L’attivista siberiana Anna Nerkagi ci fa entrare nella tribù dei Nenec, minoranza che rischia di essere annientata dalla russificazione
di Manuela Mongiardino
Aniko
Autore: Anna Nerkagi
Editore: Utopia
Traduttrice: Nadia Cigognini
Anno di pubblicazione: 2023
Anno prima pubblicazione: 1977 (Russia)
Genere: Moderna e contemporanea
Pagine: 138
Consigliato a chi ama conoscere terre, lingue e popoli lontani da noi e dalla nostra esperienza di vita.
Se t’interessa, leggi anche Una donna nella notte polare di Christiane Ritter, scrittrice austriaca (ed. Keller), storia basata su fatti realmente accaduti e ambientata nel bianco dell’Artico.
Se t’interessa, guarda anche il documentario Nerkagi (2012), diretto da Ekaterina Golovnya, che in 60 minuti racconta le attività della scrittrice per la sua gente.
Aniko, romanzo di esordio di Anna Nerkagi, racconta un evento tragico nella vita del clan Nogo, tribù nomade siberiana, per scavare poi nelle implicazioni antropologiche, sociali, scientifiche e culturali di questo gruppo sociale che risiede ai margini del mondo abitato. Nel testo vengono descritte le difficoltà della vita nomade e le tradizioni degli allevatori di renne della Siberia occidentale come la caccia, la protezione delle mandrie dai lupi predatori e la sopravvivenza nelle zone più fredde della Terra.
I personaggi si dividono in due gruppi, a seconda della loro provenienza geografica o culturale. Da una parte troviamo i Nenec, i loro animali, l’accampamento e “gli idoli”: statuette antropomorfe intagliate nel corno o nel legno, che rappresentano la loro religione pagana. Dall’altra i Russi: ingegneri e geologi che lavorano in questa zona ricca di gas naturale. Non tutti hanno come unico scopo lo sfruttamento delle risorse: uno di loro è interessato agli jarabcy, canzoni di una tradizione orale che progressivamente va perduta.
Il racconto è dettagliato. Tuttavia, una volta giunti al finale aperto, viene da interrogarsi sulle decisioni che prenderanno alcuni dei protagonisti. Solo nel 1996 viene pubblicato il seguito: White Arctic Moss – titolo che potremmo tradurre con Il bianco muschio dell’Artico, non ancora pubblicato in italiano – che colma questo apparente vuoto.
In Aniko la narrazione è chiara e scorrevole, scritta in un registro medio. Le descrizioni si alternano al dialogo, che presenta termini in lingua Nenec intraducibili in italiano: sono parole afferenti al mondo dei nomadi come vestiti o attrezzi, che l’editore evidenzia in grassetto, per dare loro maggiore risalto nella narrazione.
Il testo, di lunghezza contenuta, ci fa conoscere una cultura dall’interno, dandoci l’impressione di farci entrare nelle tende, indossare le vesti tipiche per ripararci dal freddo e osservare le attività che la comunità compie quotidianamente per sopravvivere. Uno dei particolari maggiormente apprezzabili, oltre alla contrapposizione tra due stili di vita, è la descrizione dei legami duraturi e sinceri tra le persone dell’accampamento. D’altro canto s’intuisce come la cultura Nenec sia in pericolo, a causa di un appiattimento che porta all’annientamento delle culture minoritarie, che in questa – e purtroppo in altre aree geografiche – si chiama russificazione.
Aniko è la scrittrice stessa, Anna Nerkagi, che racconta le proprie esperienze di vita e quelle della sua famiglia, precedenti al suo ritorno tra i Nenec. Il riavvicinamento è per lei necessario, ma anche traumatico.
Nerkagi è una delle prime scrittrici Nenec nonché un’attivista per i diritti del suo popolo. Scrive in lingua russa e porta alla luce le problematiche socio-culturali delle famiglie residenti in territori aspri, dove ogni giorno la vita è una conquista. A Tjumen’, dove ha vissuto e studiato, la cultura e lingua indigena erano bandite in nome di un ipotetico progresso, che la allontanava dalle sue radici. Laureata in geologia, Nerkagi lascia definitivamente Tjumen’ nel 1980, a 29 anni, per tornare alla vita che aveva conosciuto da bambina; adesso vive sulla penisola Jamal con suo marito. Negli anni Novanta ha istituito una scuola per i bambini dei Nenec, che da quel momento segue come insegnante.
Con questo libro il lettore ha l’opportunità di intraprendere un lungo viaggio insieme ad Aniko e di iniziare a capire con lei la vita e le problematiche di un luogo alla fine del mondo. Questo primo romanzo di Nerkagi, che inizialmente non ha riscosso grande seguito, avrebbe meritato una risposta più calorosa da parte della critica. Dopo Aniko del 1977, Nerkagi pubblica Ilir nel 1979, The White Yagel nel 1986 e infine il già menzionato seguito White Arctic Moss, scritto nel 1994.
Il libro in una citazione
«Perdonami, mamma. È colpa mia se siamo state separate. Ti ho lasciata per andare a studiare, per istruirmi e migliorarmi. Ma sono diventata davvero una persona migliore?»
15 settembre 2023
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