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Libri per chi ama davvero leggere

La ricreazione è finita, due bei romanzi in uno

Dario Ferrari trasforma il mondo universitario in metafora dell’Italia

di Sabrina Colombo

La copertina del libro "La ricreazione è finita" di Dario Ferrari (Sellerio)

⭐⭐⭐⭐⭐

Classificazione: 5 su 5.

La ricreazione è finita
Autore: Dario Ferrari
Editore: Sellerio editore Palermo
Anno edizione: 2023
Genere: Moderna e contemporanea
Pagine: 466

Consigliato a chi vuol leggere un romanzo di formazione e generazionale che pone il focus sugli anni Settanta in Italia, con particolare attenzione al fenomeno del terrorismo e dell’eversione e che – contemporaneamente – racconta il sistema della “ricerca” in ambito universitario e i suoi bizantinismi.

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Marcello Gori, trentenne viareggino con una poco spendibile laurea in Lettere e una tesi su Kafka, stanco di barcamenarsi fra lavoretti precari, una fidanzata onnipresente e un gruppo di amici un po’ vitelloni, nel 2017 tenta un concorso in Università a Pisa e – inaspettatamente – vince un dottorato.

Il suo mentore sarà il Chiarissimo professor Sacrosanti, barone dell’Italianistica, il più classico degli intellettuali di sinistra, con agganci fra i nomi che contano, della politica così come dell’intellighenzia. Quest’ultimo lo indirizza verso lo studio e l’approfondimento dell’opera di un autore misconosciuto, Tito Stella, pure lui viareggino, morto negli anni Duemila dopo una lunga condanna scontata interamente in carcere (senza essersi mai pentito) per terrorismo, banda armata e omicidio.

Inizia così un viaggio ricco di suggestioni per il protagonista, che strada facendo perde l’innocenza e lo status di postadolescente superficiale e inconcludente per acquistare la caratura di un uomo portatore di solidi principi. La sua è una gimcana nei meandri dell’università, un mondo fatto di raccomandazioni e sottili giochi di potere per controbilanciare il ruolo dei diversi accademici e il loro peso all’interno delle diverse istituzioni; una “realtà parallela”, dove sembra esistere un “manuale Cencelli” per imparare a scrivere un testo in cui – si badi bene – le note, le citazioni degli studiosi, con tanto di opinioni dottrinali favorevoli e sfavorevoli, richiami bibliografici, rimandi ad articoli, pamphlet, saggi dell’uno piuttosto che dell’altro autore a seconda della fazione/scuderia in cui si milita – diventano più importanti del contenuto stesso della ricerca scientifica in atto. Sposare un’opinione può spianare una carriera, criticarne un’altra può condurre ai margini del sistema, anticamera dell’oblio.

Marcello viene chiamato a passare al microscopio la vita di Tito Stella, di cui approfondirà origini, attività, pubblicazioni, corrispondenza, con la speranza di ritrovare l’autobiografia rimasta incompiuta: ma ad attrarlo particolarmente, più che la produzione letteraria, sarà il percorso umano di questo ragazzo degli anni Settanta, che si delinea anche grazie ai ricordi di chi quei giorni – non così lontani – li ha vissuti.

Chi è Tito Stella? Difficile tracciare un profilo esaustivo: è un giovane cresciuto tra bar e parrocchia, avvicinatosi come molti all’ideologia anarchica, fondatore, insieme a un gruppo di lavoratori e studenti, di una vera e propria cellula eversiva denominata “Brigata Ravachol”. Con i suoi sodali Tito – negli anni della colonna Alasia e di quella romana, della propaganda armata e dei primi attentati ai rappresentanti dello Stato – si dà alla clandestinità, passando dall’architettare episodi puramente dimostrativi – poco più che ragazzate – al rivendicare azioni contro la proprietà e contro la persona, sfociate nel sangue.

Il decennio Settanta-Ottanta è un tempo delicato e complesso a Viareggio come nel resto dell’Italia. In fabbrica si lavora duramente senza adeguate tutele, il malcontento della classe operaria è sempre più evidente, il movimento studentesco dopo il Sessantotto si rimodula e passa dalle manifestazioni in piazza all’organizzazione di una fitta rete di gruppi eterogenei nei valori e nella formulazione degli obiettivi che intendono perseguire. L’anarchia, in taluni frangenti, prende il posto dell’ideologia comunista, radicalizzandosi e trovando espressione in azioni non solo contro i nemici del popolo – Stato, mondo dell’impresa – ma anche nei confronti di chi dentro al movimento operario non accetta la svolta violenta che è stata impressa da sedicenti “ideologi” senza scrupoli, questi ultimi abbastanza furbi da manovrare le azioni di chi ha impugnato le armi ma ben decisi a non sporcarsi personalmente le mani.

Le due linee narrative – quella contemporanea che vede Marcello immergersi sempre più a fondo nella storia personale e professionale di Tito Stella, e quella di Tito, che sceglie la lotta armata – si alternano molto efficacemente dando forma a una trama scorrevolissima, piacevole, arguta, profonda, a volte spiazzante.

Il finale comincia a intravedersi già a metà deli libro ed è l’unico possibile, ineccepibile sotto il profilo della coerenza dei personaggi all’interno del complesso ingranaggio narrativo che ha punti fermi ben precisi nella Storia d’Italia. Sono proprio i personaggi – numerosi e ben ideati dall’autore con le loro mille contraddizioni umane, sentimentali, morali, politiche – a diventare essi stessi fonte di riflessione per chi legge e specchio di un’Italia contemporanea che ha ancora molti conti da saldare con il suo passato recente.

Dario Ferrari (Viareggio, 1982) ha conseguito un dottorato in Filosofia presso l’Università di Pisa, è insegnante di liceo e traduttore. Ha esordito nel 2020 cimentandosi nel giallo con La quarta versione di Giuda (Mondadori). La ricreazione è finita quest’anno è stato proposto per il Premio Strega, ha vinto il Premio Flaiano per la Narrativa e il Premio Satira Forte dei Marmi; è inoltre nella rosa finalista del Premio Doranera 2023. Lo scorso 8 settembre al Festival della Letteratura di Mantova – insieme a Gian Marco Griffi (autore del noto Ferrovie del Messico, Laurana, 2022), Ferrari ha tenuto una lectio sul tema “Letteratura fuor di binario”.

Il libro in una citazione
«Non sarò io a essere sbagliato, mi chiedevo, che ancora non so che fare della mia vita? La voce di Calvino mi ripeteva: alle volte uno si crede incompleto, ed è soltanto giovane. E la sua mite autorità era sufficiente a tranquillizzarmi.»

13 settembre 2023
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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