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Home » “BIASSANOT”, DIECI AUTORI RACCONTANO L’UNICITÀ DI BOLOGNA

“BIASSANOT”, DIECI AUTORI RACCONTANO L’UNICITÀ DI BOLOGNA

La copertina del libro "Biassanot" di autori vari, pubblicato da Battaglia Edizioni nel 2023

Biassanot. Racconti della notte
Autori: Maria Silvia Avanzato, Giovanni Bitetto, Stefano Bonazzi, Graziano Gala, Gabriele Galligani, Francesca Mattei, Gianluca Morozzi, Giulia Ogliadoro, Francesco Spiedo, Luca Tosi
Curatori: Stefano Bonsi, Camilla Fabbri
Editore: Battaglia
Anno edizione: 2023
Genere: Moderna e contemporanea, Racconti
Pagine: 146

Consigliato a chi vuole immergersi nell’affascinante mondo della notte bolognese.

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di Enzo Palladini

In una sommaria traduzione dal dialetto bolognese all’italiano il biassanot  – o, per essere più precisi, il biassanót (con l’accento acuto) – è il “masticanotte”, colui che anziché andare a dormire come tutti, decide di passare quelle ore così particolari in giro per la città e per le sue osterie, cercando qualcuno con cui parlare e scambiare le proprie tristezze. La figura del biassanót è molto diffusa a Bologna: un po’ perché la città è piena di osterie che sembrano fatte apposta per incoraggiare questo tipo di attività; un po’ perché il vagabondaggio notturno sembra parte integrante del Dna urbano, che sia praticato dai giovani universitari o dai meno giovani che non vogliono invecchiare troppo.

Eccoci a Bologna, allora. Eccoci coinvolti in dieci racconti scritti da dieci scrittori, ognuno ambientato in un’osteria differente. Tutte osterie ancora esistenti e in attività, come si evince dalla mappa cittadina che chiude il libro dopo la postfazione. Il filo conduttore è un uomo, giovane, che si chiama Marco e decide di trasferirsi a Bologna da Vergato, paesino situato tra gli Appennini emiliani in cui lavorava alle Poste. Il motivo del trasferimento non è lavorativo, né universitario né sentimentale: semplicemente un giorno, trova un biglietto, dove c’è scritto: “Carissimo Carlo, spero che questo mio messaggio ti trovi bene. Osteria del Sole, solito tavolo, solita ora, ti aspetto. Un abbraccio. Lucio”.

Sembra un inizio insensato, ma è a suo modo geniale. Marco va a Bologna e ci resta per viverla ogni notte, ma soprattutto per cercare questo Lucio – che potrebbe essere chiunque – seguendo i pochi indizi che il biglietto aperto furtivamente gli ha fornito. In giro per osterie incontra così soggetti assurdi, sui quali prende appunti riempiendo un taccuino consunto.

All’Osteria della Fondazza si intrattiene con l’oste, tifoso del Bologna, che gli offre una parmigiana di melanzane solo perché due clienti spocchiose l’hanno rifiutata a causa della lunga attesa. All’Osteria Borgonuovo si imbatte in uno psicopatico, che delira di cani sguinzagliati sotto i portici di Bologna e assatanati nell’inseguire dei malcapitati, tra cui lui stesso. All’Osteria del Sole un uomo gli racconta di aver visto uscire dalla porta della toilette il suo bisnonno Primo, proiettato nel futuro attraverso un Buco nel Tempo. All’Osteria del Cappello invece il narratore diventa un semplice cameriere, che ascolta e registra l’incontro casuale di Marco con Marta, una donna proveniente dallo stesso paesino del protagonista. Marta racconta a Marco tutto quello che è successo negli ultimi tempi, ma soprattutto gli racconta il suo dramma: i genitori sono stati massacrati in casa e la colpa è stata riversata su un immigrato africano. Quando lei se ne va, a Marco viene però il dubbio che la realtà sia stata un po’ differente.

Questi sono alcuni esempi di storie da biassanót, carpite ai tavoli delle osterie. L’antologia che le raccoglie tradisce un lavoro davvero straordinario, perché riunisce dieci e altrettanti racconti totalmente diversi tra loro. La sapiente opera di assemblaggio svolta da Stefano Bonsi e Camilla Fabbri è una cucitura che rende l’opera omogenea, compatta, ma soprattutto godibilissima.

Il senso finale è l’orgoglio di essere bolognesi, nativi o adottivi, cittadini di un piccolo mondo che non è Milano o Torino e mai sarà come queste metropoli, ma che in cambio regala ai suoi figli uno stile di vita unico.

Un libro perfetto per essere gustato poco alla volta, un racconto per sera, un po’ come una bottiglia di vino buono, non quello da osteria, ma quello che diventa straordinario dopo averlo lasciato decantare un pochino.

Il libro in una citazione
«Ricchi, borghesi e turisti: così li chiamavate. Ai loro occhi avremmo dovuto rimanere invisibili, mentre per gli altri saremmo stati il modello negativo da cui fuggire. Piuttosto che fare la nostra fine, si sarebbero dannati a trovare lavoro, bere compromessi e piegare le schiene.»
Da Dinosauri urbani di Gabriele Galligani

9 maggio 2023
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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