Il libro di Francesca Giannone, che nel 2023 si è aggiudicato il Premio Bancarella ed è stato il più letto dell’anno, continua a conquistare per la capacità di far riflettere su valori universali
di Raffaele Nuzzo
La portalettere
Autrice: Francesca Giannone
Editore: Nord
Anno edizione: 2023
Genere: Romanzo storico
Pagine: 416
Consigliato a chi è interessato a storie di persone realmente esistite, di successo e di self-made people, ambientate nel primo Novecento; a chi ama le storie d’amore impossibili; a chi desidera approfondire gli aspetti storico-geografici e linguistici di un determinato luogo (il Salento interno, in questo caso).
Dopo anni di lontananza, Carlo Greco torna al suo paese natio, un piccolo borgo del Salento, insieme ad Anna, la donna che ha conosciuto e sposato quando era a Pigna, in Liguria, a prestare servizio come finanziere. Mentre per Carlo, che attendeva con impazienza il ritorno nella sua terra, è un momento di grande gioia, per la moglie sarà complicato ambientarsi in una realtà così distante, non solo geograficamente, dalla sua. Ad aspettarli alla fermata della corriera nella piazza centrale di Lizzanello (Lecce), assolata e desolata in un mezzogiorno del giugno 1934, c’è Antonio, il fratello di Carlo, folgorato seduta stante dalla bellezza della cognata, che ha fattezze così diverse da quelle a cui è abituato.
Inizia così La portalettere, con la scena di due fratelli che si abbracciano dopo lunghi anni, passati lontano l’uno dall’altro, e un tenero scambio di sguardi tra cognati.
Carlo e Antonio sono benestanti perché hanno ereditato da uno zio senza prole e presto investiranno nella viticoltura e creeranno un vino che diverrà conosciuto anche all’estero. Ma anche Anna farà parlare di sé quando, nel 1935, deciderà di partecipare al concorso per un posto da portalettere in paese e riuscirà anche a vincerlo, attirando le attenzioni e la disapprovazione della comunità locale. Anna non digerirà la chiusura mentale della gente di Lizzanello e sarà sempre la “forestiera”, che mai ha voluto integrarsi, con a corredo tutti i cliché della “donna venuta dal Nord” libertina e anticonformista.
Benché la narrazione sia piuttosto articolata e intrecciata, il lettore non perderà per un attimo il filo degli eventi, anzi. Divorerà le oltre quattrocento pagine di questo romanzo famigliare che – poiché riporta vicende accadute tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta del secolo scorso – potremmo definire anche storico. Alla fine della lettura potrà reputarsi fortunato, proprio come al ritorno da un lungo viaggio di emozioni che l’autrice salentina Francesca Giannone ha saputo regalargli. Esattamente come l’ultimo giorno di vacanza, quando prima di salire sull’aereo, si ha ancora un’ora di tempo per godersi quei luoghi in cui ci si è crogiolati per un po’. E quando la lettura è davvero terminata, si percepisce uno strano senso di abbandono. Si vorrebbe continuare a viaggiare e invece si deve atterrare.
Sarà anche per questo che La portalettere ha riscosso e continua a riscuotere un successo strepitoso, ancor più ragguardevole se consideriamo che si tratta di un esordio. Pubblicato l’anno scorso dalla casa editrice Nord, ha venduto più di quattrocentomila copie, ha vinto il Premio Bancarella e al momento è in corso di traduzione in oltre trentacinque Paesi.
D’altra parte Giannone seduce con la sua scrittura chiara e limpida, il suo saper tessere ordinatamente la matassa degli avvenimenti, la cura maniacale nei ritratti dei personaggi.
Anna, nonostante sia trapiantata in un contesto socio-culturale maschilista e ostile al cambiamento e venga boicottata addirittura dalle stesse donne, trova comunque la forza di far attecchire i semi dell’emancipazione. Con coraggio riesce a sfondare il muro del timore di non essere accettata e, tremendamente controcorrente, esprime se stessa con l’ostinazione, forse, di far emulare la sua parabola di ribelle. Assume perciò la funzione di tutoraggio e supporto a 360 gradi per donne incastrate in matrimoni infelici o vittime di violenze, fino a realizzare l’ambizioso progetto di una struttura riservata esclusivamente a loro. La sua sarà una crociata volta a scardinare quell’ordine costituito, in cui era da sempre sottomessa la figura femminile. Ma combatterà anche i grandi mali che a quel tempo affliggevano quelle latitudini, come l’analfabetismo o l’omertà.
Antonio e Carlo saranno sempre affiatati, le loro famiglie vivranno quasi in simbiosi grazie a quell’indissolubile legame, quel cerchio tra consanguinei dal quale difficilmente si esce, presente specie nel Sud. Eppure Antonio non potrà mai essere totalmente sincero con suo fratello: non potrà mai raccontargli che quella donna venuta dal Nord lo ha stregato dal primo momento. E Anna, pur così determinata nelle sue lotte e rivoluzioni, così attenta a non farsi schiacciare da quel sistema che tanto odia, dovrà comunque capitolare di fronte alla prospettiva di stravolgere la sua famiglia, cosa che non farà neanche quando Carlo non ci sarà più. Nascondendo e disconoscendo i suoi sentimenti e recitando tutta una vita, insieme ad Antonio, il ruolo di “cognati”. Entrambi si costringeranno, pertanto, a indossare due paia di scarpe strette e a sopportare per sempre il fastidio.
Guardare un film o leggere La portalettere è esattamente la stessa cosa. Il romanzo “cammina” nella mente del lettore, resta “vivo” nella sua memoria grazie alla sapiente costruzione dei dialoghi e anche e soprattutto alla dose di valori che trasmette. L’amore, l’amicizia, la famiglia sono al centro di questo romanzo, insieme alla fede nel realizzare i propri sogni. Ma anche l’egoismo, la cattiveria, il tradimento. Piangerete di gioia e di tristezza, come solo davanti a un capolavoro si può fare.
Il libro in una citazione
«“Non stai facendo la sola cosa che dovresti fare”, disse Antonio guardando di nuovo al di là della finestra. “E sentiamo”, disse Carlo incrociando le braccia. “Cosa sarebbe?”. “Proteggerla”, rispose Antonio con un filo di voce.»
7 agosto 2024
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