di Sabrina Colombo
Mi limitavo ad amare te
Autrice: Rosella Postorino
Editore: Feltrinelli
Anno edizione: 2023
Genere: Moderna e contemporanea
Pagine: 349
Consigliato a chi vuol leggere un romanzo corale che parla di guerra, assimilazione culturale, perdita delle radici, adozioni internazionali.
Sarajevo, 1992. Omar e Sen sono due fratelli accolti presso un orfanotrofio, li ha condotti lì la madre in piena guerra dei Balcani, per sottrarli alla fame che imperversa in quei giorni infausti. Omar passa le giornate ad attendere le sue visite che – dopo un bombardamento – improvvisamente cessano senza che si sappia più nulla di lei.
In quel contesto Omar incontra Nada, una bambina timida con una mutilazione alla mano, e Ivo, il fratello di quest’ultima, prossimo all’arruolamento, entrambi abbandonati da una madre anaffettiva che vive di espedienti, non ultima la prostituzione. Tra Omar e Nada nasce una profonda amicizia che per Omar, in effetti, è un vero e proprio innamoramento e che negli anni si consoliderà.
Il peggiorare della situazione del conflitto etnico, che si trasforma in guerra civile, induce le autorità bosniache a organizzare l’espatrio di numerosi minori verso Paesi più sicuri. E così i ragazzi dell’orfanotrofio vengono mandati in Italia, presso alcuni centri gestiti dalla Chiesa cattolica. Proprio durante il viaggio rocambolesco in autobus – sotto l’egida dei Caschi blu dell’Onu – verso questo approdo sicuro, Nada conosce Danilo, un ragazzo gentile e riservato di religione musulmana, che ha lasciato a Sarajevo il resto della sua famiglia miracolosamente sfuggita all’eccidio da parte dei militari.
I protagonisti vengono smistati fra una comunità di suore in Emilia-Romagna e un analogo centro in Lombardia. Iniziano così anni di adattamento, in cui i piccoli ospiti crescono, vanno a scuola, imparano la lingua del posto, cercano di costruirsi una quotidianità lontano dalle famiglie di origine. Alcuni vengono adottati, con esito soddisfacente e si inseriscono perfettamente nel contesto sociale. Altri faticano a staccarsi dalla cultura di origine e patiscono il tentativo di assimilazione, che percepiscono come un’imposizione.
Fra questi ultimi vi è Omar – il personaggio più inquieto e problematico del romanzo – che viene adottato insieme al fratello Sen da una famiglia lombarda. Mentre Sen fa di tutto per ambientarsi, fra scuola e parrocchia, accettando addirittura la conversione alla religione cattolica, Omar è recalcitrante, se non addirittura ostile: mantiene la speranza – contro ogni evidenza, prima fra tutte l’assoluto silenzio protrattosi per anni e l’inutilità delle ricerche svolte – di rivedere la madre.
Nada a sua volta – ribelle e sognatrice – di affidamento non vuole proprio sentire parlare: rimane a vivere dalle suore fino all’età adulta mantenendo il filo dell’amicizia con Omar.
Danilo si iscrive a giurisprudenza a Bologna e vive una breve relazione a distanza proprio con Nada, per poi abbandonarla quando il legame si fa troppo intenso ed esclusivo.
La vita attende al varco i protagonisti e ognuno di loro dovrà fare i conti – a conflitto concluso – con i fantasmi del passato: qualcuno riallaccerà i legami con i parenti rientrando a Sarajevo; qualcun altro rinnegherà definitivamente le proprie origini, traumatizzato dalla violenza subita; qualcun altro ancora cadrà vittima della propria fragilità, allontanandosi dal nucleo adottivo e finendo a sopravvivere per strada.
Mi limitavo ad amare te è un romanzo corale sulla perdita di identità e sull’assimilazione culturale, in cui si indaga sulle conseguenze che lo sradicamento dei bambini può avere sulla loro formazione e in cui si pongono diversi quesiti circa il ruolo delle organizzazioni statali e umanitarie nella gestione del fenomeno dell’esodo di guerra. In questo senso è quanto mai attuale.
Del pari, è un romanzo pervaso dalla lancinante nostalgia per le madri e, più in generale, per la comunità che si è lasciata. Madri – biologiche o adottive – tutt’altro che perfette o idealizzate: alcune inidonee al ruolo; altre segnate dalla brutalità dei militari e dal trauma che ne è conseguito; altre ancora mosse da ottime intenzioni ma non all’altezza del compito di crescere un figlio partorito da un’altra donna, con alle spalle una storia, una lingua, una religione e delle tradizioni tanto diverse.
Il romanzo copre un arco di venti anni circa – dal 1992 al 2011 – e nasce da un’attenta ricerca di Rosella Postorino, che si è documentata su molte vicende di bambini e adolescenti accolti in Italia durante l’infuriare della guerra civile nei Balcani nei primi anni Novanta.
Scritto in maniera molto emotiva e partecipata, ricco di riferimenti poetici e musicali che scandiscono il passare del tempo – dall’inno generazionale di Roger Waters Wish You Were Here ai motivi balneari del Festivalbar – Mi limitavo ad amare te colpisce al cuore per l’assenza di retorica e la prosa raffinata e coinvolgente.
Pur scontando un certo rallentamento del ritmo narrativo dovuto alla necessità di dar conto delle vite parallele dei numerosi personaggi – soprattutto nella parte dedicata alla permanenza in Italia presso i centri di accoglienza – l’opera nel finale ha il pregio di far convergere tutti i protagonisti verso un epilogo realistico e poetico, dii grande impatto.
Rosella Postorino (Reggio Calabria, 1978) è autrice di numerosi romanzi, anche per ragazzi, per i quali ha ottenuto diversi riconoscimenti; nel 2018 ha vinto il Premio Campiello con Le assaggiatrici (Feltrinelli, 2018), ormai un best seller internazionale tradotto in oltre trenta lingue.
Il libro in una citazione
«“Il cuore gli batteva forte. Nella coltre di fumo, il brusio in sordina lo smarriva.
“Corri!” Il bambino girò di scatto la testa: era la voce di sua madre, ma da dove veniva? “Mamma.” La cercò nella calca. Una schiera sfocata di soldati, una ressa confusa di persone, sagome annaspanti, bruciore negli occhi. Non la vide. “Corri!” Ma era la sua voce, era lei, doveva essere lei. Il bambino le obbedì, le obbediva sempre. “Dove sei?”»
13 giugno 2023
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