di Sabrina Colombo
L’affare del Danso e altri cunti
Autore: Raffaello Di Mauro
Editore: 21lettere
Anno edizione: 2023
Genere: Moderna e contemporanea
Pagine: 284
Consigliato a chi ama le contaminazioni linguistiche fra italiano e dialetto siciliano, a chi legge romanzi storici o racconti ambientati in provincia nel primo Novecento.
Rocco Sapienza, emigrato dalla Sicilia verso gli Stati Uniti, nel 1934 torna al paese natìo – Piedimonte Etneo – dopo un rocambolesco viaggio acquattato all’interno di una cassa caricata su un transatlantico. L’America – o meglio “la Merica” come la chiamano i suoi concittadini – non ha portato fortuna a Rocco che – fattosi una posizione a Hell’s Kitchen aprendo un locale – ha incrociato le armi, nel vero senso del termine, con la malavita irlandese e si è visto uccidere in un agguato l’intera famiglia.
Vedovo, rientra alla casa materna e cerca di costruirsi un futuro. L’intento è quello di ricomprarsi il Danso, un vasto appezzamento di terra coltivata con vista sul mare che a suo tempo cedette per finanziare la traversata verso gli Stati Uniti.
Piedimonte è molto cambiato negli anni: in pieno periodo fascista, il borgo è alla mercé del podestà e dei suoi sgherri con la camicia nera. Non mancano i sommovimenti politici e le lotte operaie del locale circolo comunista, che cerca di rivendicare un salario onorevole e accettabili condizioni di lavoro per i braccianti agricoli.
Fra scioperi, discorsi del duce trasmessi via radio, ispezioni dei federali, Rocco si integra nel tessuto del borgo, allaccia amicizie, tesse la trama di un nuovo amore, eventualità che dopo la scomparsa dell’intera famiglia sembrava impossibile. Attorno a Rocco si muovono numerosi personaggi che a modo loro affrontano il difficile momento storico, taluno con rassegnazione – ben sapendo che tutto cambia per rimanere tutto uguale – talaltro cercando di approfittare della situazione e dei privilegi legati all’adesione al Fascio.
La prosa è leggera e ironica, la scrittura fresca, l’uso di termini derivati dal siciliano è gradevole e non appesantisce la lettura. I capitoli, piuttosto brevi e incentrati su particolari avvenimenti o sui singoli coprotagonisti – il podestà Aurelio Scornavacca, il maestro/sindacalista Giovanni Spartà, l’anziano parroco don Sanza e il suo improbabile vice, il maresciallo Ciulla, il brigadiere Marranzano, l’ardito Scimè e molti altri – conferiscono ritmo alla narrazione, anche grazie ai dialoghi esilaranti in cui italiano e dialetto si contaminano vicendevolmente.
L’affare del Danso e altri cunti è il racconto dolceamaro di un piccolo mondo antico alla vigilia di cambiamenti epocali che precipiteranno le vite di tutti, anche di chi abita agli estremi confini non solo geografici dell’allora Regno d’Italia, nel gorgo di un conflitto insensato e da cui i poveri usciranno, come sempre, molto più sconfitti e infragiliti di chi dispone di privilegi.
Il libro in una citazione
«Abbiamo sempre accolto chi veniva dopo come se dovesse, per forza, essere migliore di chi ci governava prima – Rocco annuiva, seguendo il ragionamento di Mimmo – … Oggi, per dire, questo Mussolini? Per lui la Sicilia è una palla al piede. Non capisce per niente cosa vuole il popolo e, secondo me, non gliene fotte più di tanto. Ti dico questo perché altrimenti non mi spiego come mai, invece di preoccuparsi della povera gente che muore di fame, ha lasciato la Sicilia in mano a quattro delinquenti che pensano solo ad arricchirsi e a far ingrassare parenti e amici.»
21 aprile 2023
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