Recentemente insignito del prestigioso Football Book of The Year, il reportage di Piero Trellini racconta le storie di vita di coloro che disputarono l’indimenticabile match di Spagna 1982 andando ben oltre il terreno di gioco
di Enzo Palladini

La partita. Il romanzo di Italia-Brasile
Autore: Piero Trellini
Editore: Mondadori
Anno prima edizione: 2019
Genere: Sport, Reportage
Pagine: 607
Consigliato agli appassionati di calcio e a tutti coloro a che vogliono rivivere un pezzo di storia del XX secolo, non solo calcistica.
Giusto iniziare dal titolo, geniale nella sua semplicità. La partita è Italia-Brasile del Mondiale di Spagna 1982, conclusa 3-2. Non va confusa con la cosiddetta “partita del secolo” (Italia-Germania del mondiale di Messico 1970, terminata 4-3) ed è semplicemente la partita perché contiene in sé una serie di elementi in grado di renderla indimenticabile da qui all’eternità: la passione di due popoli, la rivincita di un’Italia che era stata data per spacciata fin dalle prime gare del torneo, la straordinaria carica umana di tutti gli uomini in campo. Il ricordo di un calcio che non esiste più, fagocitato dallo show business. E poi una dose esagerata di pathos sportivo: gol di Paolo Rossi, pareggio di Socrates, gol di Paolo Rossi, pareggio di Falcão, gol di Paolo Rossi e lungo assalto finale dei brasiliani. Trionfo dell’Italia, che poi si sarebbe laureata campione del mondo.
La domanda è legittima: ma com’è possibile scrivere un libro di oltre seicento pagine su un evento che è durato in tutto meno di due ore? È proprio questa la genialità dell’idea, perché di pagine, volendo, se ne potevano scrivere anche tremila. A rendere unico il testo di Piero Trellini è la struttura narrativa. Per dare un’idea, è un po’ come i cosiddetti menu a tendina che usiamo quando lavoriamo su un computer. Si clicca su un nome, per esempio Bearzot, e si aprono mille collegamenti possibili. Trellini non è partito dalla sfida bensì dagli uomini che l’hanno disputata quel 5 luglio 1982: il match l’hanno visto e rivisto più o meno tutti. Adottando la prospettiva di ciascuno di quei protagonisti, viene ricostruito un loro “prima” e un loro “dopo”, le realtà che hanno attraversato, ciò che stava accadendo nel mondo intero. Si torna indietro fino a un centinaio d’anni, si racconta come il Brasile ha scoperto il calcio e come esso si stava diffondendo contemporaneamente in Italia. Si passa attraverso due guerre mondiali, il nazifascismo, la loggia massonica P2, le vicissitudini del Corriere della sera, la politica italiana e internazionale, le guerre di potere tra le aziende leader nel settore degli articoli sportivi, che condizionarono l’assegnazione e lo svolgimento delle grandi manifestazioni internazionali.
Leggendo La partita scopriamo (o riscopriamo) una serie d’informazioni che non ci possono lasciare indifferenti. Qualche piccolo esempio può dare un’ulteriore traccia del mondo che si può aprire davanti a chi divora l’opera. L’arbitro israeliano Abraham Klein rischiò di abbandonare l’attività per la troppa tensione causata dalla partenza del figlio Amit per la guerra. Don Raimundo Saporta, il presidente con origini ebraiche del comitato organizzatore del Mundial, sfuggì all’Olocausto grazie a una serie di sotterfugi della madre. Paolo Rossi, che arrivò al Mondiale dopo aver scontato due anni di squalifica per il calcio scommesse, avrebbe potuto evitare quel calvario se solo avesse accettato di giocare un’amichevole in Germania a favore dell’Unicef: se fosse partito, non avrebbe mai incrociato il suo accusatore. Telê Santana fu il primo commissario tecnico del Brasile totalmente alle dipendenze della Federazione, e non in condivisione con una squadra di club. Eder, l’attaccante mancino della Seleção, negli anni precedenti ne combinò di tutti i colori, partecipò addirittura a una sparatoria in cui rischiò di perdere una mano.
Non c’è da stupirsi se il 6 giugno 2024 La partita abbia vinto nella sua traduzione inglese The Match, pubblicata dalla Pitch Publishing, il premio Football Book of The Year, assegnato dalla Football Writers Association. È la prima volta che un autore italiano ottiene questo straordinario riconoscimento. Lo merita tutto, e va anche rilevato che sarebbe alquanto riduttivo intendere l’opera solo come “un libro di calcio”. È in realtà un meraviglioso reportage, oltretutto premiato anche con il Bancarella 2020, che ci racconta sia il mondo del 1982 sia quello degli anni precedenti, partendo dalle storie degli uomini che nella memoria collettiva sono inghiottiti in quei novanta minuti devastanti e che però facevano parte di una storia ben più grande di loro e di tutti noi.
Lo stadio dove si giocò La partita, il Sarriá di Barcellona, non esiste più. Al suo posto è stato costruito un centro commerciale, ma la logica dell’urbanistica non potrà mai cancellare le gesta compiute nel luogo in cui ora la gente parcheggia serenamente le automobili o intinge churro nella cioccolata calda. Chi abita lì può capire fino a un certo punto, ma qualunque italiano abbia vissuto quel pomeriggio in età cosciente, sa esattamente dove si trovava, con chi si trovava e cosa fece dopo il fischio finale. Troppo scontato ricordarsi i tre gol di Paolo Rossi, rivisti mille volte su tutte le piattaforme. Indelebili rimangono anche la pazzesca parata di Dino Zoff sul colpo di testa del difensore brasiliano Oscar, il gol ingiustamente annullato a Giancarlo Antognoni, il salvataggio miracoloso di Fulvio Collovati sul dinoccolato centravanti brasiliano Serginho.
Arrigo Sacchi, uno dei più grandi allenatori di sempre, sostiene che “il calcio è la cosa più importante tra le cose non importanti”. Trellini lo eleva tra le materie d’eccellenza, lo incrocia con la storia contemporanea, la psicologia, l’antropologia. Dalla lettura di questo libro si esce un po’ diversi, o almeno si vede il calcio (e anche un po’ il mondo) sotto una luce completamente diversa, che poi è quella giusta.
Il libro in una citazione
«Il calcio è una miniera di imprevisti ed è proprio su questa incertezza che si regge il suo segreto.»
2 luglio 2024
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