Le parole nei libri
CRI-CRI
«Martino aveva un debole per i cri-cri. Di solito li spaccava a metà con i denti per contemplare la sezione con la nocciola al centro, poi il cioccolato e la mompariglia di zucchero.»
Tornare dal bosco di Maddalena Vaglio Tanet. Marsilio, 2023. Pag. 190
Il termine è regionale, indica una specialità piemontese (cioccolato pralinato) e diventa lo strumento attraverso il quale l’autrice ci attira all’interno della vicenda narrata, grazia a una prosa “immersiva” e curata: non vi sembra di percepire il suono del cioccolatino e – soprattutto – la dolcezza che si diffonde sul palato?
Sabrina Colombo
Cri-cri
s.m.
Dolci di Natale piemontesi solitamente avvolti in carta colorata di rosso, giallo, verde, oro, argento. Sono “praline” rotonde di circa due centimetri di diametro, ricoperte di piccole sfere di zucchero bianco (un tempo erano colorate) che coprono un cuore di nocciola tostata ricoperto dal cioccolato fondente. La loro storia risale alla fine dell’Ottocento: pare infatti che nacquero a Torre Pellice, in provincia di Torino, nel 1886 grazie al confettiere Giuseppe Morè. Una storia più che centenaria dunque che, con orgoglio indiscutibilmente sabaudo, prosegue ancora oggi: a Torino se ne trovano di tutti i tipi, da quelli più “industriali” che fanno capolino sugli scaffali dei supermercati, a quelli artigianali che spiccano nelle vetrine delle pasticcerie locali.
Cri-cri, il cioccolatino piemontese travestito da caramella. LaCucinaItaliana.it
13 settembre 2023
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