Grazie al film girato da Neri Marcorè, la vicenda del ragionier Walter Vismara che s’improvvisa portiere, scritta dall’indimenticato Roberto Perrone, è ritornata d’attualità in tutta la sua capacità di ritrarre l’attitudine degli abitanti del capoluogo lombardo
di Enzo Palladini
Zamora
Autore: Roberto Perrone
Editore: HarperCollins Italia
Anno edizione: 2024
Genere: Moderna e contemporanea, Sport
Pagine: 176
Consigliato a chi ha voglia di immergersi nei sentimenti di un milanese all’epoca del boom economico, con le sue manie e i suoi tic.
Walter Vismara è un uomo qualunque, che al tempo stesso può essere considerato una specie di alieno. Fa il ragioniere, ha trentasei anni, abita a Milano ma – questa è la profonda anomalia – odia il calcio. Nessun problema durante il suo periodo di apprezzatissimo lavoro in una ditta tessile. Ma un giorno il suo datore di lavoro gli annuncia che sta per chiudere tutto: si ritira al mare a Sanremo. Però, siccome è il suo dipendente preferito, ha già provveduto a raccomandarlo presso un suo amico, il Tosetto, che ha un’azienda (di guarnizioni e affini) a Pero, nell’hinterland milanese. Con un avvertimento: in quella fabbrica si parla solo di calcio.
Il colloquio di lavoro vero e proprio con il Tosetto dura pochissimo. Molto di più dura il predicozzo sul fòlber – così veniva chiamato il calcio nei dialetti di una buona parte della Lombardia – da parte del nuovo datore di lavoro. Walter si è preparato la parte: dice di essere vagamente simpatizzante dell’Inter e di avere giocato da giovane, nel ruolo di portiere. Il Tosetto è molto felice della risposta: ogni settimana tutti i dipendenti si ritrovano la sera in un oratorio e il 1° maggio di ogni anno c’è la grande partita tra scapoli e ammogliati. Trovare uno che abbia voglia di giocare in porta – valeva sessant’anni fa e vale ancora oggi – è sempre un gran colpo di fortuna quando si vuole organizzare una partita, a qualunque livello.
Il nuovo dipendente viene ribattezzato subito Zamora, dal cognome del grande portiere spagnolo degli anni Trenta. Ma sul campo mostra tutta la sua incapacità.
Nei primi giorni di lavoro, Walter s’invaghisce della segretaria Ada, che poco dopo scopre essere l’amante (molto occasionale) dell’ingegner Gusperti. Il pensiero lo fa impazzire, il desiderio di vendetta lo rode dentro, vorrebbe fare qualcosa contro il nemico.
Assolda Giorgio Cavazzoni, ex portiere del Milan che a ventinove anni, causa donne, alcol e gioco d’azzardo, vive nella periferia cittadina e moralmente ai margini della società. Walter comincia ad allenarsi all’Arena Civica di Milano, impara a fare il portiere. Cavazzoni diventa anche per una sera amante di Elvira, la sorella con cui il protagonista divide l’appartamento milanese. Poi arriva il 1° maggio e il gran finale della storia.
Roberto Perrone è stato un grande giornalista sportivo, scrivendo prima per il Giornale e poi per il Corriere della Sera. Una malattia se l’è portato via nel gennaio del 2023. Zamora è stato pubblicato in prima edizione nel 2002 e recentemente è tornato a far parlare di sé perché Neri Marcorè ne ha da poco realizzato la garbata e gradevole versione cinematografica, in cui lui stesso veste i panni di Cavazzoni e Alberto Paradossi quelli di Vismara.
La penna educata di Perrone traccia un affresco delicato di una Milano del 1964, dove ci si poteva camuffare in mezzo alla folla con un paio di occhiali scuri e dei baffi appena accennati, dove i datori di lavoro erano i classici cumènda abituati a parlare più dialetto che italiano, dove molte piccole imprese avevano ancora sede all’interno della città e avere un impiego a Pero (dove oggi c’è una fermata della metropolitana) sembrava una trasferta da affrontare con terrore. La milanesità acquisita dell’autore (nato a Genova) si amalgama perfettamente con la milanesità vera, quella dei personaggi che si alternano sulla scena.
C’è poi anche tanta umanità. Cavazzoni, il portiere caduto in disgrazia, in un primo momento non sembra così entusiasta di dare confidenza e lezioni a quello sconosciuto che lo avvicina dopo averlo raccolto dolorante a terra in seguito alle botte prese da un paio di brutti ceffi nella notte milanese, ma poi capisce che quell’amicizia gli fa bene, gli dà la possibilità di parlare da uomo a uomo e non da star del calcio a tifoso qualunque. Molto attenta anche l’analisi dei rapporti tra Walter e le donne, all’insegna della timidezza e dei complessi. Quelle donne che in quegli anni Sessanta, come dice a un certo punto la signorina Ada, stanno cominciando a emanciparsi veramente, a uscire da un ruolo che le relegava in secondo piano rispetto agli uomini.
Il libro in una citazione
«Una partita di calcio non è un calcolo matematico, non basta imparare a far di conto, mettere i numeri in colonna. Anche il miglior giocatore del mondo può incappare in una giornata storta.»
3 maggio 2024
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