Il romanzo storico di Raffaella Romagnolo ci riporta ai tempi del secondo Dopoguerra mondiale e, raccontando il rapporto tra una giovane maestra elementare e una sua alunna ebrea apparentemente muta, maneggia con grande sensibilità esistenze fragili travolte da eventi disastrosi
di Enzo Palladini
Aggiustare l’universo
Autrice: Raffaella Romagnolo
Editore: Mondadori
Anno edizione: 2024
Genere: Romanzo storico
Pagine: 372
Consigliato a chi vuole restare con le antenne dritte per evitare un salto all’indietro di cento anni.
Se ti interessa, leggi anche
In fuga di Ann Michaels. Traduzione di Roberto Serrai. Giunti, 1998. Storia di due uomini e delle rispettive famiglie, di origine ebraica, attraverso l’inferno dell’Olocausto;
La notte di Elie Wiesel. Traduzione di Daniel Vogelmann. Giuntina, 2007. Autobiografia di un ragazzo sfuggito a un campo di concentramento;
Destinatario sconosciuto di Katherine Kressmann Taylor. Traduzione di Ada Arduini. Rizzoli, 2003. Ascesa e soprusi dell’antisemitismo tedesco raccontati attraverso uno scambio epistolare.
La Seconda guerra mondiale è appena finita, l’Italia sta provando a ricostruirsi scavando tra le macerie per ritrovare una dignità. La scuola non sfugge a questo destino: gli edifici cadono a pezzi, molti insegnanti sono caduti sotto le bombe, però serve un impulso. Virgilia, detta Gilla, è una maestra elementare di ventidue anni, genovese, sfollata nel piccolo paese di Borgo di Dentro, nell’entroterra tra Liguria e Piemonte, durante l’ultima fase del conflitto. I genitori sono tornati in città, ma Gilla preferisce accettare l’incarico dal preside della scuola elementare che sta per riaprire. Insieme ad altri sei maestri perlustra i locali dove dovrà lavorare e trova i resti di un modellino di planetario. Chiede e ottiene di poterlo portare nella soffitta dove abita per ripararlo, forte delle nozioni apprese dal padre, orologiaio di professione. Aggiustare l’universo diventa quindi la sua missione, in senso letterale quando lavora sul modellino, in senso lato quando si occupa del bene altrui.
L’anno scolastico inizia in ritardo, ma inizia. A Gilla viene assegnata la Quinta D femminile. Sono ventiquattro bambine, ma una in particolare attira l’attenzione della maestra. Si chiama – o almeno così pare – Francesca Pellegrini. Vive nell’orfanotrofio locale, dove però gode di alcuni privilegi rispetto a tutte le altre bambine e ragazze. È bravissima nei compiti scritti, ma ha una particolarità: non parla. Gilla, una ragazza coraggiosa che ha trascorso gli ultimi due anni di guerra a trasportare ambasciate tra Borgo di Dentro e le brigate partigiane in montagna, capisce che Francesca ha bisogno di aiuto.
Ci sono alcuni elementi che Gilla non può conoscere e che la scrittrice ci svela in un sapiente gioco di salti temporali, che ci portano dal 1945 a ritroso e viceversa. Francesca in realtà si chiama Ester Sacerdoti ed è di famiglia ebrea. Dalla promulgazione delle leggi razziali, avvenuta nel 1938, ha sofferto l’inferno: ha visto sparire dalla sua quotidianità gli zii e due cugini, poi il nonno e il padre, infine la madre. Non è affatto muta, perché quando riesce a nascondersi in un bugigattolo sul retro dell’orfanotrofio, parla ad alta voce con un gattino che ha adottato e allevato senza farsi scoprire dalle suore. Con costanza e pazienza, ma anche con l’aiuto di Maria Luisa Piombo, compagna di banco di Ester, Gilla scoprirà tutto questo e molto altro su Francesca/Ester, in un magistrale susseguirsi di disperazione e speranza che inchioda alla pagina, fino al finale tutt’altro che scontato.
Stupisce e incanta lo stile di Raffaella Romagnolo, per limpidezza e scrupolosità. Limpido è lo scorrere degli eventi, sempre perfettamente comprensibile, sempre intellegibile senza doversi fermare a riflettere. Il lettore è perfettamente “dentro” il racconto, ne diventa quasi parte integrante. Piccolo vezzo da scrittrice, la descrizione della vegetazione delle colline o degli strumenti da lavoro utilizzati dai protagonisti: ogni oggetto con il suo vero nome, ogni fiore con la sua definizione scientifica. Scrupolosa è la ricerca che traspare dietro alle ricostruzioni storiche, alla descrizione della vita infernale nei mesi di guerra, delle condizioni infami dei campi di concentramento.
Aggiustare l’universo – rientrato nella dozzina del Premio Strega 2024 – è un romanzo che non solo racconta una storia, ma consente alla storia anche di parlare direttamente al cuore del lettore. Il talento della Romagnolo, piemontese di Casale Monferrato, classe 1971, è quello di saper raccontare le vite indifese di persone travolte da eventi giganteschi, di parlare dell’amore di un padre per la figlia, di una figlia per la madre, dell’amicizia tra bambine che hanno visto la morte in faccia, ma anche l’amore di due ragazzi, Gilla e il partigiano Michele, che viene spazzato via quando il giovane viene falciato da una rappresaglia tedesca. Profumi inebrianti come quello dell’amore, odori acri come quelli della morte: l’autrice riesce a rendere i primi un po’ più dolci e i secondi un po’ meno nauseabondi. Il tutto con una delicatezza che rimane dentro.
Il libro in una citazione
«Insegnare non è spiegare, dettare, correggere, soffiare nasi, medicare ferite, dirigere cori, districare nodi, sgridare, punire. Insegnare è fare tutto questo tutti i giorni.»
18 maggio 2024
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