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Libri per chi ama davvero leggere

The Blocks, memoir di riscatto sulla Dublino che nessuno vorrebbe conoscere

di Enzo Palladini

⭐⭐⭐⭐

Classificazione: 4 su 5.

The Blocks. I ragazzi degli O’Devaney Gardens  
Autore: Karl Parkinson
Traduzione: Beatrice Masi
Editore: Battaglia
Anno edizione: 2022
Anno prima edizione: 2016 (Irlanda)
Genere: Memoir
Pagine: 270

Consigliato a chi vuole conoscere una realtà contemporanea di forti tensioni sociali e che non teme durezza di linguaggio e contenuti.

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The Blocks, che letteralmente significa “i palazzi”, contiene sin dal titolo il primo messaggio che Karl Parkinson vuole lanciarci. L’autore irlandese ha infatti scelto proprio questa realtà urbana come vera protagonista del suo romanzo, ambientato alla periferia di Dublino, in un quartiere poeticamente chiamato O’ Devaney Gardens ma caratterizzato da terrificanti disagi sociali e abitato da una popolazione dedita prevalentemente all’alcolismo, al consumo di droghe anche pesanti e ovviamente allo spaccio, e in minima parte in possesso di un impiego fisso e regolare, fatto abitualmente considerato con sospetto da quelle parti. Curioso che in molti Paesi del mondo una toponomastica tanto celestiale denomini le aree più disastrate: la famiglia tipica dei Palazzi degli O’ Devaney Gardens è monogenitoriale, quasi sempre il padre è stato cacciato di casa oppure si trova in carcere o – fatto tutt’altro che raro – è morto per gli eccessi di stupefacenti. Altre volte è la madre la persona mancante della famiglia, in alcuni casi perché fuggita dalle violenze del marito, in altri morta suicida.

Il protagonista umano della storia si chiama Kenny, personaggio fortemente ispirato alla vita personale di Parkinson, di professione poeta e qui alla prima esperienza da narratore. Kenny vive un’adolescenza in cui prova tutto quello che un ragazzo non dovrebbe provare: alcol, droghe di tutti i tipi e in tutte le quantità, poco studio, qualche lavoretto saltuario affrontato in maniera superficiale, contatti con ogni tipo di delinquenza. Perde prestissimo il padre, che prima si limita all’alcolismo, poi si lascia trasportare molto oltre: passa all’eroina e se ne va in un batter di ciglia, lasciando sola la madre con Kenny e la sorella maggiore. E anche sua madre scivola velocemente nel tunnel dell’alcolismo compulsivo.

Le pagine di The Blocks sono popolate di demoni reali e irreali. Kenny immagina di avere contatti con un’ape gigante che gli dà consigli, qualche volta sensati e altre volte deleteri. Vede in ogni angolo dei palazzi esseri che chiama “i melmosi”, delle masse informi che si avvicinano alle persone per portare loro le peggiori sciagure. Vive in un mondo suo, a volte per immaginazione e a volte per innesco chimico.

The Blocks è un libro per il quale non si rischia lo spoileraggio, perché il finale è sotto gli occhi di tutti, è il libro stesso. Per arrivarci però Kenny, alias Karl Parkinson, passa attraverso un’odissea personale che rende l’opera altamente interessante dal punto di vista sociologico.

Gli edifici del complesso abitativo sociale degli O’Devaney Gardens oggi non esistono più, sono stati abbattuti nel 2018. Questo non significa che non esista più l’umanità che li ha abitati per tanti anni: semplicemente si è trasferita da un’altra parte con le sue contraddizioni e i suoi inferni. E il libro di Parkinson merita di essere letto, anche – o forse soprattutto, se visto con gli occhi di noi italiani – per la meravigliosa opera di traduzione svolta da Beatrice Masi, un lavoro minuzioso ben spiegato nella nota iniziale della stessa traduttrice. Ecco la frase-chiave: “Si è preferito l’uso di un italiano neo standard e sub standard, colorito di colloquialismi, ripetizioni e un impiego spesso non normativo di strutture grammaticali, mantenendo tutti i riferimenti culturali del testo”. Certe pagine sono un pugno in mezzo allo stomaco per l’effetto che fanno, ma sono un’opera d’arte per il modo in cui lo ottengono.

Il libro in una citazione
«La musica salva le vite, mi ha sollevato dal fango e mi ha portato fino al cielo, mi ha dato una ragione per esistere, un modo in cui pensare a parlare.»

1 febbraio 2023
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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