di Sabrina Colombo
Surrender. 40 canzoni, una storia
Autore: Bono
Editore: Mondadori
Traduttore: Michele Piumini
Anno edizione: 2022
Genere: Memoir
Pagine: 685
Consigliato ai fan degli U2, a tutti coloro che riflettono sulla musica come mezzo per sensibilizzare su grandi temi, di rilevanza epocale, a chi ha sperimentato che arrendersi alla forza dell’amore è la più grande delle vittorie.
Dopo un lancio planetario durato mesi, è giunto in libreria ai primi di novembre il memoir scritto da Paul David Hewson – alias Bono Vox – frontman degli U2, attivista per i diritti umani, brillante comunicatore, padre, marito, uomo di fede profonda e di grandi ideali.
Con uno stile diretto e irriverente, Bono si racconta, e lo fa attraverso quaranta canzoni del repertorio che rimandano a momenti decisivi della sua vita. L’occasione per ripensare al cammino fatto e a quello che ancora resta da percorrere è la scoperta – nel 2016 – di un problema serio alle valvole cardiache, che lo costringe a sottoporsi a un delicato intervento al Mount Sinai Hospital di New York.
Nato nel 1960 da una famiglia modesta di Dublino, madre protestante e padre cattolico a sua volta appassionato di lirica e ottimo tenore, Bono si scontra ben presto con la durezza dell’esistenza: perde la madre Iris Rankin a quattordici anni, nel 1974, a causa di un malore che la colpisce proprio il giorno del funerale del nonno. La scomparsa di Iris lascia il marito Bob e i due figli Paul e Norman nello sconforto più totale, e per anni il dolore sarà così profondo da indurre gli uomini di casa Hewson a evitare anche solo di nominarla a voce alta.
Bono si avvicina alla musica sin dall’adolescenza: sarà proprio a scuola che incontrerà gli altri membri della band, Adam Clayton, Larry Mullen e Dave Evans “The Edge”. Sono anni difficili per l’Irlanda, gli anni delle proteste degli indipendentisti e degli attentati terroristici: numerose formazioni – non ultimo il Sinn Féin – nel propugnare la liberazione dell’Irlanda dal predominio britannico, non si fanno scrupolo di utilizzare la violenza, teorizzando l’ammissibilità dello stragismo. In questo contesto culturale Bono e i suoi amici decidono di farsi portatori dei valori della pace e sin dai primi progetti musicali, nati sull’onda della cultura punk e post punk, comprendono appieno che la musica può essere strumento di lotta politica.
Di pari passo con l’affermazione professionale e la conquista dell’olimpo del rock, gli U2 si faranno interpreti e sostenitori dei diritti dei più deboli, realizzando e supportando attivamente campagne epocali di charity, dal Live Aid alle successive raccolte fondi per la lotta all’AIDS e ad altre malattie endemiche, fino al movimento per la cancellazione del debito dei Paesi in via di sviluppo. Bono in particolare utilizzerà il suo talento esplosivo per far dialogare tutti gli schieramenti e attirare l’attenzione di lobbisti e uomini di potere, coinvolgendoli in ambiziosi progetti umanitari: le sue fondazioni – ONE e (RED) – oggi sono operative in tutto il mondo.
George W. Bush, i Clinton, gli Obama, Nelson Mandela, Bill e Melinda Gates, Steve Jobs, Warren Buffett e ancora Frank Sinatra, Bob Geldof, Patti Smith, David Bowie, Paul McCartney, Luciano Pavarotti sono solo alcuni dei nomi che incrociano la vita di Bono e che si affacciano nel memoir, descritti con la semplicità di chi si è seduto al tavolo dei grandi badando bene a conservare l’umiltà del giovane attivista e l’energia degli inguaribili sognatori.
Ricco di aneddoti, corredato da foto e schizzi di pugno dell’autore, in un alternarsi di momenti intimi e altri pubblici, Surrender – che riprende il titolo di una delle canzoni incluse in War, terzo album degli U2 – ci porta a spasso per trent’anni di storia personale e famigliare di una rockstar che ha spiccato il volo pur mantenendosi ancorata alle radici solide rappresentate dall’amore per la famiglia.
Tutto ruota attorno a questo sentimento, alla cui forza dirompente Bono ha deciso di arrendersi: l’amore per la moglie Ali, per i figli, per i compagni con cui condivide l’esperienza degli U2, per il team artistico e per quello che lo affianca nelle iniziative umanitarie.
Il libro in una citazione
«Forse “resa” è la parola più potente del vocabolario” osserva Brian Eno mentre parliamo di argomenti esaltanti come la fotografia di Sugimoto e quanto è difficile cucinare il risotto. Trovo convincente l’idea che l’unico modo per vincere sia arrendersi. L’uno all’altro. All’amore. Alla forza superiore. […]
Il momento della resa è quello in cui decidi di perdere il controllo della tua vita, la frazione di secondo nella quale, privo di forze, ti affidi a una “forza superiore”, perché tu non ce la fai più. […]
Forse sto scoprendo che la resa non segue per forza la sconfitta. Forse è ancora più completa dopo la vittoria. Quando vinci uno scontro che – ora te ne rendi conto – non era necessario. Lo scontro con la tua vita.»
17 dicembre 2022
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