Le parole nei libri
ATAVICO
«“Charline, perché sei così brava a carte?”
“È mio padre che mi ha insegnato.”
“Geniale!”
“E il tuo, cosa ti ha insegnato?”
“Niente. Mio padre mi picchia e basta.”
“Allora devi stare attento. Perché secondo le statistiche i bambini di genitori violenti diventano violenti a loro volta.”
“Come?”
“Be’, è così. Riproducono la violenza dei loro genitori. Si chiama ‘atavismo’.”
Ci rimango malissimo. Mi alzo e corro via per non sentirla più.
Non voglio essere atavico.»
Il paese senza adulti di Ondine Khayat. Traduzione di Paola Lanterna. Piemme, 2010. Pag. 184
Libri per combattere la violenza sulle donne
Il paese senza adulti è un romanzo ricco di scene emozionanti. Quella che inizia con questo dialogo tra il piccolo Slimane e la sua amichetta Charline, che si trovano in ospedale, è sicuramente tra le più toccanti. Dopo aver risposto a Charline, Slimane corre dal dottor Yves Lemoine, che lo sta curando e che “sa come calmare le angosce di un bambino di undici anni che fa una domanda che riguarderà tutto il resto della sua vita.” Lo psichiatra spiega a Slimane che non tutti i bambini diventano violenti, se un loro genitore lo è stato. Certi riproducono la violenza conosciuta perché è il solo modo di comunicare che conoscono, ma il rischio di diventare violento è decisamente inferiore per chi riesce a parlare di cosa è accaduto.
Il punto della narrazione in cui la scena è collocata, la costruzione del dialogo tra i due bambini e la reazione di Slimane rendono la parola atavico memorabile.
Sonia Vaccaro
atavico
agg. (pl. m. –ci)
[der. del lat. atăvus «bisarcavolo», e nel plur. atăvi «proavi, antenati»]
1. Che risale agli avi o da essi deriva: manifestazione, morbosità che ha cause a.; famiglia in cui la professione di venditori d’acqua è a. (Di Giacomo).
Treccani.it – Vocabolario on line
23 novembre 2023
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