di Enzo Palladini
Simón
Autore: Miqui Otero
Traduzione: Pierpaolo Marchetti
Editore: Mondadori
Anno edizione: 2022
Genere: Moderna e contemporanea
Pagine: 460
Consigliato a chi ama Barcellona, i suoi angoli inimitabili e la sua gente.
Il titolo è immediatamente spiegabile: Simón è il nome del protagonista, che accompagna il lettore dalla prima all’ultima pagina con i suoi sogni, le sue speranze, le sue frustrazioni. Un ragazzo come tanti, bambino nella Barcellona che prepara le Olimpiadi, adulto nella stessa città che nello stesso tempo della sua crescita è cambiata mille volte, non sempre in meglio.
Facciamo la conoscenza di Simón quando ha otto anni. I suoi genitori gestiscono un bar popolare in un quartiere periferico insieme agli zii. La differenza tra Simón e i suoi coetanei è la frequentazione del cugino Ricardo Rico, detto semplicemente Rico, di dieci anni più grande. Il cugino – anzi cuginofratello come ama definirsi – guida il piccolo Simón attraverso i segreti di Barcellona, ma anche attraverso le intricate strade della letteratura e di una filosofia di vita decisamente affascinante.
A un certo punto, dalla sera alla mattina, Rico scompare nel nulla. O almeno questo è quello che viene fatto credere a Simón, inizialmente disperato per aver perso il punto di riferimento della sua vita. In realtà, i genitori di Simón e gli zii (che poi sono i genitori di Ricardo) sanno molto più di quanto non dicano. La fuga di Rico è dovuta a qualche errore di percorso (che si può intuire dalle prime pagine), che rendono necessario un allontanamento almeno parziale dall’habitat del bar Baraja e del quartiere. Simòn inizialmente tenta tutto il possibile per cercare di capire dove sia finito il cuginofratello, poi inizia a seguire le sue attitudini e i suoi sogni, tenta la via dell’alta ristorazione, ma si perde per strada. Alla fine ritorna a Barcellona, alla casa dell’infanzia, dove con il tempo ritornerà anche un Rico completamente ridimensionato rispetto al mitico personaggio che si era costruito durante l’adolescenza.
Le storie di Simón e Rico, così come le vicende relative ai personaggi che intersecano i loro percorsi, hanno come scenario Barcellona, della cui scena underground l’autore Miqui Otero è instancabile animatore. Una città che non perde il fascino nemmeno sotto i colpi di un paio di crisi economiche, che regala scorci meravigliosi ed emozioni uniche. Chi la conosce ritrova i punti di riferimento che la rendono così peculiare. Chi non l’ha mai visitata sicuramente finisce per subirne il fascino.
Se si può trovare un difetto a questo romanzo è la differenza di ritmo tra la prima e la seconda metà. Un libro a due velocità: frenetica la prima parte, con tanti eventi, tanti colpi di scena, tante emozioni, più lenta e riflessiva la seconda, che prelude a un finale interessante ma non straordinario (no spoiler), che si perde tra i meandri delle riflessioni, siano esse sul senso della vita, sulla caducità dei sogni, sull’impossibilità di condurre un’esistenza sempre secondo gli stessi princìpi.
Resta invece bene impresso nella mente lo stile di Otero (certo aiuta molto l’ottima traduzione di Pierpaolo Marchetti), uno stile ad alto coefficiente di contemporaneità, mai banale, mai noioso nonostante l’evidentissimo cambio di ritmo della seconda parte.
Alla fine ogni lettore finisce un po’ per immedesimarsi in uno dei personaggi della storia, non necessariamente il protagonista Simón, ma anche tutti gli altri che a loro modo si prendono un pezzettino di ribalta quando intervengono nella narrazione.
Il libro in una citazione
«Certi segreti e cose speciali sono come denti d’oro: vivono in luoghi che sembrano stranamente disastrati, brillano quando è notte e si scoprono solo con un sorriso.»
6 marzo 2023
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