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Libri per chi ama davvero leggere

Il restauro di una mongolfiera metafora della vita. Con Per ogni parola peduta Cibrario racconta come ricucire le ferite del dolore

di Sabrina Colombo

La copertina del libro "Per ogni parola perduta" di Benedetta Cibrario (Mondadori)

⭐⭐⭐⭐⭐

Classificazione: 4.5 su 5.

Per ogni parola perduta
Autrice: Benedetta Cibrario
Editore: Mondadori
Anno edizione: 2022
Genere: Moderna e contemporanea
Pagine: 351

Consigliato a chi ama la narrativa storica, a chi vuole perdersi fra le pagine di un racconto delicato e avventuroso, a chi pensa che un romanzo possa diventare occasione per approfondire fatti accaduti in epoche lontane da una prospettiva diversa rispetto a quella che ci deriva dallo studio strettamente scolastico degli stessi.

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A quattro anni dalla pubblicazione de Il rumore del mondo – che le è valso un posto nella cinquina dello Strega 2019 – Benedetta Cibrario, già Premio Campiello 2008 grazie al romanzo di esordio Rossovermiglio, torna in libreria per la gioia dei suoi lettori. Lo fa con il suo stile inconfondibile: un mix di accurata rievocazione storica e saga famigliare contemporanea, in cui passato e presente si abbracciano scambiandosi reciproche suggestioni.

A Oxford Sofia, una giovane restauratrice di origine italiana, sta piangendo la morte improvvisa del marito Nicola Obreskov, storico accademico, in procinto di pubblicare una ricerca sulla diaspora russa in Italia fra Ottocento e primo Novecento.

Il lutto l’ha completamente devastata: un dolore profondo, che la lascia senza fiato, incapace di reagire, desiderosa di abbandonarsi alla malinconia allontanandosi da tutti. Ma il lavoro chiama: Edmund Payne, un collezionista che in diverse occasioni le ha commissionato incarichi di particolare delicatezza, le propone di occuparsi del restauro di una mongolfiera che si è appena aggiudicato all’asta con un rilancio record di quattro milioni di euro. Un pezzo unico, comprensivo della navicella o gondola dove si posizionarono gli aeronauti, che volò una sola volta nel 1784, levandosi dal suolo – per pochi minuti – a Chambéry in alta Savoia, grazie all’audacia di Xavier de Maistre e Luis Brun.

Allettata dalla possibilità di guadagnare una cifra consistente, che le permetterebbe di far completare e dare alle stampe i risultati della ricerca cui stava lavorando il marito, Sofia parte per Chambéry sulle tracce di Xavier de Maistre (Chambéry, 1763 – San Pietroburgo, 1852). Sabaudo di nascita, fratello del più famoso filosofo reazionario Joseph, Xavier fu militare nell’esercito del Regno di Sardegna, pittore, ritrattista presso la corte dello Zar, dove si trasferì aggregandosi all’esercito russo all’indomani dell’invasione della Savoia da parte delle armate napoleoniche.

Xavier è autore di alcuni curiosi scritti fra cui il Viaggio intorno alla mia camera, composto nel 1794 durante un isolamento, protrattosi ben 42 giorni, inflittogli come provvedimento disciplinare per la partecipazione a un duello. Personaggio curioso e versatile questo Xavier, intellettualmente brillante, mai pago di sé, sempre alla ricerca di nuovi stimoli, dominato da un istinto al cambiamento decisamente inusuale in un uomo culturalmente cresciuto nell’Ancien Régime.

A Chambéry Sofia incontra Pauline: quest’ultima s’industria per portare avanti la libreria antiquaria ereditata dal padre. Tra le due nasce una fertile collaborazione alla ricerca di tutto ciò che riguardò l’eroico tentativo di trasvolata; tra un catalogo d’arte e l’altro, si crea un legame particolare: entrambe fragili, reduci da recenti perdite, con legami famigliari problematici, l’una sarà ispirazione per l’altra nel tentativo di ricominciare a intravedere un’ipotesi di felicità. I fili del passato – mossi dalla misteriosa mano del destino – si riallacceranno creando i presupposti per guardare al futuro.

La scrittura di Benedetta Cibrario è densa, elegante, sinuosa, introspettiva; i suoi personaggi sono realistici. Cibrario è un’autrice singolare nel suo genere: raccoglie una notevole mole di documenti e informazioni, studia approfonditamente la cornice iconografica in cui intende collocare il suo racconto – lo si desume dall’appendice finale – e nel farlo pone la parte finzionale del romanzo totalmente al servizio dei fatti storici.

Il frequente cambio di prospettiva – l’Io narrante che talvolta è Sofia, talaltra un narratore esterno – garantisce levità alla prosa e così pure il frequente uso della forma epistolare, l’alternarsi di stralci tradotti delle lettere di Xavier, le mail scambiate fra Sofia e Edmund Payne e tra Sofia e il marito defunto, un carteggio doloroso, quest’ultimo, particolarmente toccante, di grande effetto drammaturgico: tutti escamotage che, nel sapiente dosaggio dell’autrice, fanno di Per ogni parola perduta un intenso inno alla vita che continua e all’amore che si rigenera.

18 novembre 2022
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il libro in una citazione
«Hai sempre avuto paura della tua memoria, la consideravi una scocciatura. Pensavi che la vita fosse più facile per chi dimentica. E forse lo è. Ma la vogliamo davvero facile, la vita? E soprattutto: la facilità è più interessante? Non credo.
Dicevi: A me capita di vivere qualcosa e poi di ricordarmi che l’ho letto in un libro. Per molti le cose, quelle della vita e quelle della letteratura, procedono affiancate. Non è qualcosa che deve farti paura. Niente deve farti paura.
Ecco, vedi?, sono ancora un narratore confuso e caotico. Ti ho riconosciuta all’istante, Sofia.
Con leggerezza pensami, con leggerezza dimenticami.»

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