La statunitense Lauren Elkin ricostruisce la conquista della strada da parte delle camminatrici nelle città in cui lei stessa ha vissuto ovvero Parigi, New York, Tokyo, Venezia e Londra
di Elisa Vuaran
Flâneuse. Donne che camminano per la città a Parigi, New York, Tokyo, Venezia e Londra
Autrice: Lauren Elkin
Traduttrice: Katia Bagnoli
Editore: Einaudi
Anno edizione: 2022
Anno prima edizione: 2016 (Gran Bretagna)
Genere: Società
Pagine: 368
Consigliato a donne e uomini che amano vivere le città perdendosi di tanto in tanto; a donne e uomini alla ricerca di città in cui sentirsi a casa e di radici sulle quali sentirsi accolti.
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Lost in Translation, film cult del 2003 diretto da Sofia Coppola, in cui i personaggi interpretati da Scarlett Johansson e Bill Murray si ritrovano, persi, in una Tokyo a cui non sentono di appartenere.
Più o meno intorno alla metà dell’Ottocento, in una Parigi brulicante d’arte e di vita, il poeta Charles Baudelaire coniava il termine flâneur: l’uomo che vagava per le vie della città, ozioso, senza urgenza, concedendosi ispirate deviazioni, sperimentando, lasciandosi emozionare da ciò che vedeva e scopriva. Erano altri tempi, e non sembrò immediatamente necessario pensare alla declinazione femminile del termine. Dopotutto, solo gli uomini potevano concedersi certi lussi – come quello di vagabondare indisturbati. O forse no?
La città è di tutti, ma il rapporto che essa intreccia con chi sa godersela è speciale. Chi ne conosce le scorciatoie segrete, le storie nascoste, chi sa dove puntare lo sguardo fuori dal finestrino dei treni di superficie vive la città, forma un legame emotivo – positivo o negativo, e ne diventa parte. Lo stesso spirito che nel passato spingeva artisti, reporter, fotografi e fotografe, scrittori e scrittrici nonché vagamondo di varia sorta a raccontare il quotidiano, il particolare e lo sfondo, oggi anima ancora gli appassionati di turismo slow, gli studenti sui mezzi pubblici e gli youtuber che attraversano Tokyo a piedi.
Partendo dalla propria esperienza, Lauren Elkin racconta le città in cui ha vissuto, sia attraverso i propri occhi sia immaginando di calzare le scarpe di illustri donne del passato: vere e proprie flâneuse dotate dell’incredibile capacità di osservazione di cui tutti, se ci lasciassimo andare, saremmo capaci.
Dalle attualissime considerazioni sull’urbanistica americana e sulle ripercussioni che questa ha sulla vita degli statunitensi, Elkin – nata a New York – passa a raccontare come si sia evoluto il paesaggio della zona londinese di Bloomsbury, dove Virginia Woolf aveva finalmente costruito la sua stanza tutta per sé; il racconto poi si fa sempre più personale, con i delicati anni dell’università a Parigi, dove l’autrice immagina sotto l’asfalto lo strato di pietre che i rivoluzionari staccavano dal suolo per lanciarle in protesta, sotto lo sguardo dell’innovatrice George Sand; si passeggia poi a Venezia sulle orme della fotografa Sophie Calle, che a sua volta insegue l’ignaro Henri B., e dove Elkin ambienta un romanzo. Segue una breve parentesi su Tokyo, città difficile da vivere se non si vuole ricorrere ai mezzi pubblici: come la Scarlett Johansson di Lost in Translation, Elkin non riesce a fare sua la città; entrambe hanno seguito in Giappone un uomo e un’ambizione che non era la loro. E poi ancora la Parigi di Agnès Varda e quella di Jean Rhys, il mondo intero visto attraverso le lenti di Marta Gellhorn, fino al rientro a New York inteso come un vero ritorno perché sarà sempre considerato tale quello nella casa dove siamo nati, anche quando casa nostra ormai è altrove.
Ogni capitolo – dedicato a una città, a un personaggio, a una fase della vita – si apre con una citazione e qualche caotico appunto uscito, probabilmente, da un taccuino di esplorazioni dell’autrice (e che il lettore è libero di interpretare, anche sulle proprie gambe). Poche foto in bianco e nero accompagnano i testi, ma le vere immagini si formano vivide nella mente di chi legge grazie alla prosa potente di Elkin: nonostante la ricchezza in riferimenti letterari e artistici, le descrizioni storiche e paesaggistiche si distinguono per la forza evocatrice, senza togliere corpo alle riflessioni politiche e sociali cui si accostano.
Flâneuse è un testo dedicato alle donne, ma che parla a tutti: non può mancare sugli scaffali di chi cerca il bello in ogni sguardo.
Il libro in una citazione
«Quando sei giovane, quando hai così tante possibilità davanti a te, come fai a sceglierne una? Scegliere sembra riduttivo. Vuoi che qualcuno ti dica dove andare, che cosa fare. Per favore toglietemi la possibilità di decidere della mia vita, che non ho chiesto e di cui non so che cosa fare. Mettetemi da qualche parte. Una volta ho seguito un uomo – lo chiameremo X, come Calle – fino a Tokyo, solo per non dover scegliere di non farlo.»
14 marzo 2024
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