di Sabrina Colombo

Fame d’aria
Autore: Daniele Mencarelli
Editore: Mondadori
Anno edizione: 2023
Genere: Moderna e contemporanea
Pagine: 171
Consigliato a chi vuole leggere una storia di famiglia delicata e dolorosa; a chi è sensibile alle tematiche della disabilità, della salute mentale e al tema del “dopo di noi”.
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Come d’aria di Ada D’Adamo. Elliot, 2023.
Pietro Borzacchi sta viaggiando da Anagni a Ginosa di Puglia con il figlio Jacopo, quando la sua vecchia Golf lo abbandona nei pressi di Sant’Anna del Sannio, un minuscolo paese dell’entroterra molisano.
Jacopo è un ragazzo gravemente autistico: non parla, non comunica, non manifesta in nessun modo le sue necessità, vive in un mondo fatto di silenzio e bisogni primari, accudito dai genitori. Mangia, ma deve essere imboccato, non è in grado di attendere alle minime attività, lavarsi, andare in bagno, vestirsi.
La moglie di Pietro è a Milano, da alcuni parenti, e lo raggiungerà per festeggiare l’anniversario al mare, nel luogo in cui si sono conosciuti.
Nel paesino immaginario di Sant’Anna uno sparuto gruppo di abitanti si prodiga per dare aiuto all’uomo e al suo ragazzo. C’è Oliviero, il meccanico in pensione, che cerca un pezzo di ricambio presso tutti gli sfasciacarrozze della zona; c’è Agata, titolare dell’unico ristorante, che mette a disposizione una camera del suo albergo, chiuso da anni per mancanza di turisti; c’è Gaia, la barista, che porta con sé un alito di freschezza e gioventù. E ci sono poi gli abitanti – il sindaco presenzialista, il farmacista vanesio, gli anziani che giocano a carte o a biliardo al bar – che a vario titolo interagiscono trovandosi per un verso o per l’altro coinvolti nella vicenda.
Pietro è un uomo in difficoltà economiche, che conta le monete per arrivare alla fine del mese, indebitato fino al collo per garantire a Jacopo prestazioni altrimenti non assicurate dal servizio sanitario, e che combatte con la burocrazia perché gli vengano riconosciuti i primari diritti: presidi medici, sostegno scolastico, terapie di supporto.
Pietro è anche un uomo al limite della depressione, con un’aggressività repressa che canalizza consapevolmente su Jacopo, nei cui confronti a volte si mostra freddo, sgarbato, e al quale si rivolge con un irripetibile epiteto, valvola di sfogo di tutto il dolore e la rabbia accumulata negli anni.
Eppure i pochi giorni in un ambiente diverso – dove i ritmi sono più blandi e la stranezza del ragazzo finisce per armonizzarsi con la bizzarra comunità montana fatta di sopravvissuti al calo demografico – bastano a far sciogliere il grumo di orrore e strazio con cui Pietro convive, ponendolo di fronte a una possibile alternativa rispetto ai progetti che ha coltivato segretamente.
La Fame d’aria è quella di cui soffre Pietro, che si è chiuso il cuore per evitare di amplificare la sofferenza.
L’opera di Mencarelli ha diversi aspetti in comune con un altro bel romanzo uscito nel 2023, tuttora in corsa per il Premio Strega, il memoir Come d’aria (Elliot) di Ada D’Adamo, autrice recentemente scomparsa. In entrambi si raccontano le fatiche della cura di un figlio gravemente disabile, l’impegno senza requie, l’indifferenza delle istituzioni, il fuggi fuggi degli amici dopo le prime infauste diagnosi e – nei momenti più bui – il desiderio che un figlio così non sia mai nato unito al senso di colpa per avere formulato questo pensiero. In entrambi torna anche la parola “aria”, simbolo di leggerezza, vita che rinasce, speranza che fiorisce, nuova linfa per chi sa di non poter accettare una prova del genere eppure istintivamente è consapevole di avere la forza per proseguire il cammino.
Il romanzo è scritto in terza persona dal punto di vista di Pietro; la prosa è asciutta, essenziale e poetica.
L’autore non espone il dolore dei protagonisti in modo sfacciato, è rispettoso della storia che racconta, lo fa senza sconti per certi atteggiamenti apparentemente crudeli posti in essere da questo padre in difficoltà. Eppure, pagina dopo pagina, la lettura lascia spazio alla consapevolezza che esiste un “modo diverso” di affrontare la profonda ingiustizia subita da Jacopo e dalla sua famiglia, una soluzione fatta di vicinanza, vera condivisione, solidarietà.
Il finale colpisce per le parole scelte, liriche e commoventi, e per l’immagine che si para davanti agli occhi del lettore: quella di un padre che si fa carico fisicamente di quel figliolo che è la sua croce e – nel momento in cui sta per consegnarsi alla disperazione – intravede uno spiraglio di inspiegabile bellezza capace di salvarlo dal baratro.
Daniele Mancarelli (Roma, 1974) è poeta, drammaturgo e autore di diversi romanzi, in particolare la trilogia autobiografica pubblicata da Mondadori: La casa degli sguardi (2018), Tutto chiede salvezza (2020, Premio Strega Giovani), Sempre tornare (2022).
Si definisce “progressista tragico” – conscio che l’umanità progredisce attraverso gli errori che sono stati commessi da chi ci ha preceduto – “aspirante fedele” – in quanto istintivamente attratto dalla spiritualità – e si dichiara poco incline a categorizzare le proprie opere in fiction, autofiction o non-fiction, che ritiene distinzioni superflue quando si discute di letteratura. Da Tutto chiede salvezza nel 2022 è stata tratta l’omonima serie Netflix con la regia di Francesco Bruni.
Il libro in una citazione
«Jacopo dorme ancora.
Così, con le palpebre calate, il respiro regolare, sembra un ragazzo come tutti gli altri.
Il padre lo scrolla per un braccio.
Chissà Jacopo chi è in quei pochi istanti di sospensione tra il sonno e la veglia.
Pietro ci ha pensato spesso, per tanto tempo.
Magari, in quegli attimi, indefiniti, infinitesimali, la sua mente è consapevole, sana, poi, invece della ragione, in lui sorge la malattia, la nebbia.
Chissà.
Oppure, anche in quella microscopica parentesi di tempo è sempre lui.
Lo Scrondo.
Il neppure infelice.»
6 giugno 2023
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