Nel romanzo storico sulla controversa figura del torinese Gustavo Rol, Francesca Diotallevi fa intravedere il senso del tramandare: illuminare i lati oscuri, varcando il confine tra realtà e immaginazione
di Sabrina Colombo
L’ultimo mago
Autrice: Francesca Diotallevi
Editore: Neri Pozza
Anno edizione: 2024
Genere: Romanzo storico
Pagine: 276
Consigliato a chi è curioso di conoscere meglio la figura enigmatica di Gustavo Adolfo Rol (Torino, 20 giugno 1903 – Torino, 22 settembre 1994).
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Il mago di William Somerset Maugham. Traduzione di Paola Faini. Adelphi, 2020. Liberamente ispirato alla figura dell’esoterista e scrittore Aleister Crowley (Leamington Spa, 12 ottobre 1875 – Hastings, 1 dicembre1947).
È il 1959 e Nino Giacosa, dopo avere vissuto a Roma per molti anni, barcamenandosi fra la carriera di sceneggiatore cinematografico e quella molto meno commendevole di giocatore d’azzardo, torna nella sua città d’origine, Torino. Senza una lira e con i creditori alle calcagna, chiede ospitalità a una coppia di amici d’infanzia, Giorgio e Miriam de Michelis.
Tra Nino e Miriam in passato era sbocciata una passione acerba e mai consumata: la chiamata alle armi e la successiva lunga prigionia patita da Nino dopo la disfatta di El Alamein aveva allontanato i due ragazzi. Miriam aveva finito con lo sposare Giorgio, rampollo di una ricca famiglia. Lei – figlia proprio dell’autista di casa de Michelis – si era così trasformata in una signora della buona società sabauda, matrona elegante e discreta.
Gli anni passano, i buoni propositi si fanno sempre più difficili da assecondare. Miriam rispetta le apparenze richieste dal casato, ma è sempre più distante dal marito. Il ritorno di Nino fa vacillare le sue certezze, ci sono i presupposti perché la scintilla tra i due si riaccenda. È proprio Miriam a introdurre Nino in un circolo esclusivo, pochi e selezionati ospiti che la sera si riuniscono in Via Pellico 31, a casa del famoso Gustavo Rol.
Un uomo particolare il signor Rol, che è realmente esistito: sguardo magnetico, fisico prestante, di estrazione sociale borghese, Rol era capace di vaticinare il futuro, attraversare muri, materializzare e smaterializzare oggetti, parlare con spiriti trasmettendo messaggi sotto dettatura; era anche un seduttore, un grande affabulatore amico dei potenti e degli intellettuali dell’epoca. Questo riferiscono le persone che lo hanno conosciuto. Medium o mentalista? Difficile dirlo.
Al suo appartamento si accedeva su invito e in quelle occasioni si producevano eventi prodigiosi che sollecitarono l’interesse di figure di spicco dell’epoca – Dino Buzzati, Federico Fellini, Giovanni Agnelli – così come le critiche dei più scettici positivisti, tra tutti Piero Angela che più volte lo esortò a farsi “esaminare”. Si vociferava addirittura che Mussolini in persona – a un passo dalla capitolazione – avesse a suo tempo convocato Rol per chiedere conto degli esiti di una guerra.
Eppure Rol non si considerava né un mago né un prestigiatore, rifiutava denaro o prebende, né accettò mai di essere sottoposto a verifiche in ambiente scientifico e controllato. Descriveva se stesso come il portatore di un dono, sosteneva di essere il tramite con una realtà impalpabile fatta di spirito, di luce e di tenebra, di bene e di male.
Nell’Ultimo mago Rol inizia a raccontare a Nino la sua storia, la scoperta del potere medianico, il periodo in Francia come impiegato, quello successivo al rientro in Italia in veste di antiquario, gli anni della guerra, lo sfollamento sulle colline fuori città, i numerosi interventi in favore di persone arrestate dal regime, sfruttando il credito guadagnato con la fama di sensitivo presso i gerarchi. Ma la sua figura resta controversa.
Scritto in terza persona, la prosa è fluida, elegante e scorrevole, perfetta per raccontare la complessità del personaggio, l’uomo e il suo mistero.
Diotallevi incrocia il destino di Gustavo – la cui vita viene accuratamente ricostruita – con quello di Nino, un “sopravvissuto” oltraggiato dall’esistenza, dalla violenza della guerra e dalla durezza della vita nei campi di detenzione. Nino trova nel mestiere di scrittore un modo per scrollarsi di dosso il senso di fallimento, ponendosi un nuovo obiettivo: riuscirà a pubblicare la storia di Gustavo? È veramente necessario svelare le verità di questo individuo evanescente e straordinariamente riservato?
Sullo sfondo di una Torino lunare, eterea e maestosa – luogo in cui convergono magia bianca e magia nera, occultismo e spiritualità – l’autrice fa intravedere il senso stesso dello scrivere, del tramandare: illuminare i lati oscuri, varcare il confine tra realtà e immaginazione, farsi interprete e testimone dei fatti o semplicemente dare spazio all’incanto e – come ci ricorda Margaret Atwood – “negoziare con le ombre” fissando “il passato prima che tutto sia dimenticato”.
Francesca Diotallevi è nata a Milano nel 1985, è laureata in Beni Culturali, si è già distinta per la pubblicazione di diversi apprezzati romanzi, alcuni dei quali a sfondo storico, in cui ci fa conoscere personaggi del mondo dell’arte e della cultura come Vivien Maier (Dai Tuoi occhi solamente, Neri Pozza 2018) e Amedeo Modigliani (Amedeo, je t’aime, Mondadori Electa 2015).
Il libro in una citazione
«Conduceva una vita riservata, agiata ma mai sopra le righe, e non si era mai fregiato di alcun titolo o appellativo. A lui si rivolgevano persone di ogni estrazione, ma in particolar modo grandi artisti o uomini potenti. Si vociferava che dal suo salotto fossero passati Kennedy e Einstein e che l’avvocato Agnelli fosse uno di casa. Ma nessun assegno era mai stato staccato e intascato da Rol, questo glielo aveva confermato più di una persona. Qual era, dunque, lo scopo? Che motivi aveva quel pacato gentiluomo, quel cortese e sobrio signore dall’aria bonaria per fare quel che faceva?»
29 aprile 2024
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