di Elisa Vuaran

Come dirti addio. Cento lettere d’amore da Saffo a García Lorca
Autrice: Cristina Marconi
Editore: Neri Pozza
Anno edizione: 2022
Genere: Moderna e contemporanea
Pagine: 288
Consigliato a chi ha voglia di innamorarsi.
La lettera d’addio è una forma di letteratura privata che attraversa i secoli. Altre forme di corrispondenza sono sempre meno praticate o hanno cambiato volto e mezzi; la circostanza della separazione sembra invece essere ancora oggi considerata un momento solenne, da affidare a un testimone scritto (anche se non necessariamente su un supporto cartaceo). A volte non importa nemmeno che il messaggio giunga all’altra parte in causa: è un’occasione di riflessione intima su ciò che si è stati fino a un istante prima, un rito di passaggio che aiuta a cristallizzare gli eventi e le emozioni, a fare i conti prima di tutto con se stessi, a dare un senso alla rabbia o alla tristezza dell’abbandono; serve a creare, per il futuro, un luogo mentale dove all’occorrenza ci si possa raccogliere per piangere il passato, a preparare le basi per la rinascita ricordando a chi scrive la propria identità (oltre a sottolineare, per chi legge, l’entità di ciò che ha perso…).
La grammatica dell’addio sembra essere universale, oltre che invariata nel tempo (con testimonianze risalenti già a 600 anni prima dell’anno zero); alcuni topoi sono trasversalmente frequentati nel tempo e nello spazio: elevare le circostanze esprimendosi attraverso le parole di poeti, esprimere le proprie emozioni, e – laddove necessario – rinfacciare all’altro colpe e mancanze. E ancora: fare promesse o raccomandazioni, addurre motivazioni, ricordare l’affetto provato.
Il vissuto, tuttavia, dipende dalle circostanze: gli amanti si separano per cause di forza maggiore, contro la loro volontà, oppure si sono aperte delle crepe insanabili? È la fine di una lunga relazione ormai logora o di un intenso, brevissimo rapporto di passione? Quali figure circondano i protagonisti, e quali invece si intromettono? Sono questi i fattori, come anche l’inclinazione più focosa o più malinconica del carattere, che determinano il contenuto delle lettere. Qualcuno si lascia andare agli insulti, qualcun altro usa parole più dolci; alcune sono strazianti, altre destano perplessità o sono addirittura comiche.
Ogni addio è diverso, e questa raccolta lo dimostra in maniera sublime, attingendo a lettere reali – come quella, incredibile, in cui Albert Einstein lascia la moglie ponendo una serie di condizioni, scritta come se si trattasse di un teorema matematico, o quelle ricevute da Enrico VIII da alcune delle sue numerose mogli – o tratte dalla letteratura, tra cui la celeberrima ultima lettera del giovane Werther all’amata Lotte, o l’estremo dialogo teatrale tra Cyrano e Rossana. Di alcune conserviamo il testo, ma il destinatario ci è ignoto (sapremo mai il vero nome della sconosciuta amata da Beethoven?); molte sono state scritte da nobili impegnati in tresche extraconiugali o da illustri letterati, una è la lettera che ha tradito una giovane partigiana e il suo compagno, un’altra racconta la tormentata storia di un amore sbocciato tra un samurai e un giovane poeta.
Oltre che per la splendida selezione di brani, Come dirti addio di Cristina Marconi si distingue per la cura con cui questi sono presentati: in ordine cronologico, dal settimo secolo avanti Cristo al 2016, ciascuno accompagnato da un’essenziale introduzione che contestualizza l’epoca e le vicende accadute ai protagonisti (e rincuora il lettore quando scopre che ad alcuni di questi addii è in realtà seguita una riconciliazione).
Per la bellezza delle parole e per le emozioni che suscita il tema potremmo definirlo un libro da meditazione: assaporarlo fa venir voglia di innamorarsi.
Il libro in una citazione
«Io proseguo nella mia corsa cieca e vertiginosa, verso chi sa qual precipizio. Non mi volgerò in dietro che per guardare, con occhi velati di lacrime, il grande amore passato, il grande amore perduto per sempre.»
Gabriele D’Annunzio a Barbara Leoni, 1892
4 ottobre 2022
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