
«Nell’ambiente dei tombaroli di Maremma dire bocca di strega equivale a dire questo: una trappola. Il tranello escogitato da qualcuno per smascherare chi ha cercato di fare il furbo. O chi fa il doppio gioco.»

11 settembre 2024
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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