
Il gran mondo. Gli anni gloriosi
Autore: Pierre Lemaitre
Traduttrice: Elena Cappellini
Editore: Mondadori
Anno edizione: 2022
Genere: Moderna e contemporanea
Pagine: 616
Consigliato agli amanti della narrativa storica e delle saghe familiari, a chi vuole perdersi tra le righe di un racconto di ampio respiro, esotico e ricco di colpi di scena, a chi ama la serialità nella narrativa contemporanea.
di Sabrina Colombo
Beirut, 1948. La famiglia Pelletier – espatriata dalla Francia – gestisce un rinomato saponificio che esporta in tutta Europa: è a capo dell’impresa il capostipite Louis, benestante ma oculato nelle spese, imprenditore di talento con il pallino per gli investimenti.
Angèle, la moglie, lo segue e assiste con disciplina e affetto interpretando al meglio il ruolo di nume tutelare del clan.
I quattro figli danno diverse preoccupazioni: Jean, primogenito, è un debole, privo del seppur minimo senso degli affari, sposato con un’arrampicatrice sociale – Geneviève Chalot – dalla condotta morale non certo irreprensibile per i canoni dell’epoca: la loro è un’unione fondata sulla paura, sulla sottile minaccia che Geneviève divulghi alcuni vizi privati di cui il pavido Jean – soprannominato Bouboule per il florido aspetto fisico – non sa proprio liberarsi.
François, secondogenito e reduce di guerra, per sfuggire all’opprimente ambiente della buona società di Beirut finge di essere stato ammesso all’École normale supérieure di Parigi: in realtà ottiene un impiego presso un quotidiano d’assalto, dove inizia a lavorare come cronista di nera.
Étienne – terzogenito – decide di seguire a Saigon l’uomo che ama, Raymond, arruolatosi nella Legione Straniera, e a tal fine si fa assumere – grazie ai buoni uffici del padre – presso l’Agenzia monetaria indocinese, ente responsabile delle rimesse di moneta locale e del cambio in valuta francese.
Infine Hélène, ultimogenita, dopo un’avventura sentimentale finita male con il suo insegnante di matematica, fugge a Parigi in cerca di una vita romantica e spensierata.
Jean – approdato nella capitale con la querula moglie, sulla scia del fratello – inanella un fallimento professionale sull’altro e rimane coinvolto nell’indagine per omicidio di una famosa stella del cinema, che impegnerà in ricerche serrate non solo la polizia ma lo stesso François, sempre più lanciato nell’olimpo dei giornalisti investigativi.
Nel frattempo a Saigon, Étienne cerca disperatamente l’uomo che ama – Raymond – sparito dopo una missione nel Nord della regione, dove probabilmente il suo contingente ha ingaggiato un corpo a corpo con i Viet-minh, guerriglieri filocomunisti invisi al governo francese. Proprio nella capitale dell’Indocina il giovane viene a scoprire i loschi traffici che alcuni membri del governo locale stanno intrattenendo con i ribelli indipendentisti, a discapito delle finanze statali.
Cosa è successo a Raymond? Perché nessuno vuole spiegare a Étienne la vera natura delle relazioni commerciali fra i vari gruppi religiosi locali, i contingenti paramilitari e gli apparati statali francesi? Quando lo scandalo è sul punto di deflagrare ed Étienne si prepara a rientrare a Parigi con alcuni documenti compromettenti, ecco che la situazione si complica ulteriormente. Spetterà a François dipanare i fili delle relazioni improprie fra Stato e anti-Stato e alle donne di casa Pelletier risolvere la questione.
Nulla è come sembra in questo bel romanzone storico: ogni protagonista ha un segreto che non vuole condividere neppure con le persone che gli stanno accanto e che determina le sue scelte – per quanto folli in apparenza possano sembrare – e le sue sconsiderate rinunce.
L’ambientazione fra Beirut e il protettorato indocinese garantisce all’opera un afflato esotico che ben si amalgama con gli scenari altrettanto eleganti della Ville Lumière, e che a loro volta si contrappongono al racconto della modesta vita nella provincia francese del secondo dopoguerra.
Lemaitre – forte della sua esperienza da noirista – è “letteralmente” maestro nel tratteggiare i personaggi e nel donarci una trama venata di giallo, in cui si intrecciano varie linee narrative: lo scandalo politico finanziario di chi approfitta del cambio monetario per lucrare su forniture commerciali, l’assassinio di una starletta che pare sovrapporsi all’altrettanto inspiegabile morte violenta di una giovane donna in uno sperduto borgo fuori Parigi, il ruolo pervasivo e opaco dei servizi di sicurezza sia in Indocina che in patria – alla ricerca di chi si è dimostrato infedele alla Repubblica a cavallo fra le due guerre mondiali – il futuro precario del protettorato francese a Saigon e le inappropriate relazioni con i nascenti gruppi filocomunisti e con le sette religiose locali. Insomma, se si desidera trascorrere qualche ora in compagnia di una storia ben costruita, ricca di colpi di scena e arricchita da una punta di ironia, questo è il romanzo che fa per voi.
Dimenticavo: Il gran mondo è il primo tomo di una trilogia che Lemaitre intende dedicare agli “anni gloriosi” del dopoguerra e che – giunto all’ultimo capoverso – preannuncia clamorose rivelazioni cui assisteremo solo nei prossimi due volumi.
Il libro in una citazione
«Bisogna ammettere che, terminata la visita, al caffè era piuttosto imbarazzante sentire monsieur Pelletier che ricordava a beneficio di chi lo ascoltava solo perché pagava da bere a tutti le principali tappe della saga familiare, edificante racconto che partiva dal primo Pelletier di cui si avevano notizie (pare che la sua presenza al fianco del maresciallo Ney fosse ormai attestata) e arrivava fino a lui e alla Maison Pelletier e Figli, che rappresentava ai suoi occhi il compimento della dinastia…»
10 gennaio 2023
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