di Enzo Palladini
Dónde está Daniel Schapira. Desaparecido
Autori: Roberto Brambilla, Alessandro Mastroluca
Editore: Battaglia
Anno edizione: 2023
Genere: Biografie, Sport
Pagine: 140
Consigliato agli appassionati di storia moderna argentina e soprattutto agli amanti della libertà.
Storie di un’Argentina che per fortuna non esiste più. Protagonista assoluto di Dónde está Daniel Schapira è un tennista, ma potrebbe anche essere un calciatore o uno dei tanti sportivi che sono letteralmente scomparsi (desaparecidos) durante la dittatura militare tra il 1976 e il 1983, periodo che viene classificato come “Processo di riorganizzazione nazionale” sotto la guida del generale Jorge Rafael Videla.
Si calcola che Videla, insieme ai suoi due coéquipier Orlando Ramón Agosti ed Emilio Eduardo Massera, abbia sulla coscienza almeno trentamila morti, dei quali nessuno ha mai più saputo nulla se non attraverso le testimonianze dei pochi che sono riusciti a fuggire dai centri clandestini di detenzione e di tortura sparsi per tutta l’Argentina.
Daniel Schapira era un ottimo tennista. Magari non sarebbe mai diventato un campione, perché – come racconta nel libro anche il fratello minore – era troppo gentleman per avere successo. Nei campionati locali di allora, i giocatori si arbitravano da soli e Daniel non era capace di chiamare “fuori” una palla della quale non era assolutamente certo. Eppure era un ottimo doppista e soprattutto un eccellente maestro di tennis, apprezzato dai suoi allievi e dai suoi colleghi.
Se però la passione del tennis gli derivava dall’ambiente famigliare – padre contabile e dirigente di un club tennistico di Buenos Aires, mamma proprietaria di un negozio di articoli sportivi – l’impegno politico gli veniva da dentro, dal profondo dell’anima. Inizialmente era un semplice attivista della Gioventù Peronista, in un secondo momento – dalla salita al potere di Videla in poi – divenne un fiero oppositore del regime, addirittura in clandestinità tra Buenos Aires e Cordoba.
Il libro è opera di due giornalisti giovani e molto preparati. Per arrivare a questo risultato hanno svolto un accurato lavoro d’inchiesta, andando a sentire Danielito Schapira, il figlio che Daniel non ha mai conosciuto, essendo nato quando papà era detenuto. Ma anche Edgardo “el Topo” Schapira, il fratello minore del protagonista, pure lui tennista. La narrazione coinvolge anche altre persone che hanno popolato il mondo di Schapira, come la moglie Andrea Yankilevich, mamma di Danielito, raccontata in maniera commovente dalla sorella minore Gabriela.
Nessuno potrà mai sapere cosa è successo a Daniel dopo l’arresto (sarebbe meglio dire rapimento), avvenuto per opera della polizia segreta militare il 7 aprile 1977. Di sicuro è stato torturato, di sicuro prima di morire è sopravvissuto a un infarto. Pare sia stato usato come cavia umana per degli esperimenti: “Supponiamo che Daniel, come tutti i nuovi detenuti, viene portato nei sotterranei [… ]. Al fondo del sotterraneo si aprono le celle numero 12, 13, 14. Sono piezas para tortura, celle di tortura che spariranno temporaneamente una prima volta nell’ottobre 1977 e una seconda nel settembre 1979, in occasione delle visite della Commissione Diritti umani dell’Organizzazione degli Stati Americani”.
Storia di un’Argentina che per fortuna non c’è più e che non ci deve più essere, nunca màs, come urlavano i famigliari dei desaparecidos durante il processo del 1985 contro i militari responsabili di tanto dolore.
Il libro in una citazione
«La paura scende come una cappa densa, come gelatina che imprigiona i pensieri e ammutolisce le domande. Meglio far finta di non vedere, non chiedere a chi sia toccato stavolta.»
24 maggio 2023
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