A un anno dalla morte del calciatore possiamo leggere il toccante racconto inedito della sua vita registrato durante le riprese del docufilm La bella stagione e messo nero su bianco da Pier Domenico Baccalario e Marco Ponti
di Enzo Palladini

Le cose importanti
Autore: Gianluca Vialli
Curatori: Pier Domenico Baccalario, Marco Ponti
Editore: Mondadori
Anno edizione: 2024
Genere: Memoir, Sport
Pagine: 150
Note: I proventi del libro sono destinati alla Fondazione Vialli e Mauro per la ricerca e lo sport Onlus per il progetto MOMALS, monitoraggio e analisi multi-omica della SLA, dei Centri Clinici NeMO di Milano e Arenzano (Genova).
Consigliato non solo a chi a passione per il calcio o lo sport in generale ma anche a chi vuole commuoversi un po’, scoprendo una storia di dolore vissuta con gioia.
Se non sapessimo che un male terribile si è portato via Gianluca Vialli all’alba del 2023, leggendo queste pagine avremmo la sensazione di vederlo lì seduto, che racconta quali sono le cose importanti della sua vita. Ci sono passaggi da brividi, soprattutto quelli in cui Vialli narra la malattia, il modo di affrontarla, la dolcezza con la quale tale “indesiderato compagno di viaggio” – così lo descrive lui più che come un nemico – è stato comunicato alla cerchia degli affetti più stretti.
Vialli è stato un calciatore di altissimo livello, un esempio di professionalità, ma anche un uomo che ha lasciato un’eredità morale superiore alla media. Basta leggere le poche righe che valorizzano la quarta di copertina e che cominciano così: “Ci sono almeno dieci cose che si possono fare senza aver bisogno di alcun talento…”. L’elenco che segue lascia a bocca aperta perché sono input che tutti noi possiamo seguire, ma non abbiamo mai pensato di raggruppare in un decalogo di questo tipo, che ci porterebbe serenamente alla sua stessa conclusione: “Il talento può essere un dono, ma anche una conquista”.
La fortuna di vivere alcune ore indimenticabili, ascoltando Vialli raccontare le magnifiche avventure (non solo sportive) di queste 150 pagine, è toccata al gruppo di lavoro che ha realizzato La bella stagione, il docufilm sullo scudetto vinto dalla Sampdoria nel campionato 1990-91. Vialli ha registrato tutto quello che si sentiva dentro, in parte nella sua casa londinese di Chelsea, in parte a Milano. Era il suo ultimo anno di vita, la malattia gli rendeva complicati tutti i movimenti, eppure aveva una forza interiore che lo animava, che lo faceva sembrare così uguale a quando faceva impazzire i difensori avversari con la sua velocità e la sua tecnica.
Nella vita, Vialli poteva fare praticamente tutto quello che voleva, veniva da una famiglia benestante, figlio di un costruttore edile con numerose proprietà immobiliari. Ha scelto di seguire la passione, di misurarsi a livelli sempre più alti. In Le cose importanti racconta tutti i suoi segreti, le doti interiori che servono per diventare uno sportivo del suo calibro, ma anche il tipo di rapporti che si possono creare all’interno di uno spogliatoio. Normalmente una squadra resta unita finché ottiene i risultati, mentre la sua Sampdoria, al contrario, otteneva i risultati proprio perché sapeva restare unita anche nei momenti di difficoltà. Un gruppo di cui proprio Vialli e l’amico inseparabile Roberto Mancini erano i leader.
I due curatori, Pier Domenico Baccalario e Marco Ponti, non devono avere fatto molta fatica a scrivere questo bel libro. Leggendolo – e quando lo si inizia è difficile fermarsi – e ricordando qualche contatto diretto con Vialli, risulta evidente che in quelle pagine c’è proprio lui, c’è il suo modo di esprimersi sempre con la massima proprietà di linguaggio, la sua cultura nettamente superiore rispetto alla media dei calciatori, il suo modo di interpretare la vita. Ci sono aneddoti divertenti, come quello dell’infermiera londinese che gli disse: “Ma lei non assomiglia a Gianluca Vialli, è proprio uguale a Bruce Willis”, o quello della partita in cui entrò in campo per ultimo saltellando come se fosse in groppa a un cavallo, per poi ripetere questa scena all’infinito perché portava bene.
Il bellissimo racconto di Gianluca ci fa dimenticare in molti passaggi che poi la storia purtroppo è finita male, ma lungo il percorso riesce a far sorridere spesso, a commuovere abbastanza, a far riflettere sempre.
Il libro in una citazione
«Io credo che l’errore che si commette spesso sia quello di chiedere agli altri di avere fiducia in te, dimenticando che invece la prima cosa da fare è dimostrare di avere fiducia negli altri.»
18 gennaio 2024
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