Con una trama ridotta all’osso, il romanzo dello scrittore argentino-statunitense mette brillantemente a confronto la caducità dell’essere umano con l’immanenza di ciò che lo circonda
di Enzo Palladini
Dio dorme nella pietra
Autore: Mike Wilson
Traduttore: Livio Santoro
Editore: Edicola
Anno edizione: 2024
Anno prima edizione: 2023 (Argentina)
Genere: Moderna e contemporanea
Pagine: 131
Consigliato a chi non si spaventa nel paragonare i tempi brevi di un’esistenza umana a quelli infiniti di un pianeta.
Solitudine e dolore, tanto dolore accompagnano un pistolero lungo un cammino che sembra senza fine e senza meta. Non scopriremo mai il nome del protagonista, Mike Wilson non ce lo rivela. Viviamo con lui tutta l’asprezza di una vita al limite. Siamo nel Nordamerica, in una zona che comprende una parte del Texas, una dell’Arizona e una del Montana. Il riferimento temporale è quello dei film western che più o meno tutti abbiamo visto, in linea di massima XIX secolo, anche se il messaggio dell’autore è quello di non farci caso, di pensare a quanto sia infinito il tempo geologico in confronto al tempo umano.
Il pistolero parla poco, praticamente nulla. Spara molto. E soffre. All’inizio del romanzo lo troviamo intento a sopprimere un cavallo che non riesce più ad andare avanti e, poco dopo, a uccidere un altro uomo per procurarsi un nuovo destriero. E cavalca, sempre verso nord. Da una piccola altura scorge una scena agghiacciante: una donna vestita con una tunica rossa – che lui definisce sacerdotessa – uccide con violenza un neonato. Il pistolero le spara vendicando l’infanticidio. Poi incontra un gruppo di lebbrosi e, durante il breve contatto con una di loro, viene contagiato. Ben presto il suo braccio sinistro inizia a cospargersi di cisti e tumori che vengono curati autonomamente, ma in maniera molto approssimativa.
Lungo il percorso, il pistolero solitario s’imbatte in una serie di personaggi e di eventi atmosferici che sembrano messi lì apposta per ricordargli a ogni passo quanto sia dura la vita: un anziano che ha preso con sé un orfano, ma sta per morire di tisi e quindi dovrà abbandonarlo; la piena di un fiume, che gli fa rischiare l’annegamento; una bufera di vento, che lo travolge sollevando la polvere nera vulcanica; diverse nevicate e ghiacciate; un’invasione di locuste affamate. Proprio alla notte dell’invasione delle locuste è legata una svolta importante della storia. La disavventura avviene mentre il pistolero si sta concedendo un paio di giorni di riposo in un microscopico villaggio, dove sono rimasti solo quattro abitanti: una donna anziana, una un pochino più giovane e due bambini. La più giovane (che gli concederà una fugace notte d’amore) gli racconta che una volta quel villaggio era molto più popolato e molto felice, poi le cose cambiarono quando da lì passò una setta di predicatori vestiti di rosso che convertirono tutti gli abitanti al loro credo, convincendo quasi l’intera popolazione a seguirli, nessuno sa dove.
La seconda svolta della vicenda avviene quando il pistolero si addentra in un canyon molto stretto, camminando accanto al suo cavallo. A un certo punto vede una figura non ben definita, che a un’osservazione più attenta si rivela essere un capro. Prende la mira, spara, lo colpisce alla testa. Prima di morire, il capro si volta e gli dice: “Io sono il signore, tuo Dio”.
Affermazione che acquista un significato considerevole quando scopriamo che i predicatori vestiti di rosso, che l’autore definisce “cenobiti” (nome mutuato da eremiti paleocristiani), hanno come oggetto della loro adorazione proprio un capro, creatura che si erge su due zampe come se fosse un essere umano. Attraverso passaggi molti complessi, il destino del pistolero procede d’ora in avanti verso un finale di riflessione metafisica e vagamente apocalittica.
Mike Wilson è uno scrittore nato a Saint Louis (Missouri) nel 1974, da padre statunitense e madre argentina, oggi residente a Santiago del Cile. Per sua stessa ammissione, l’idea di Dio dorme nella pietra è nata dai molti film western che ha guardato durante l’infanzia e l’adolescenza, ma quelli sono stati soltanto la base di partenza, perché in realtà i temi trattati in questo suo romanzo sono molto più profondi di quelli solitamente affrontati nei lungometraggi di tale genere. Tanto per cominciare, l’enorme contrasto tra la caducità dell’essere umano e l’immanenza di ciò che lo circonda. Nel corso del suo viaggio, il protagonista passa attraverso formazioni geologiche imponenti, che Wilson descrive con una precisione e una competenza che denotano uno studio molto attento della materia. Sembra di essere lì, tra un’altura e una depressione, tra un canyon e un lago salato. Sembra di vedere i colori e di percepire gli odori. Allo stesso tempo, si riesce a condividere la sofferenza che vivere in quel tipo di ambiente comporta.
La vita umana sembra perdere valore nella narrazione. C’è una scia di morte che non provoca pentimenti né rimorsi. C’è la lotta per la sopravvivenza, anche a costo di sopprimere l’esistenza altrui. E poi, soprattutto, c’è la profonda riflessione su religioni piccole e grandi, su falsi miti e credenze, sul proselitismo che alcuni individui riescono a esercitare su masse anche molto consistenti. Dio dorme nella pietra è un romanzo che può sembrare breve, che ha una trama apparentemente semplice, ma di un’intensità tremenda.
Il libro in una citazione
«Osserva il cielo e non riconosce le stelle, non sono gli stessi astri che di solito frequentano le notti; conosce a memoria la mappa notturna della volta celeste, la bussola che gli permette di navigare nell’ombra, ma quei bagliori sparsi adesso non hanno alcun senso.»
3 aprile 2024
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