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Libri per chi ama davvero leggere

Bret Easton Ellis ritorna in grande stile con Le schegge, thriller metaletterario e multisensoriale

Nell’ultima attesissima opera il noto autore statunitense racconta il suo passaggio all’età adulta e ci fa immergere nell’atmosfera musicale degli edonistici anni Ottanta

di Sabrina Colombo

La copertina del libro "Le schegge" di Bret Easton Ellis (Einaudi)

⭐⭐⭐⭐⭐

Classificazione: 5 su 5.

Le schegge
Autore: Bret Easton Ellis
Editore: Einaudi
Traduttore: Giuseppe Culicchia
Anno edizione: 2023
Genere: Moderna e contemporanea, Gialli & Noir
Pagine: 737

Consigliato agli amanti delle storie sensuali e conturbanti, a chi ascolta la musica anni Ottanta e ne ha nostalgia.

Ascolta Schegge sonore, la playlist tratta dal libro
a cura di Stefano Palladini

Se ti interessa, leggi anche
Meno di zero di Bret Easton Ellis. Traduzione di Marisa Caramella. Einaudi, 2017.

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Los Angeles, autunno 1981. Il diciassettenne Bret Easton Ellis frequenta la prestigiosa Buckley e – a un passo dal diploma e dalla scelta della facoltà universitaria – trascorre le sue giornate con gli amici.
Sono tutti ragazzi ricchi, viziati – dei vitelloni losangelini potremmo dire – allegramente dediti all’abuso di alcol, droghe e farmaci. Passano da un locale alla moda all’altro. Viaggiano su macchine potenti, regalo di genitori distanti non solo geograficamente, persi nei loro problemi sentimentali, impegnati nel lavoro o a loro volta talmente annoiati da affidarsi agli stupefacenti come stile di vita.

Bret ha velleità artistiche, vuole scrivere un romanzo, delle sceneggiature per il cinema; frattanto sperimenta l’amore bisessuale, dedicandosi alla sua fidanzata di facciata così come – segretamente – a diversi uomini di cui subisce il fascino.
A scompaginare le sue certezze arriva un nuovo allievo alla Buckley, Robert Mallory, con un passato oscuro che scatena la fantasia non solo del “giovane scrittore” Bret ma anche del “ragazzo in fase di sperimentazioni sentimentali”.

Sono giorni in cui L.A. è assediata da un gruppo di fanatici organizzati in setta, che aggredisce gli abitanti dei dintorni e persino gli animali, penetrando nottetempo nelle case. Non solo. Uno spietato serial killer – presto verrà definito “Pescatore a strascico” per le efferate modalità delle sue azioni delittuose – è sulle prime pagine di giornali e reti televisive, sempre alla ricerca di particolari pruriginosi da sottoporre a un pubblico avido di scandali.

C’è un collegamento tra la setta e il “Pescatore”? E tra questi ultimi e il nuovo aitante e riservato allievo della Buckley?

Frattanto imperversano gli edonistici anni Ottanta: anni di musica elettronica, di new wave, di personaggi (più o meno) artisticamente validi, saliti alla ribalta delle cronache mondane della città, che incrociano il percorso di Bret e dei suoi sodali.

Si dipana così un romanzo che è al contempo di formazione e thriller, psichedelico e allucinato, in cui ogni pagina lascia prefigurare un possibile epilogo che pochi capitoli dopo viene ribaltato. Il male è il convitato di pietra dell’opera, si aggira fra le ville degli esclusivi quartieri vip, come una spirale avviluppa i personaggi giungendo a lambirli in un climax crescente di violenza che sfocerà in un finale parossistico, torbidamente congegnato.

La prosa è avvolgente, densa, fatta di periodi lunghi, in cui si alternano sintassi ipotattica e paratattica. Le circonlocuzioni mentali della voce narrante, lo stesso Bret, sono sospese tra il piano del reale e quello onirico: il risultato è una narrazione ipnotica e a tratti pulp, soprattutto nelle descrizioni dei crimini che scandiscono gli snodi principali. Il ritmo è sostenuto e non si avverte mai un momento di stanchezza, semmai si ha talvolta la tentazione di posare il romanzo per metabolizzare alcuni eventi particolarmente disturbanti.

La lingua è carica di aggressività repressa – anche nelle scene di sesso che sono esplicite, va detto, ma pertinenti rispetto al clima culturale e antropologico che l’autore ci vuole descrivere: un mondo rovesciato, dove contano i soldi e non i valori, il sesso più che l’amore e la tenerezza, l’avidità e la grettezza degli adulti piuttosto che l’attenzione e la vicinanza ai problemi esistenziali dei figli.

Le schegge è anche un romanzo metaletterario, in cui l’autore si fa protagonista, raccontando – pur senza intento autobiografico, come chiarisce nella nota in chiusura – la fine della sua adolescenza dorata e il passaggio all’età adulta, quando scandalizzò il patinato milieu culturale americano con il romanzo di esordio Meno di zero. E in effetti molti sono i riferimenti a quest’ultimo, nella trama così come nei tratti salienti dei protagonisti, ora come allora affetti dal mal di vivere. Ma sono passati quarant’anni tra le due opere, e si percepiscono, nell’intensità della scrittura e dell’introspezione psicologica: se nel primo i ragazzi erano vanesi, superficiali e disinibiti – nel secondo sono molto più profondi, drammaticamente privi di empatia, allucinati, concentrati su se stessi e scollegati dalla realtà.

Le schegge, infine, è un romanzo che garantisce una “visione multisensoriale”: il perimetro narrativo è attraversato da continui riferimenti alla musica di quegli anni – dagli Ultravox ai Police, passando per Elvis Costello e Peter Gabriel – e le citazioni (anche ai relativi video che passavano su MTV) diventano a loro volta spunti di riflessione ed elementi che aggiungono ulteriore pathos al racconto già di per sé iperrealista.

Il libro in una citazione
«Eravamo adolescenti, bambini superficialmente sofisticati, che non sapevano davvero nulla di come funziona il mondo – lo stavamo sperimentando, immagino, ma senza averne cognizione. Almeno fino a quando non accadde qualcosa che ci proiettò in uno stato di esaltata consapevolezza.»

5 febbraio 2024
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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