Ispirandosi alla vera storia della truffatrice e serial killer giapponese Kanae Kijima, Asako Yuzuki ha scelto l’ossessione per il cibo e l’emancipazione personale come ingredienti principali del suo libro da buongustai
di Elisa Vuaran

Autrice: Asako Yuzuki
Editore: HarperCollins Italia
Traduttore: Bruno Forzan
Anno edizione: 2024
Anno prima edizione: 2017 (Giappone)
Genere: Gialli & Noir
Pagine: 528
Consigliato a chi non sa cucinare e a chi ama la buona cucina; ai curiosi del true crime; agli appassionati di psicologia individuale e sociale.
Se ti interessa, leggi anche
Il viaggio di un cuoco di Anthony Bourdain. Traduzione di Maria Cristina Castellucci, Stefano Tettamanti. Feltrinelli, 2015.
La taverna di mezzanotte di Yarō Abe. Bao Publishing, 2020.
Se ti interessa, guarda anche
Midnight Diner: Tokyo Stories, serie tv diretta da Joji Matsuoka e ispirata al manga La taverna di mezzanotte di Yarō Abe.
Rika è una giornalista che lavora per una rivista scandalistica di target maschile, però sembra che a essere pensato specificamente per i maschi non sia solo il giornale per cui scrive, ma tutto l’ambiente in cui lei è immersa: lavorativo, relazionale, sociale. Il lavoro le richiede di essere sempre sul pezzo, di fare le ore piccole, di inseguire scoop e di incontrare informatori in segreto a qualsiasi ora del giorno e della notte. Il tempo che le rimane da dedicare a se stessa, alla relazione semiclandestina e semiseria che ha con un collega e, in primis, alla cucina, è scarso. La società le impone di mantenersi sempre impeccabile, in forma, efficiente, disponibile, ma discreta.
Apparentemente al suo opposto si trova Manako Kajii, sospettata degli omicidi di tre degli uomini che ha sedotto e abbandonato: amante della cucina d’alta classe, professa una religione in cui deve devozione solo a se stessa, non negandosi alcun piacere in barba ai dettami sociali e cercando la venerazione di uomini che in cambio chiedono solo un po’ di calore umano.
Le loro vite si scontrano, si incrociano e si mescolano quando Manako, che prima di allora non aveva mai concesso interviste, decide di permettere a Rika di farle visita in carcere. A convincerla è stata una domanda fuori dal comune: quando tutti volevano il dettaglio succoso, la notizia sensazionale, l’aneddoto privato, Rika ha semplicemente chiesto all’indagata la ricetta del suo ambito boeuf bourguignon, piatto che avrebbe servito come ultimo pasto a una delle sue presunte vittime… buono da morire?
Le certezze di Rika iniziano a crollare, spingendola a esplorare i confini della cucina, del proprio corpo, dei propri valori e del Giappone fisico, in un thriller culinario leggero ma saporito.
Ispirato alla storia vera di Kanae Kijima, truffatrice e serial killer giapponese in attività nei primi anni Duemila a Tokyo, Butter racconta soprattutto il senso di colpa, declinato in varie forme, e la crisi di chi inizia per la prima volta nell’età adulta a guardarsi dentro.
Nel descrivere la cultura di un Giappone da poco aperto alle influenze occidentali, a inizio Novecento l’antropologa Ruth Benedict creò la contrapposizione tra “cultura della colpa”, come quella statunitense, e “cultura della vergogna”, di stampo tipicamente giapponese. In Butter si percepiscono entrambe: la vergogna come forza sociale, che spinge a mantenere la facciata e che costringe Rika a fare i conti pubblicamente tutti i giorni con il proprio peso, e la colpa come sentimento da vivere privatamente, che divora la giornalista quando pensa ai doveri nei confronti della propria famiglia.
A questo meccanismo sembra sfuggire solo Manako, esclusa dalla società che vive controcorrente, senza voler rendere conto a nessuno, ma che forse in realtà nel suo presunto odio verso il pensiero femminista cerca solo un nuovo senso di appartenenza. Forte è la critica sociale che permea tutto il libro: la truffatrice a cui Asako Yuzuki si è ispirata si è guadagnata in Giappone l’appellativo di “Konkatsu Killer”, ovvero assassina dei circoli per l’organizzazione di matrimoni, specchio di una più profonda difficoltà nelle relazioni con gli altri e con se stessi.
Tra un’allucinazione gustativa e l’altra, il lettore si ritrova trasportato in un romanzo di emancipazione personale, in cui il mistero da risolvere è solo lo sfondo di un’intima indagine psicologica che catturerà la sensibilità del pubblico occidentale come di quello orientale.
Il libro in una citazione
«Ci sono due cose che io non riesco assolutamente a sopportare: le femministe e la margarina.»
14 giugno 2024
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