Il romanzo dell’islandese Ólafur Ólafsson coniuga intimismo nordico e atmosfere orientali in una storia di occasioni perdute, ricordi e speranze
di Enzo Palladini
Sotto la pioggia gentile
Autore: Ólafur Ólafsson
Traduttore: Alessandro Storti
Editore: Einaudi
Anno edizione: 2023
Genere: Moderna e contemporanea
Pagine: 266
Consigliato a chi crede che una storia d’amore possa riproporsi anche a cinquant’anni di distanza.
Kristófer Hannesson ha settantaquattro anni e gestisce un ristorante di successo in Islanda, a Reykjavík per l’esattezza. Nel 2020, poco prima che esploda la pandemia, decide di chiudere definitivamente il suo Torg, scelta che coglie di sorpresa i suoi dipendenti e anche il ristretto giro famigliare che lo circonda dopo la morte della moglie, avvenuta qualche anno prima. Apparentemente non c’è un motivo valido per questo repentino cambiamento di vita e di orizzonti, ma presto qualcosa si muove nella mente di Kristófer, al quale il medico ha tra l’altro consigliato di esercitare la memoria perché vi ha intravisto delle falle. Da qualche tempo, il protagonista è riuscito a contattare su Facebook la giapponese Miko Nakamura, della quale è stato molto innamorato cinquant’anni prima, quando entrambi vivevano a Londra, e che è sparita dalla sua vita da un giorno all’altro, senza dare spiegazioni. Il fortissimo desiderio è quello di andare in Giappone a rincontrarla.
Non è un viaggio semplice quello di Kristófer. Sia il fratello maggiore sia la figlia adottiva gli fanno capire che non sono entusiasti di questo suo progetto. Kristófer dice vagamente che deve andare a trovare “alcuni amici” e nessuno può fermarlo. Fa tappa a Londra, dove va a rivedere i luoghi (nel frattempo completamente trasformati) che frequentava con Miko. Sembra quasi che l’inizio della pandemia di covid gli impedisca di decollare verso Tokyo, la compagnia annulla alcuni voli, ma alla fine Kristófer riesce a salire su quell’aereo. Durante il viaggio, il protagonista rivive tra sé e fa rivivere anche al lettore tutta la storia d’amore con Miko: come si conobbero e i loro sforzi per nascondere il rapporto agli occhi del padre di lei, che gestiva il ristorante Nippon di Londra, dove Kristófer lavorava come lavapiatti pur di poter restare accanto all’amata il maggior tempo possibile. La parte finale di Sotto la pioggia gentile è piena di sorprese, alcune anche dolorose.
Kristófer è un uomo che sa amare, ma che sa anche distinguere. Ha voluto bene alla prima moglie, ora defunta e a sua figlia, ma nessuna donna gli ha dato le stesse sensazioni di Miko. E tutto questo, lo capiremo con lo scorrere delle pagine, è reciproco. Miko e Kristófer si sono amati tanto nel loro periodo londinese, di un amore sincero che non teneva conto delle influenze esterne. Miko era una ragazza a suo modo ribelle, indipendente, con un solo limite: era troppo legata a certe tradizioni.
Nelle 266 pagine di Sotto la pioggia gentile c’è tanto sentimento: c’è l’amore di due ragazzi che si vogliono bene, ma hanno paura di farlo sapere al mondo; ci sono tante riflessioni sulla vita, su quello che poteva essere e non è stato, sull’opportunità o meno di dire tutto alla persona amata oppure di tenere in serbo qualcosa.
Ólafur Ólafsson, classe 1962, è stato un manager di successo in grandi multinazionali prima di seguire la sua passione per la scrittura ereditata dal padre Ólafur Jóhann Sigurðsson. Il passato di businessman di Ólafur, che ha rivestito incarichi importanti in aziende giapponesi, l’ha portato a conoscere molto bene il mondo orientale, caratteristica evidente di questo romanzo.
Grazie a Ólafsson scopriamo infatti diversi aspetti della cultura giapponese. Impariamo il termine hibakusha, che indica i sopravvissuti all’esplosione atomica di Hiroshima, la città d’origine di Miko. Gli hibakusha in Giappone sono sempre stati discriminati: si diceva che non potessero essere persone come tutte le altre. Le ragazze, per esempio, erano considerate incapaci di concepire figli “normali” e per questo motivo erano rifiutate dai ragazzi di altre città.
La narrazione scivola veloce dal presente al passato e proprio per questo appassiona, coinvolge, fa immedesimare il lettore sensibile nelle riflessioni di Kristófer. Vengono dei colpi al cuore quando si addentra in alcuni momenti davvero tristi, ma alla fine porta con sé un messaggio di speranza, di rassicurazione su quanto possa essere forte un amore, tanto da resistere a un apparente oblio lungo cinquant’anni.
Il libro in una citazione
«Trovo che l’alba metta una certa vitalità, alla testa e alla lingua, facendo dire cose che forse altrimenti resterebbero sottaciute.»
6 marzo 2024
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