Il thriller distopico dell’irlandese Paul Lynch, Booker Prize 2023, lancia un monito a coltivare le libertà fondamentali attraverso la storia di una biologa che si vede arrestare il marito sindacalista per aver espresso opinioni disallineate con il governo
di Sabrina Colombo

Il canto del profeta
Autore: Paul Lynch
Traduttore: Riccardo Duranti
Editore: 66thand2nd
Anno edizione: 2024
Genere: Gialli & Noir
Pagine: 276
Consigliato a chi vuole leggere un thriller distopico caratterizzato da una scrittura densa e claustrofobica, messa al servizio di temi attualissimi.
Cosa accade quando un popolo omette di vigilare sul rispetto delle garanzie costituzionali, quelle che presiedono alle principali libertà individuali? Questa è la domanda fondamentale che si pone l’autore Paul Lynch nel thriller Il canto del profeta.
Nella Dublino del presente la biologa Eilish Stack, moglie di un insegnante impegnato nel sindacato e madre di quattro figli, da un giorno all’altro vede arrestare il marito Larry, colpevole di avere espresso opinioni non in linea con l’orientamento del governo.
Un governo autocratico e paternalistico, che sta introducendo limitazioni al libero esercizio dei diritti civili in nome della tutela del superiore interesse alla sicurezza; in cui le voci di dissenso sono dapprima stigmatizzate e successivamente cancellate attraverso una stampa connivente; in cui chi si dissocia viene ostracizzato sul luogo di lavoro: insomma, un regime che sospende le prerogative basilari del cittadino.
Larry viene inghiottito dal sistema carcerario, ogni tentativo di individuarne il luogo di detenzione – così come di comprendere esattamente il capo di imputazione – cade nel vuoto: la difesa legale è ridotta a un simulacro. Nel frattempo, il malcontento sale, i dissidenti si organizzano in manifestazioni che vengono represse con la violenza, viene reintrodotta la leva obbligatoria per i ragazzi, chi può si rifugia all’estero. Si alzano voci di aperta critica all’operato dell’esecutivo, anche in seno alle organizzazioni internazionali, ma i tentativi diplomatici non sortiscono alcun effetto se non quello di irrigidire le posizioni di coloro che stanno manovrando le leve del potere: il risultato è un progressivo isolamento dell’Irlanda dal consesso degli Stati.
Frattanto Eilish perde il lavoro, sospettata di appoggiare le posizioni dei resistenti; il maggiore dei suoi figli entra in clandestinità e inizia a partecipare a operazioni di disturbo e di protesta, che si fanno sempre più pericolose. Eilish deve pensare ai figli più piccoli e al proprio padre, che soffre di una progressiva degenerazione cognitiva. Sua sorella, che vive in Canada, tenta di farla espatriare sotto falsa identità, ma Eilish non vuole abbandonare tutto: ritiene ancora che la situazione possa risolversi, non crede possibile che l’Irlanda si stia trasformando in uno Stato autoritario. L’orrore è alle porte.
La protesta monta ulteriormente, la guerriglia urbana impazza, chi non rispetta il coprifuoco viene arrestato e condotto in luoghi di tortura: Eilish comprende che deve salvare il salvabile, tutelare la parte di famiglia rimasta. Lo deve a sé e al ricordo del marito, di cui non ha notizie ma che sente vivo, con il quale intrattiene lunghe e commoventi conversazioni nel silenzio del suo cuore. Inizia il calvario per tentare la fuga disperata verso la democrazia, con ogni possibile mezzo di trasporto.
La scrittura di Paul Lynch è iperrealista, i periodi sono molto articolati e arricchiti da frasi incidentali che si affastellano nel flusso di coscienza del narratore esterno onnisciente. L’ansia di arrivare all’epilogo pervade il romanzo, in un crescendo di pathos che conduce a un finale metaforico – che ci rimanda a immagini di esodi disperati da terre segnate dalla violenza, veicolate quotidianamente dai mass media.
Non vi è in tutta l’opera un “punto a capo” – con la sola eccezione dei sottoparagrafi in cui è suddiviso ogni capitolo – né un segno di interpunzione che evidenzi la differenza tra discorso diretto e discorso indiretto. Questa scelta rende anche “graficamente” l’idea di accerchiamento militare cui sono sottoposti gli irlandesi, fin dalle prime pagine, quando è già ben chiaro al lettore (anche se non alla protagonista) che non c’è spazio per un ritorno alla normalità.
Il narratore ci trasmette la sua urgenza di testimoniare i fatti – come un profeta ispirato o un cantastorie – vuole scuotere e indurre a ragionare sulle conseguenze legate alla mancata presa di posizione tempestiva dell’opinione pubblica di fronte alla deriva autoritaria: i diritti non vanno mai dati per scontati e gli atti di prevaricazione non vanno sottovalutati.
Non serve dire altro in merito all’attualità dei temi trattati e alla drammaticità della situazione in tante parti del mondo, segnate da rigurgiti nazionalisti e dittatoriali, in cui le voci del dissenso vengono stigmatizzate e tacitate, anche con metodi barbari.
Il canto del profeta prova a rappresentare plasticamente – attraverso l’espediente del thriller distopico – la fragilità della democrazia e lancia un monito affinché i cittadini coltivino le libertà fondamentali, le rivendichino come prerogative non negoziabili.
Paul Lynch (Limeric, 1977) è considerato tra gli autori irlandesi contemporanei più interessanti. Ha all’attivo diversi romanzi premiati dal pubblico e dalla critica. Ha esordito nel 2013 con Cielo rosso al mattino (Ed. 66thand2nd, 2017), accolto come un vero e proprio caso letterario. Con Il canto del profeta si è aggiudicato il Booker Prize 2023 ed è stato finalista del Premio Strega Europeo 2024.
Il libro in una citazione
«… – gli scienziati, gli insegnanti, le istituzioni, se si riesce a cambiare la proprietà delle istituzioni, allora si riesce a cambiare anche la proprietà dei fatti, si può alterare la struttura dell’opinione, di quello che si stabilisce di credere tutti, ed è esattamente quello che stanno facendo, Eilish, in realtà è abbastanza semplice, il Nap sta cercando di cambiare quello che noi due chiamiamo la realtà, la vogliono intorbidire come l’acqua, se dici che una cosa è un’altra cosa e lo ripeti abbastanza spesso, allora dev’essere così, e se continui a ripeterlo tante volte, la gente crederà che sia vero – …»
25 giugno 2024
© RIPRODUZIONE RISERVATA