L’ultimo romanzo di Manuel Vilas prende ispirazione dal sonetto di Francisco de Quevedo e lo traspone in prosa dei giorni nostri
di Enzo Palladini
Amor costante
Autore: Manuel Vilas
Traduttore: Bruno Arpaia
Editore: Guanda
Anno edizione: 2023
Genere: Moderna e contemporanea
Pagine: 332
Consigliato a chi cerca un senso davvero profondo dell’amore.
Il titolo italiano Amor costante dell’ultimo romanzo di Manuel Vilas riprende quello di un sonetto vecchio di quattrocento anni cui lo stesso autore si è ispirato: Amor costante, al di là della morte del poeta Francisco de Quevedo, componimento che ha un grande risalto nella storia della letteratura spagnola, ma che in Italia pochi conoscono. Ed è proprio il tema principale trattato da questo sonetto che Vilas ripropone nella sua ultima opera, intitolata Nosotros in lingua originale: la capacità di amare una persona anche dopo che non è più sulla Terra. Un pensiero vecchio come il mondo, ma sempre incredibilmente attuale.
La protagonista si chiama Irene, è una vedova sulla cinquantina ancora molto avvenente. Ha perso il marito Marcelo, detto Marce, un venditore di mobili metà spagnolo e metà italiano (per parte di madre). Vilas scrive in terza persona e fa entrare la voce narrante nella mente di Irene. Verso la fine della storia le lettrici e i lettori capiranno che la finalità di tale espediente narrativo è rivelar loro molte verità tutt’altro che intuibili.
Marce e Irene sono stati felici, molto felici. Questo è quello che la protagonista dice a se stessa e agli altri. Un matrimonio durato vent’anni, fatto di viaggi, di coccole e di tanto amore fisico. I due sono arrivati ad autoelevarsi reciprocamente a un livello quasi divino, si sono detti di essere l’incarnazione dell’ideale amore. Poi Marce si è ammalato di tumore, la malattia se l’è portato via abbastanza velocemente, ma non senza infliggergli sofferenze atroci.
Venduta l’attività commerciale del marito, Irene decide anche di cambiare casa: lascia l’attico, dove abitava da sposata; si prende un appartamento più piccolo nel centro di Madrid. E qui comincia una nuova fase della sua esistenza.
Irene parte per un viaggio che la porta prima nel Sud della Spagna, poi in Catalogna, poi in Francia, in Sardegna e infine in Svizzera. Aveva promesso al marito che si sarebbe goduta la vita. E così fa: affitta auto lussuose, alloggia nei migliori alberghi, ma soprattutto si sceglie un amante a ogni tappa, che sia uomo o donna poco importa. Una sola è la sua ossessione: durante un atto sessuale, quando arriva il momento dell’orgasmo, vede davanti ai suoi occhi Marce che la osserva. Ed è proprio questo lo scopo, quello di rivivere attraverso altri uomini e altre donne le meraviglie assaggiate durante quel matrimonio, compresa qualche mania autolesionista tipo quella di tagliuzzarsi la pelle con un rasoio.
La parte finale di questo romanzo, che ha anche vinto il Premio Nadal 2023, è un piccolo capolavoro narrativo. Le prime 280 pagine sono un inno alla vita e all’amore, le ultime quaranta sono uno schiaffone che ci riporta alle insidie dell’attuale quotidianità della protagonista. Tutto narrato con uno stile molto personale, ma molto coinvolgente.
Vilas tratta in maniera sublime il tema della perdita. La mancanza delle persone amate può provocare danni irreparabili nella mente umana. Un percorso che era stato già esplorato in modo altrettanto toccante in un lavoro precedente, In tutto c’è stata bellezza. In quel caso si analizzava il senso della perdita delle persone care, quelle dello stretto ambito famigliare. La perdita di Irene coincide invece solo con il grande amore della sua vita e da quel colpo tremendo non si riprende mai più, o almeno non del tutto, come potremo constatare quando la ritroveremo settantenne. Ma l’amore, in particolare quando si tratta di Amor costante, può anche compiere miracoli, come quello di resuscitare i morti. O forse anche questa è un’illusione, visto che lo stesso Vilas, in una brevissima introduzione, prova a confonderci ulteriormente le idee: “Che esistano gli angeli è una grande notizia per il mondo. Danno bellezza a questo pianeta. Uno di quegli angeli si chiama Irene, e la sua storia comincia nella prossima pagina”. Un angelo parecchio sui generis per i canoni tradizionali della religione, ma che – a modo suo – si merita questa elevazione.
Il libro in una citazione
«Suo marito non c’era più, e le mani di Irene non potevano toccare il corpo del suo Marce come l’avevano toccato per vent’anni, e non poteva vivere senza di lui, però gli aveva promesso che l’avrebbe fatto perché prima di morire lui le aveva mostrato il luogo, il castello segreto.»
27 novembre 2023
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