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Libri per chi ama davvero leggere

Riduzione – La figlia inutile di Laura Forti

Le parole nei libri

La copertina del libro "La figlia inutile" di Laura Forti (Guanda)

RIDUZIONE
«Il 1936 segnò anche un altro momento decisivo, che forse può servire a comprendere ulteriormente l’adesione al partito e alla Milizia: l’italianizzazione del cognome in Dreneri, la cosiddetta riduzione, in seguito a una lettera da Roma firmata dal capo del governo in persona […]. Questo mi porta a pensare che la “fascistizzazione” improvvisa fosse un prezzo inevitabile da pagare, la richiesta di un gesto di fedeltà in cambio della tanto agognata appartenenza alla nazione.»
La figlia inutile di Laura Forti. Guanda, 2024. Pag. 162

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Le parole dette o scritte suscitano sempre reazioni in chi le ascolta o le legge. È probabile che la parola riduzione sia entrata nella quotidianità di molti di noi in diversi contesti d’uso, attraverso espressioni quali riduzione dell’organico, riduzione delle tasse, riduzione cinematografica, riduzione di aceto balsamico… E cosa può aver suscitato? Preoccupazione, sollievo, interesse, minore o maggiore gradevolezza al palato… Reazioni ben diverse da quelle che suscitava in epoca fascista, quando veniva usata per indicare uno dei provvedimenti con cui si italianizzavano i cognomi stranieri. A differenza della restituzione, atto d’ufficio imposto con cui, per l’appunto, si “restituivano” alla forma originaria cognomi stranieri di ceppo latino, la riduzione veniva applicata a cognomi di altro ceppo linguistico ed era ufficialmente facoltativa. Nella pratica, però, era obbligatoria: con un cognome straniero era molto difficile integrarsi nella società ed era impossibile ambire a una posizione lavorativa migliore, ancor di più in alcuni settori professionali. Nel memoir La figlia inutile, in cui Laura Forti ricostruisce la storia della nonna Elena Dresner, nell’Italia degli anni Trenta è il padre di quest’ultima a chiedere la riduzione del proprio cognome in Dreneri, probabilmente per sentirsi pienamente accettato e poter fare carriera. La ottiene, salvo poi esserne privato nel 1940, per la mancata denuncia di appartenenza alla razza ebraica. Ci sono parole per descrivere la reazione che può suscitare questo dare e togliere in un uomo che decide – presumibilmente non a cuor leggero – di rinunciare all’identità inscritta nel proprio cognome, macchiandosi difatti di un atto indelebile?

Sonia Vaccaro

riduzione
s.f. [ri-du-zió-ne]
«… sempre con decreto prefettizio, poteva essere attuata la “riduzione” in forma italiana (ossia la vera e propria trasformazione) del cognome straniero, se il titolare ne avesse fatto richiesta. I decreti prefettizi venivano poi notificati agli interessati, pubblicati sulla Gazzetta ufficiale, trascritti in appositi registri e annotati a margine dei registri degli atti di nascita 217 . La competenza era affidata ai prefetti perché si trattava di un “atto squisitamente politico e d’interesse nazionale e non di una semplice operazione di stato civile”. »
Silvio Troilo, Il diritto al nome nella propria madrelingua dei membri delle minoranze linguistiche. G.Giappichelli Editore, 2017. Pag. 63

3 luglio 2024
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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