di Sonia Vaccaro

Case
Autrice: Helena Molinari
Editore: pentàgora
Illustratrice: Lunganella (Antonella Giacomozzi)
Anno edizione: 2021
Genere: Moderna e contemporanea
Pagine: 155
Note: Glossario di termini ladini. Incipit autografo.
Consigliato a chi desidera liberarsi dei ruoli in cui si ritrova per abitudine o costrizione.
Che cos’è casa nostra? Un luogo statico, in cui soggiornare, o un luogo pervaso di vita, riempito di presenze, ma anche di assenze e ricordi, emanazione di noi stessi?
Chiara, curatrice editoriale di professione e ancora troppo figlia di indole per poter essere pienamente indipendente, prende coscienza del vero valore dei luoghi che l’hanno accolta in diverse fasi della vita proprio mentre compie i passi per lei più coraggiosi, quelli di un cammino interiore che la aiuta a liberarsi dei ruoli cui si è sempre affidata e dalle responsabilità cui non si è mai sottratta.
Donna dal carattere remissivo e riservato, Chiara capisce di essere lei stessa una casa serrata dall’interno e inizia a cercare con urgenza il coraggio per spalancare le finestre, reagire, rinascere e stare nel presente con la forza di guardare al futuro. Riesce a farlo dopo essere stata travolta dall’immenso dolore causato dalla perdita dell’amato padre, spento da un non meglio identificato virus, che si è rivelato capace di stanare l’irrefrenabile, recludere interi Stati e strappare le radici a migliaia di persone.
Nel cercare il coraggio di ricominciare Chiara, protagonista di Case, è molto simile a Emma, di cui Helena Molinari aveva raccontato nell’omonimo romanzo d’esordio. Come Emma, Chiara decide di attraversare tutto il suo dolore per trovare finalmente se stessa e riuscire a scegliere per se stessa.
In mano Chiara si ritrova tre mazzi di chiavi, tante quante sono le premesse per il suo futuro: le chiavi della casa sulla Riviera Ligure, l’ultima condivisa anche con la madre, che un infarto le ha portato via quando era una bambina di cinque anni; quelle della casa di Milano, dove ha vissuto con suo padre e che per lei è sempre stata il campo base; quelle della casa in Alta Badia, luogo di vacanze tanto amate, dove sta meditando di ritornare per una permanenza della durata indefinita. Non ha il mazzo di chiavi della casa milanese in cui ha abitato con Giorgio, forse capace di somigliarle ma altrettanto incapace di completarla, né quello della casa ligure in ardesia dell’amata zia Rosa, con la porta sempre spalancata per accogliere in ogni momento la luce della vita ed evitarne anche solo il minimo spreco. Una vera e propria tana, probabilmente molto simile a quella che Chiara vorrebbe crearsi.
Chiara prende le sue decisioni nei giorni dilatati del pieno lockdown, quando riesce a recuperare il tempo più autentico, in cui le è possibile guardarsi dentro e intraprendere un cammino diverso, forse più rispettoso della vita propria e delle persone cui è legata.
Benché Helena Molinari abbia iniziato a scrivere questo suo secondo romanzo in un periodo di degenza ospedaliera – peraltro vissuto in concomitanza con le fasi più critiche della pandemia – riesce a consegnare al lettore una riflessione piena di speranza. Proprio nel momento in cui la mancanza della propria casa era assoluta – sia per l’autrice sia per il personale ospedaliero che l’accudiva, costretto ad allontanarsi dai propri cari per evitare il contagio – è emersa con forza quell’idea per cui a fare casa non sono le mura ma le persone giuste tra di esse racchiuse, così come recitano le parole della giornalista americana Helen Rowland citate in esergo. Una verità sempiterna, che resta tale anche quando a privarci di una casa siffatta non è il Covid, peraltro mai esplicitamente menzionato nel romanzo. D’altra parte, una bestia nera in grado di scardinare l’esistenza può assumere mille sembianze.
Case è un romanzo breve, che offre un’esperienza di lettura ancora più intensa se maturata col tempo di meditare su ogni singola parola. In questo modo potranno essere colti i momenti di poesia di cui è disseminata la prosa di Molinari, particolarmente efficace nel restituire atmosfere e sentimenti.
Avvalendosi di descrizioni sinestetiche, Molinari rende tridimensionali personaggi e luoghi. Indimenticabile è il viso denso della stessa luce degli occhi di Jan, che sin da subito tradisce un ruolo significativo, e vividi sono i luoghi immersi non solo nel bianco silenzio della neve in Alta Badia o nell’azzurro profumato del mare in Liguria ma anche nell’inaspettato raccoglimento di Milano, privato della frenesia dello sciame metropolitano con le sue strade forzatamente deserte e intriso di spiritualità con le antiche basiliche di Sant’Eustorgio, sede della Cappella dei Magi, e di Sant’Ambrogio, casa del patrono. Luoghi tanto diversi quanto predisposti all’accoglienza, da cui – grazie a uno sguardo che sa rievocare indugiando sui dettagli – scaturiscono emozioni, con intensità anche maggiore in prossimità delle festività natalizie, quando ancora più forte si fa sentire il richiamo dei veri legami.
Quella di Chiara è una storia da leggere ad alta voce e da far risuonare nelle orecchie e nel cuore. Per aiutare il lettore nell’intento, l’editore ha voluto anticipare sull’angolo destro inferiore della bianca le prime parole della volta in modo che i suoni possano prendere corpo lasciando inalterato il ritmo del racconto anche nel momento in cui si gira pagina.
Il libro in una citazione
«Si fugge dentro le case per fuggire la vita trascurando quanto esse facciano fare i conti con la vita stessa, quanto esse siano ripiene delle presenze, ma anche delle assenze. Spesso, indaffarati raccoglitori di cose, ascoltatori di radio accese per distrazione e nascondimento, si finisce col non sapersene accorgere.»
5 gennaio 2023
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