Il libro Premio Strega Europeo, in cui Neige Sinno racconta fuor di ogni retorica gli abusi subiti ancora ragazzina dal patrigno, accende i riflettori su una piaga lacerante eppure troppo spesso taciuta
di Sabrina Colombo
Triste tigre
Autrice: Neige Sinno
Editore: Neri Pozza
Anno edizione: 2024
Anno prima edizione: 2023 (Francia)
Traduttrice: Luciana Cisbani
Genere: Moderna e contemporanea, Memoir
Pagine: 232
Consigliato a chi vuole accostarsi a una testimonianza di forte impatto in tema di abuso sui minori, raccontata dal punto di vista della sopravvissuta.
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Tigre, tigre di Margaux Fragoso. Traduzione di Valeria Galassi. Mondadori, 2011.
Neige ha sette anni quando – insieme alla sorella minore Rose e alla madre – va a vivere con il nuovo compagno di quest’ultima. Sono gli anni Ottanta e la famiglia – che abita in un piccolo centro delle Hautes-Alpes francesi – s’insedia in un casale diroccato, che viene ristrutturato con mezzi di fortuna e buona volontà. Sono anche gli anni in cui la controcultura hippie, ormai al tramonto, esercita ancora un certo fascino e alcuni giovani dotati di spirito di avventura lasciano le periferie urbane per scegliere uno stile di vita semplice e più vicino alla natura, in cui esprimersi liberamente e far crescere i propri figli.
Il patrigno di Neige – un uomo rigido e prepotente, ma che sa essere seduttivo e accondiscendente, all’occorrenza – inizia a molestarla sessualmente: gli episodi di violenza e sopraffazione si susseguono fino ai suoi dodici anni di età. Neige non ha il coraggio di confidarsi con la madre, il padre naturale, gli amici o qualsiasi altro adulto di riferimento.
Frattanto nascono altri due figli: la vita è non affatto idillica per tutti, sempre sotto scacco dei malumori del pater familias, ma per Neige è un vero e proprio incubo immanente e permanente, in cui la ragazzina si muove con circospezione, come congelata dal trauma. Il suo corpo violato inizia a patire, sembra implodere, si trova costretta da gravi problemi ortopedici e posturali a dover indossare un corsetto rigido: è già in sé una metafora della prigione in cui si dibatte, nel silenzio forse indifferente, forse connivente di chi la circonda.
Studentessa brillante, esce appena possibile di casa e – ormai diciannovenne – si confida con un amico, che la indirizza da uno psichiatra. Decide di liberarsi del peso e denunciare il calvario patito alla polizia: vuole evitare il rischio che il suo aguzzino faccia del male ad altri, soprattutto alla sorella più piccola.
La madre – che si è sempre dichiarata ignara – denuncia a sua volta, ma impiega un anno a metabolizzare la notizia; poi lascia il marito.
Al processo l’uomo ammette le condotte contestategli – le rivendica come espressioni di amore verso la figlioccia – e all’esito dell’istruttoria viene condannato. Sconterà la pena in Corsica, in un istituto di detenzione destinato ad autori di crimini sessuali, e una volta rimesso in libertà si risposerà e metterà al mondo altri figli.
Triste tigre ripercorre dettagliatamente i fatti, alternando descrizioni del “prima” e del “dopo”: Neige Sinno inserisce nel testo anche riproduzioni di articoli di giornale e copie fotostatiche delle denunce presentate nel 1999, materiale utile – nel freddo e laconico linguaggio burocratico con cui si adisce l’autorità di polizia – per raccontarci l’orrore.
Alla cronaca giudiziaria e personale si affiancano momenti di pura riflessione interiore, in cui l’autrice s’interroga sul concetto astratto di male, ponendosi anche nella prospettiva del soggetto abusante. In ciò si fa assistere dalla letteratura – che nel frattempo è diventata suo terreno di elezione – e chiama in causa alcuni grandi autori, tutti accomunati dal fatto di avere tentato di rappresentare plasticamente la materia sordida e indicibile che avviluppa l’anima dei molestatori.
Ci viene proposto un percorso narrativo che parte dalla Lolita di Nabokov, la cui immagine secondo l’autrice è stata ridotta dalla critica letteraria a quella di una ninfetta sensuale in qualche modo corresponsabile della tragedia che la investe. Ci si sofferma sul protagonista del romanzo di Emmanuel Carrère L’avversario, Jean-Claude Romand, che – sopraffatto dalle sue stesse menzogne – arriva a sterminare l’intera famiglia per non ammettere i propri fallimenti professionali. Agilmente si passa a considerare Virgina Woolf, Toni Morrison, Annie Ernaux e Margaux Fragoso e molti altri che hanno affrontato il tema dell’abuso in forma di romanzo, poesia, autobiografia, film o inchiesta giornalistica.
Neige Sinno si avventura oltre il vuoto omertoso che avvolge la figura del molestatore di bambini, per comprendere l’anatomia di un mostro, la Tigre di cui racconta una poesia di William Blake (Londra, 1757-Londra, 1827) tratta dai Canti dell’esperienza e dell’innocenza: essa incarna “il male sulla Terra” eppure appare “triste”, disorientata e “un po’ tonta” in un’immagine a corredo del componimento, pure riprodotta nella presente opera. Concepita su modello di una filastrocca per l’infanzia, con The Tyger il poeta e illustratore William Blake mette in scena il complesso intreccio fra la belva/predatore e l’agnello/vittima. Costruita come una serie ininterrotta di domande senza risposta, la poesia esplora l’origine del fenomeno, la “stessa argilla” o “sorgente vitale” da cui proviene chi esercita il dominio e chi lo subisce silenziosamente.
Perché le strade si biforcano? Cosa accade e perché accade che – a un dato momento – taluno si senta legittimato a varcare il confine dell’umanamente accettabile scollinando verso la perversione e la turpitudine nei confronti di chi sostiene di amare?
Non ci sono vere risposte in questo memoir composito e sincero, in cui si sceglie la strada della verità raccontata con crudezza e fuori di ogni retorica, percorsa con frasi disadorne, taglienti, brutali, a volte sghembe e “al limite dell’anacolutico”, come ha dichiarato la traduttrice Luciana Cisbani.
Ma se non ci sono possibili spiegazioni, né si propongono facili ricette, resta comunque un segno nelle persone che lo hanno letto: è il primo passo di una riflessione collettiva su un tema – quello degli abusi subiti all’interno dei nuclei famigliari – scomodo e troppo spesso taciuto, anche in Paesi apparentemente all’avanguardia come il nostro. Una vera e propria piaga che travolge molte persone, spesso impossibilitate a ribellarsi o a ottenere giustizia, anche quando gli ingranaggi del sistema giudiziario si mettono in moto, per l’estrema difficoltà a formare le prove all’interno del perimetro processuale.
Neige Sinno attualmente vive in Messico, con la figlia e il compagno. È autrice di racconti e romanzi ed è traduttrice. Triste tigre ha vinto numerosi premi in Francia, dove ha contribuito a tenere vivo il dibattito sulla questione delle violenze sessuali intrafamigliari e, da ultimo, si è aggiudicato il Premio Strega Europeo 2024.
Il libro in una citazione
«Come un Minotauro onnipotente, bisognava nutrirlo, vezzeggiarlo, soddisfarlo, e allora si poteva sperare che la sua rabbia non si sarebbe riversata su di noi.
Bisogna guardare i suoi lati buoni, diceva mia madre.»
21 maggio 2024
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