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Libri per chi ama davvero leggere

Nella stanza dell’imperatore, viaggio tra le guerre, le congiure e gli intrighi di Costantinopoli

In un romanzo storico dalla prosa elegante, Sonia Aggio ci racconta l’epica ascesa al trono di un semplice soldato che riuscì a cambiare le sorti dell’Impero bizantino

di Sabrina Colombo

Copertina del libro "Nella stanza dell'imperatore" di Sonia Aggio (Fazi Editore)

⭐⭐⭐⭐

Classificazione: 3.5 su 5.

Nella stanza dell’imperatore
Autrice: Sonia Aggio
Editore: Fazi
Anno edizione: 2024
Genere: Romanzo storico
Pagine: 300

Consigliato agli appassionati di storia bizantina.

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Impero bizantino. Giovanni Zimisce (Ierapoli, 924 ca. – Costantinopoli, 976), discendente in linea paterna dell’illustre famiglia Curcuas, per decisione dell’amatissima madre Sofia Focaina va a vivere presso gli zii materni, i Foca. Giunto nel feudo di questi ultimi a Cesarea di Cappadocia, ancora ragazzino viene addestrato all’arte della guerra.

Nelle sue viscere – sin dalla più tenera età – Giovanni percepisce l’esistenza di una forza bruta, rabbiosa e primordiale, un demone che lo dilania con la sua energia prorompente, che lo spinge ad agire, lo domina e lo sovrasta: istinto di sopravvivenza, senso del dovere, desiderio di successo si dibattono in lui, anima tormentata.

Giovanni diventa un condottiero coraggioso, combatte accanto al cugino, generale Niceforo Foca – che ascenderà al trono di Costantinopoli – e a Leone Foca: va incontro al proprio destino, fatto non solo di battaglie vinte, riconoscimenti, onori ma anche di grandi dolori, tra i quali la morte della giovane sposa.

Vita e morte, spirito e carne, l’antico Oriente è un luogo in cui realtà e magia si intrecciano: misteriose creature – fatte di sogno più che di materia – vaticinano per Giovanni la carica di imperatore. Verrà il momento di scegliere se rimanere fedele all’imperatore o prenderne il posto, realizzando così la profezia. Quale direzione Giovanni deciderà di imprimere al suo percorso?

La prosa del romanzo storico Nella stanza dell’imperatore è molto curata, incalzante, suggestiva. Il narratore è esterno e il tempo verbale è il presente indicativo, con cui l’autrice conferisce enfasi agli eventi, ammantandoli di pathos. Alla descrizione delle gesta avventurose dei protagonisti si accompagna l’approfondimento degli aspetti più intimi delle diverse personalità. Da questo punto di vista, si colgono delle analogie con i romanzi di Hilary Mantel, una maestra del genere. Come Mantel, anche Sonia Aggio sa miscelare verità e verosimiglianza storica, con un tocco di esoterismo e una dose di sensualità che avvolge alcuni passaggi.

I richiami e le analogie con la tragedia del Macbeth di William Shakespeare – citata in esergo, nel prologo e in chiusura del romanzo – conferiscono alla figura del protagonista e alla sua parabola esistenziale una valenza universale, che induce a riflettere sull’ambizione umana, la ricerca spasmodica del potere e le conseguenze del male compiuto.

L’ambientazione storica scelta da Aggio per i più corrisponde a un lontano ricordo scolastico. A questi lettori i nomi di luoghi, personaggi, eventi topici risultano probabilmente misconosciuti: è un aspetto che può costituire un problema se ci si accosta all’opera senza un minimo di inquadramento, presupposto per contestualizzare qualunque racconto. Da questo punto di vista il romanzo può risultare difficile da affrontare, anche a causa dei numerosi termini bizantini che è necessario – per chi è a digiuno della lingua – andare a ritrovare continuamente nel dizionario collocato in appendice: una complicazione non di poco conto nella lettura.

L’autrice – al di là di questo aspetto – con la sua prosa accurata, elegante e “visiva” riesce a portare il lettore per le strade di Costantinopoli – definita semplicemente “la Città” per rimarcarne la centralità e l’aura di sacralità che la ammanta. Con la stessa intensità espressiva ci conduce negli accampamenti militari ai confini dell’impero e sui campi di battaglia.

Sonia Aggio ci inebria con i profumi speziati dell’Oriente e ci fa percepire la precarietà di quei tempi, in cui era più facile morire in guerra che sopravvivere, in cui il rispetto dei codici d’onore cedeva il passo alla brama di potere e in cui le faide interne anche ai medesimi gruppi famigliari erano spietate.

Il romanzo è corredato in apertura da una cartina geografica dell’impero e da alcuni schemi genealogici – che aiutano nel collocamento dei personaggi, numerosi e suddivisi in diversi rami dinastici – oltre che dal già citato glossario finale assolutamente indispensabile per orientarsi in una lingua antica e (per molti) estranea.

Sonia Aggio è nata a Rovigo nel 1995, si è laureata in Storia presso l’Università Cà Foscari di Venezia con una tesi, reperibile in rete, intitolata L’imperatore e il soldato. Panoramica su Niceforo Foca e Giovanni Zimisce. Di professione bibliotecaria, ha collaborato con numerosi blog letterari e nel 2022 ha esordito con Magnificat, sempre pubblicato da Fazi, che ha suscitato apprezzamento fra i lettori.

Nella stanza dell’Imperatore è stato selezionato fra i romanzi del Premio Strega 2024 – su indicazione di Simona Cives, responsabile presso l’Istituzione Biblioteche di Roma dell’area Promozione della lettura e della Casa delle traduzioni – che lo ha proposto in quanto “prova letteraria pregevole, che affronta temi universali importanti, con un testo dallo stile sontuoso, raffinato ed elegante” ed attualmente è nella dozzina.

Il libro in una citazione
« “… è apparsa una donna vestita di nero. Zimisce la guarda venire avanti.
Si ferma davanti a lui – capelli grigio ferro, piedi scalzi, occhi celesti incassati in un reticolo di rughe – e dice: “Salve Zimisce”.
Lui la fissa inebetito. Ha parlato in greco. L’accento è indefinibile.
“Salve Zimisce, tu che sarai strategos degli Anatolici”.
….
“Salve, tu che sarai domestikos d’Oriente”.
… “Salve, tu che un giorno sarai basileus ton Romanion. Alzati, Zimisce. Il tuo destino ti attende altrove. Alzati”. »

6 maggio 2024
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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