Nell’ultimo romanzo la statunitense Rebecca Makkai ci induce a interrogarci su questioni di stretta attualità ponendoci tra la verosimiglianza della letteratura e la verità della cronaca
di Sabrina Colombo
Ho qualche domanda da farti
Autrice: Rebecca Makkai
Traduttore: Marco Drago
Editore: Bollati Boringhieri
Anno edizione: 2024
Anno prima edizione: 2023 (Usa)
Genere: Moderna e contemporanea
Pagine: 470
Consigliato a chi ama i campus novel e i true crime; a chi vuole riflettere sul rapporto fra mezzi di informazione tradizionali, social media e amministrazione della giustizia nonché sui danni provocati dai processi mediatici.
2019. Bodie Kane è una docente universitaria di linguaggi cinematografici, autrice e conduttrice di podcast che hanno per protagoniste attrici coinvolte in casi di cronaca nera. Vive a Los Angeles, è separata dal marito, artista, con cui ha mantenuto una certa intimità, pur se a fasi alterne.
Bodie riceve un invito dalla sua ex scuola, il prestigioso Granby, sperduto fra i monti del New Hampshire: dovrà tenere un corso di due settimane per un gruppo di allievi interessati alla realizzazione e produzione di podcast.
Nel 1995, anno del diploma di Bodie, il Granby era assurto agli onori della cronaca a causa di un oscuro delitto: la morte della studentessa Thalia Keith, per la quale – dopo sommarie indagini – le autorità avevano proceduto all’arresto e alla successiva condanna di un giovane di colore, Omar Evans, preparatore atletico e accompagnatore sportivo.
Un caso estremamente controverso, che a suo tempo aveva acceso i riflettori su un ambiente elitario e ovattato e che era stato chiuso troppo presto, sulla spinta dello sdegno per il gesto efferato, con un condannato della cui colpevolezza negli anni a venire si sarebbe molto discusso. E in effetti il caso era ciclicamente tornato all’attenzione dell’opinione pubblica, grazie a diversi programmi diffusi tramite piattaforme alternative ai canali di stampa tradizionali, che avevano smontato parte del castello accusatorio, approfondendo aspetti della vicenda non sufficientemente indagati dagli inquirenti.
Dopo essersi tenuta ai margini di questa dolorosa vicenda Bodie, che era la compagna di camera di Thalia, complice il rientro sui luoghi dei fatti, comincia a ripercorrere gli eventi. Nell’aiutare i suoi allievi – che intendono occuparsi proprio di questo omicidio – Bodie inizia a sciogliere alcuni nodi del passato fino a far riaffiorare una serie di ricordi e incongruenze che la inducono a riconsiderare le dichiarazioni rese alla polizia.
Nel frattempo, una tempesta social si scatena sulla sua testa e su quella del suo “quasi ex marito”, accusato di comportamenti predatori ai danni di una giovane dipendente della casa d’arte con cui collabora. Passato e presente, vita privata e immagine pubblica della professoressa Kane si sovrappongono, minando l’equilibrio psicologico di Bodie che sa che questa volta, giunta alla maturità, deve affrontare i suoi fantasmi, raccontare la verità e salvare un innocente.
Forse i fatti del 1995 non sono proprio andati come risulta dalle carte del processo, forse dietro la morte della compagna c’è un personaggio rimasto sullo sfondo, cui nessuno a suo tempo ha dato importanza e che si è abilmente eclissato non appena il clamore e il cordoglio si è affievolito.
Chi ha ucciso Thalia Keith? A questa e ad altre domande daranno voce gli studenti del Granby che – ventisette anni dopo – forniranno un contributo essenziale alla riapertura dell’indagine nella sua sede naturale – quella processuale – attraverso il giudizio di revisione.
Ho qualche domanda da farti è un romanzo complesso, con un intreccio tra piani temporali distinti molto ben intessuto. Scritto in seconda persona singolare, è un vero e proprio dialogo serrato a tu per tu con l’assassino, o perlomeno con colui che secondo Bodie è l’assassino, di cui da subito si apprende l’identità, ma che viene inchiodato alle proprie responsabilità solo con lo scorrere dei capitoli, che si fanno sempre più incalzanti.
La prosa è intensa, materica, sembra proprio di entrare nel labirinto della mente non solo del colpevole ma anche di tutti coloro che per inesperienza, timidezza, superficialità, convenienza o altro hanno soprasseduto dall’assumersi la responsabilità di essere sinceri.
Ho qualche domanda da farti è un crime interessante che – dotato di una trama avvincente – punta il focus su temi di assoluta attualità: il ruolo dei media nel veicolare le informazioni dopo l’avvento dei social; la rivoluzione in corso nel mondo dell’informazione, sempre più nelle mani di “nuove figure” che si improvvisano giornalisti ma che dei giornalisti non condividono gli scrupoli deontologici; la passione popolare per il true crime che può assumere risvolti morbosi; i processi trasformati in show mediatici (televisivi e non) e le loro interferenze con le attività che dovrebbero svolgersi esclusivamente nelle aule di tribunale; le tecniche di interrogatorio manipolatorie applicate su personalità fragili e prive di strumenti culturali per indurle alla confessione e – più in generale – la malagiustizia quale conseguenza di una gestione della macchina burocratica farraginosa o sciatta.
La carne al fuoco è molta e l’aver sollevato una serie di argomenti così seri mette i lettori nelle condizioni di avere un approccio distaccato e sociologico – da osservatori esterni imparziali – su tutta la vicenda: impegnati a pensare, si fatica a empatizzare. Ma questo forse è l’obiettivo dell’autrice, che gioca tra la verosimiglianza della letteratura e la verità della cronaca, o meglio tra i generi crime e true crime, e li ibrida magistralmente, regalandoci un finale realistico e lontano dalla retorica.
Ho qualche domanda da farti è infine un campus novel suggestivo, in cui si dà il giusto spazio al racconto del più classico dei luoghi – la scuola privata sperduta fra nel New Hampshire – che costituisce l’insostituibile teatro degli eventi.
Rebecca Makkai (Skokie-Illinois, 1978) insegna scrittura creativa all’University of Nevada, alla Northwestern University di Chicago ed è direttrice artistica dello Story Studio di Chicago. Autrice di diversi romanzi e racconti, con I grandi sognatori (Einaudi) è stata finalista del Premio Pulitzer e del National Book Award. Con lo stesso romanzo – nominato tra i dieci migliori libri del 2018 dal New York Times – si è aggiudicata il Book Prize assegnato dal Los Angeles Times e la Andrew Carnegie Medal for Excellence in Fiction.
Il libro in una citazione
«Non fraintendermi: volevo la tua testa. Ero solo disposta ad aspettare.»
11 marzo 2024
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