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Home » “IL FIGLIO DEL PADRE”, LE RELAZIONI FAMIGLIARI COME SOLO DEL ÁRBOL SA RACCONTARLE

“IL FIGLIO DEL PADRE”, LE RELAZIONI FAMIGLIARI COME SOLO DEL ÁRBOL SA RACCONTARLE

La copertina del libro "Il figlio del padre" di Víctor del Árbol (Elliot)

Il figlio del padre
Autore: Víctor del Árbol
Traduttore: Pierpaolo Marchetti
Editore: elliot
Anno edizione: 2022
Anno prima edizione: 2021 (Spagna)
Genere: Gialli & Noir
Pagine: 412

Consigliato a chi vuole ripercorrere un pezzo di Novecento spagnolo ed europeo attraverso gente (più o meno) comune.

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di Enzo Palladini

La prima premessa doverosa è che Víctor del Árbol è una firma ai vertici della narrativa spagnola contemporanea, molto apprezzato anche dai suoi colleghi italiani. La seconda premessa doverosa è che in questo lavoro esprime il meglio di sé, con un valido contributo di un’ottima traduzione.

Il protagonista, Il figlio del padre per l’appunto, si chiama Diego Martín, fa il professore universitario e ha una vita tutt’altro che irreprensibile. Sposato con Rebeca, che ha una figlia da una precedente relazione, tradisce la moglie spesso e volentieri con le sue allieve. Di suo padre, individualista, dispotico e anaffettivo, Diego ha vissuto proprio poco, cacciato di casa a diciassette anni.

Quando il padre muore, Diego torna controvoglia al paesello dell’Estremadura per il funerale e scopre di avere sorprendentemente ereditato una proprietà, sia pure un po’ scomoda. Qui cominciamo a conoscere la famiglia. Il nonno Simón è stato un presunto (molto presunto) eroe di guerra per aver combattuto in Russia tra il 1942 e il 1945, ma dopo essere tornato dalla moglie Alma Virtudes pensava a Olga, conosciuta su un campo di battaglia. Il padre di Diego era Antonio, donnaiolo impenitente che spesso pagò a caro prezzo questa passione, pur avendo ripopolato il mondo insieme alla moglie (da cui si era separato molto prima di morire). Diego è il primogenito; poi c’è Octavio, che lavora in un’agenzia di pompe funebri; Alberto, lo spione, che ha contribuito all’allontanamento di Diego da casa. E Gloria, personaggio marginale.

Ma la chiave di tutta la storia è Liria, altra sorella di Diego. Carattere molto particolare, è anche affetta da gravissimi problemi fisici che l’hanno portata in passato a dipendenze varie e guai con la giustizia. In età adolescenziale ha anche denunciato il padre per molestie sessuali (che poi scopriremo inesistenti), perdendo però il processo contro di lui.

Liria è molto legata a Diego, l’unico che l’ha sempre ascoltata e che continua a occuparsi di lei anche dopo che è stata ricoverata in una clinica psichiatrica.

Nel giro di breve tempo, la vita di Diego è sconvolta: prima viene lasciato dalla moglie, poi diventa un assassino perché decide di farsi giustizia da solo quando scopre che Martin Pearce, l’infermiere che si occupa di Liria in clinica, abusa di lei approfittando del suo stato di totale incoscienza. Si arriva così al processo contro Diego e a una conclusione drammatica e romantica nello stesso tempo.

Con Il figlio del padre siamo in presenza di un thriller che arriva molto vicino alla definizione di “capolavoro”, un romanzo che sicuramente trae qualche ispirazione dalle opere di Gabriel García Márquez (non a caso citato a un certo punto della storia) e che racconta una saga famigliare, in cui ogni personaggio ha una sua caratterizzazione molto precisa, un’etichetta che non potrà mai togliersi per tutta la durata della vita e un destino sorprendente. Un campionario di ritratti umani decisi, estremi, raccontato con durezza e anche con una certa crudeltà, laddove questa si renda necessaria.

I capitoli sulla storia e sulle storie della famiglia iniziano sempre con un luogo e una data per non farci mai perdere nella narrazione, ma il filo conduttore di tutto è rappresentato dalle schede di valutazione psichiatrica che Diego deve scrivere a uso dei medici e dei giudici quando è ricoverato forzosamente in clinica, mentre attende l’esito del processo per omicidio volontario. Un respiro di quattrocento pagine che volano via come se fossero niente, ma che lasciano dentro mille pensieri e mille tormenti.

Il libro in una citazione
«La resa ha i suoi vantaggi, una comodità alla quale arrivi ad abituarti. Come un cane legato a una catena, smetti di lottare per vincere e ti limiti a farlo per non essere vinto.»

8 agosto 2022
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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