di Enzo Palladini

Ci vediamo stanotte
Autrice: Susana Rodríguez Lezaun
Traduzione: Pierpaolo Marchetti, Andrea Marchetti
Editore: elliot
Anno edizione: 2022
Anno prima edizione: 2018 (Spagna)
Genere: Gialli & Noir
Pagine: 412
Consigliato agli amanti del noir in generale, anche a quelli che non hanno letto i primi due romanzi della trilogia dell’ispettore Vázquez.
È Ci vediamo stanotte l’ultimo volume della trilogia dell’ispettore David Vázquez e di Irene Ochoa, ideata da Susana Rodríguez Lezaun. La conclusione è tragica (no spoiler), ma in mezzo c’è una storia ricca di pathos e con un esito positivo, quasi trionfale per Vázquez. Lo scenario è ancora la zona di Pamplona. Una famiglia sparisce quasi completamente mentre torna da un piccolo paese poco distante dalla città spagnola. Più nel dettaglio: spariscono il padre Inigo, la suocera e i due figli gemelli di otto anni, Markel e Maite. Sull’auto della famiglia, in mezzo a un campo agricolo, rimane solo la mamma dei due bambini, Raquel, che si rende conto immediatamente di essere stata narcotizzata ed entra in un tunnel di disperazione.
Quando l’ispettore Vázquez viene incaricato di indagare sul caso, è appena rientrato da una settimana di sospensione, decisa dal commissario Tous dopo aver scoperto che la sua compagna, Irene Ochoa, aveva ben tre omicidi sulla coscienza e nel frattempo si era dissolta nel nulla, almeno apparentemente.
Non è facile trovare spiegazioni all’accaduto, soprattutto quando davanti alla porta di casa di Raquel viene recapitato il cadavere mutilato della madre. Vázquez indaga nella direzione giusta, piano piano scopre che il marito di Raquel ha un’amante farmacista, che i due coniugi sono separati in casa, che anche Raquel ha un potenziale amante che però non ha mai superato il confine del corteggiamento platonico. Anche a lui tocca una fine terribile, con un buco nel torace dal quale viene estratto il cuore prima di essere abbandonato sul letto di casa sua. A questo punto è palese che il colpevole del sequestro e dei due omicidi è il padre dei bambini, che nella sua follia vorrebbe sterminare tutta la famiglia. Poi però è lui stesso a suicidarsi, lasciando i bambini in un posto nascosto e quasi irraggiungibile. E qui ci fermiamo per evitare lo spoiler.
Nel frattempo Irene Ochoa tenta di rifarsi una vita a Madrid. Ma non le basta. Riesce a crearsi una nuova identità e a procurarsi nuovi documenti. Prova a scappare in Francia, ma qui viene scoperta dallo zelante addetto alla reception che prova a ricattarla, episodio che porta a un nuovo incontro con Vázquez e alla chiusura di questa trilogia.
Anche in questo caso siamo di fronte a una storia ricchissima di colpi di scena, decisamente meno intricata rispetto al primo volume Senza ritorno, romanzo in cui si intrecciavano tantissimi fili narrativi, ma molto più toccante visto che ci sono in mezzo non solo due bambini che soffrono, delle relazioni fondate sull’ipocrisia che finiscono per sgretolarsi, ma anche e soprattutto i tremendi tormenti interiori dell’ispettore Vázquez, che si trasforma in un eroe per una parte molto consistente della vicenda.
Il tutto viene condito con alcuni passaggi di alta poesia, che Susana Rodríguez Lezaun alla fine confessa di avere attinto alla produzione di due grandissimi della lirica in lingua spagnola, Octavio Paz e Pablo Neruda. Ma lì stanno proprio bene, perché sono perfettamente in tema con tutto il resto.
Il libro in una citazione
«Fa più male un solo corpo ferito che una mezza dozzina di uomini smembrati in un fossato.»
22 dicembre 2022
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