di Elisa Vuaran
L’inferno su Roma. Il grande incendio che distrusse la città di Nerone
Autore: Alberto Angela
Editore: HarperCollins
Anno edizione: 2021
Genere: Storia
Pagine: 354
Consigliato a chi ha letto il primo volume della trilogia di Nerone ed è pronto a rivivere i drammatici giorni del celebre incendio che devastò Roma nel 64 d.C.
La visione del kolossal Quo vadis viene in genere imposta agli studenti quando frequentano le scuole medie. Nonostante sia spesso tollerata con difficoltà dai ragazzi a causa della sua mole, la pellicola ha solidamente contribuito negli anni a cementare nell’immaginario collettivo una figura ben precisa: quella di un Nerone che, involuto nel suo delirio, canta versi sgraziati accompagnando il terribile spettacolo di Roma devastata dalle fiamme che lui stesso avrebbe appiccato. Quest’immagine così ben radicata nella nostra coscienza è, però, un falso storico.
A raccontare questa versione distorta degli eventi sono, in parte, già alcune fonti antiche; tuttavia, chi ne ha scritto visse soltanto molti anni dopo l’incendio e, come non di rado accade con gli autori antichi, le diverse narrazioni non coincidono.
Con ogni probabilità, per quanto folli e crudeli possano essere stati Nerone e i personaggi di cui si era circondato nella sua corte, il fuoco divampò per cause accidentali – le premesse urbanistiche che avrebbero favorito le fiamme sono ben descritte ne L’ultimo giorno di Roma, primo volume della trilogia dedicata da Alberto Angela a Nerone e all’incendio del 64 d.C. – e l’imperatore non avrebbe avuto reale motivo di mettere in pericolo il proprio potere distruggendo la città che glielo forniva. La storia che ci è stata tramandata è in effetti un antico esempio di ciò che oggi chiameremmo fake news, nel caso specifico voci false messe in circolo con il preciso scopo di screditare figure di potere.
Cosa faceva allora in quei momenti Nerone, se non stava suonando la cetra mentre guardava Roma bruciare? Come si comportava invece il popolo, cosa succedeva nelle case? Quali vie hanno seguito le fiamme per propagarsi e come hanno cercato di combatterle i vigili del fuoco?
Per rispondere a queste domande ne L’inferno su Roma seguiamo ancora Vindex e Saturninus, i due vigiles già conosciuti nel primo libro. Attraverso la loro storia, Alberto Angela ricostruisce il momento dello scoppio dell’incendio e le strategie adottate nel tentativo di arginarlo descrivendo, con l’ausilio di mappe poste all’inizio di ogni capitolo, il muoversi del fronte del fuoco ora per ora per tutti i nove, lunghissimi giorni in cui la città rimase preda delle fiamme.
La precisa narrazione storica – che comprende anche aspetti a cui la mente va con minore immediatezza, come i farmaci utilizzati a quel tempo per curare (con discutibili risultati) le ustioni – si accompagna a digressioni di carattere tecnico e scientifico sulla natura del fuoco e sulle sue vie di propagazione, con considerazioni sull’edilizia, sulla sicurezza e sui metodi utilizzati all’epoca per arginare i danni.
Per descrivere per la prima volta un evento così poco conosciuto, oltre che alle fonti antiche la ricostruzione si affida anche a parallelismi storici più recenti, con drammatici esempi provenienti dall’esperienza che gli abitanti di Tokyo e Dresda hanno fatto durante i bombardamenti incendiari avvenuti nel corso della seconda guerra mondiale. In queste occasioni, come nel rogo di Roma, molte storie sono andate perdute insieme alla vita di chi le ha vissute: si riconosce subito l’intento di Angela di raccontare una Storia collettiva anche attraverso le voci ipotizzate (ma verosimili) restituite alle singole persone che non sono sopravvissute, nel nome dell’omaggio e del ricordo.
A causa della natura stessa degli eventi, la narrazione si fa a tratti ripetitiva (d’altronde i fatti si protrassero per nove giorni), e potrebbe risultare emotivamente aggressiva nei confronti dei più sensibili, ma mantiene toni rispettosi e senza mai indugiare sui dettagli scabrosi cui ci hanno abituati certi programmi televisivi con un gusto per il macabro non sempre corretto nei confronti di chi soffre.
Si avverte la sensazione di leggere un libro-ponte, che fa da passaggio – come è stato per il momento dell’incendio – tra il primo (incentrato su Roma, ricco di dettagli) e il terzo volume della trilogia dedicato più nello specifico a Nerone: resta forte il desiderio di saperne di più.
Il libro in una citazione
«Le fiamme intanto proseguono la loro corsa. Immaginate di essere una di loro. Scivolando lungo le travi di legno, vi infilate sotto le tegole del Tempio di Giove Statore (Iuppiter Stator), e poi passate ad altre travi più piccole che costituiscono l’intreccio e le capriate che sorreggono il tetto. Penetrate nel legno, ve ne nutrite grazie all’ossigeno, lo digerite rapidamente lasciandone solo uno scheletro carbonizzato e indebolito.»
28 ottobre 2022
© RIPRODUZIONE RISERVATA