di Enzo Palladini

Il ladro di anime
Autore: Sebastian Fitzek
Traduzione: Monica Pesetti
Editore: Einaudi
Anno edizione: 2019
Anno prima edizione: 2008 (Germania)
Genere: Gialli & Noir
Pagine: 229
Consigliato a chi vuole saperne di più sulla psiche umana senza temere pericolose conseguenze.
Comincia (quasi) tutto in una vecchia clinica psichiatrica berlinese, isolata dal resto della città e ormai in disuso. Un professore raduna alcuni studenti per un esperimento retribuito, ma ritiene giusto avvisare tutti dei rischi che questo esperimento comporta. Si tratta di andare a rileggere le cartelle cliniche di un caso famoso: il ladro di anime è un criminale che anni prima ha seminato il terrore proprio all’interno di quella clinica, dopo aver colpito anche all’esterno. La sua tecnica è spietata: non sempre uccide le sue vittime, ma più spesso le riduce in uno stato di totale incoscienza, incapaci di intendere e di volere. Praticamente a una vita cerebrale quasi solo vegetativa. Dopo le avvertenze, restano solo due studenti nella biblioteca dove si svolge l’esperimento: un ragazzo e una ragazza fidanzati.
Fin dalle prime righe è chiaro che la vicenda è complicata e di una durezza quasi insopportabile. Un uomo arriva alla clinica in uno stato di totale perdita della memoria. Non sa come si chiama, da dove viene e cosa fa nella vita. Il primario e la sua assistente se ne prendono cura per qualche giorno, fino a quando giunge il punto di svolta.
Fuori c’è una tormenta di neve e in clinica arriva in circostanze fortuite un uomo in preda a manie depressive e con la tendenza all’automutilazione, un caso clinico molto complicato. Quello che succede dopo il suo arrivo porta a pensare che il ladro di anime, un criminale che ha già tre vittime sulla coscienza – tre donne: una uccisa e le altre due ridotte in stato cerebrale vegetativo – sia proprio lui.
Il paziente smemorato, che viene chiamato per convenzione Casper, ma che in realtà è un neuropsichiatra di fama, piano piano comincia a recuperare parte della memoria. In un primo momento è proprio lui a essere convinto che Jonathan Bruck, l’uomo che si ferisce da solo, sia il nemico da distruggere.
Solo alla fine (no spoiler) scopriremo che non è affatto così. D’altra parte, l’abilità del tedesco Sebastian Fitzek è proprio quella di riuscire a creare un perfetto incrocio tra buoni e cattivi, tra vittima e carnefice. In mezzo, una lunghissima serie di colpi di scena che tiene il lettore avvinghiato alle pagine, sempre con una fame insaziabile di nuovi sviluppi e di nuovi particolari, che arrivano puntualmente con ritmi elevatissimi.
Sono in tanti a cimentarsi nel thriller, ma Fitzek ha fatto di questo genere una vera e propria bandiera. Il suo stile è perfetto per raccontare questo tipo di storie perché è intenso, a tratti crudo, sempre e comunque totalmente documentato. Il testo tradisce un approfondito confronto con persone erudite nella scienza medica e in quella psichiatrica, perché ogni paragrafo contiene riferimenti che, come precisa l’autore nei ringraziamenti, possono essere ampiamente verificati consultando trattati sui rispettivi argomenti.
A una base scientifica così solida viene associato un gusto estremo per la suspense, così come risulta evidente una padronanza dell’arte narrativa: la fine di ogni capitolo resta in sospeso con un’informazione, con uno sviluppo degli eventi che possiamo solo intuire o immaginare, ma poi voltiamo pagina e c’è un flashback oppure un flashforward. E siccome non possiamo saltare né i flashback né i flashforward per non perdere il filo del racconto, voliamo oltre e arriviamo alla fine in un attimo, per rimanere – e anche questo non è uno spoiler bensì una considerazione – a bocca aperta.
Il libro in una citazione
«Il freddo strappa le foglie dell’albero della verità mostrandoci cosa c’è dietro.»
19 gennaio 2023
© RIPRODUZIONE RISERVATA