di Sabrina Colombo

Il peso
Autore: Liz Moore
Traduttrice: Ada Arduini
Editore: NN Editore
Anno prima edizione: 2012 (Usa)
Anno edizione: 2022
Genere: Moderna e Contemporanea
Pagine: 288
Consigliato a chi sa guardare al di là delle apparenze per scrutare la vera essenza delle persone; a chi crede nell’idea di famiglia allargata intesa come comunità che condivide amore e rispetto a prescindere dai legami giuridici o biologici.
Arthur Opp è un ex professore di Letteratura, che dopo vent’anni di insegnamento ha rinunciato al lavoro e vive asserragliato nella sua bella residenza di Brooklyn, mantenuto a distanza dal padre ottantenne, architetto di fama internazionale ora a riposo.
Le circostanze dell’allontanamento del Professor Opp dall’università sono piuttosto imbarazzanti: è stato aperto un procedimento disciplinare a suo carico per aver frequentato una giovane allieva, Charlene Turner. Charlene viene dalla periferia, non è particolarmente brillante ma volenterosa e vede nell’istruzione universitaria la chiave per emanciparsi culturalmente ed economicamente. In realtà fra i due non è nata alcuna relazione sessuale ma solo un’amicizia affettuosa mai pienamente sbocciata, per la timidezza di entrambi.
“Sarebbe impossibile spiegare perché mi piaccia così tanto, perché mi sia piaciuta fin dall’inizio. In parte, naturalmente, era perché io le piacevo, perché sentivo di volerla aiutare il più possibile. In parte era perché riconoscevo in lei, nella sua goffaggine, nella sua solitudine, nel suo essere sempre fuori posto, una straniera in una stanza piena di compatrioti. Riconoscevo quei sentimenti come miei.”
Charlene, dopo una breve frequentazione, si nega e decide di tenersi in contatto con Arthur solo per via epistolare. Lo scambio di lettere prosegue per diversi anni, quindi si interrompe bruscamente.
Arthur sprofonda nella depressione. Chiude i contatti con la famiglia di origine, in particolare col padre da cui non si è mai sentito apprezzato, accumula compulsivamente oggetti, affoga la tristezza nel cibo spazzatura che ingurgita smodatamente, ingrassa inesorabilmente fino ad avere problemi nel muoversi. Teme il giudizio delle persone per via del suo aspetto fisico e si avvita sempre di più in una spirale di ansia e frustrazione.
“L’ultimissima volta che sono uscito di casa era il settembre del 2001, quando davanti alle notizie della tv mi sono sentito così solo che ho aperto la porta, ho sceso la scala e mi sono seduto sull’ultimo gradino, la testa tra le mani, per un’ora. Avrei voluto qualcuno con cui parlare. Mi sembrava che il mondo stesse per finire. […] non avevo nessuno da chiamare, e quel giorno non mi aveva chiamato nessuno, ed è stato per questo che ho capito di non avere più bisogno di uscire. Da allora sono diventato un recluso.”
Non migliore è la situazione di Charlene: dopo essere scomparsa dall’orizzonte ottico di Arthur ha avuto un figlio – Kel – che ha cercato di crescere da sola, prima accontentandosi di ogni lavoro onesto per mantenerlo, successivamente appoggiandosi all’assistenza sociale. Charlene soffre di una patologia fortemente invalidante e – come Arthur – si è lasciata andare, iniziando a trascurare la vita sociale, il fisico, l’igiene, la corretta alimentazione. Charlene ha mantenuto un unico e fondamentale aggancio con il mondo grazie a Kel, tenero e imbranato, in perenne ricerca di una figura paterna e desideroso di riscattarsi dalla povertà attraverso il baseball, sport in cui eccelle tanto da essere contattato dai Mets per un provino che gli permetterebbe di passare al professionismo.
Quando Charlene riprende i contatti con Arthur chiedendogli di far da mentore a Kel nella scelta dell’università, conscia delle poche forze che le restano, compie un estremo gesto di amore e affida il figlio all’unico uomo che abbia mai amato. Le strade dei tre protagonisti si incrociano: i fili delle esistenze si riannodano e il peso del dolore che ognuno porta diventa più lieve.
Arthur trae nuova linfa dal ritorno di Charlene nella sua vita; decide di mettere ordine nel caos che lo circonda, non solo metaforicamente, a cominciare dal suo stesso appartamento. Assume una domestica – Yolanda, ispanica, incinta di un ragazzo poco raccomandabile – che diventerà strumento di relazione con l’esterno: interessandosi a lei, ai suoi problemi, Arthur riprenderà a interessarsi anche a se stesso. Sarà Yolanda – con la ferrea logica del buon senso – a spingerlo ad accettare la scommessa di prendersi cura di Kel.
Kel – circondato dall’affetto degli amici e supportato da Arthur – troverà la forza di superare la più impegnativa delle prove, il distacco definitivo da una persona amata. Scoprirà che lasciarsi aiutare non è sinonimo di debolezza ma di coraggio e di maturità, che “casa” non è solo un luogo fisico e che “famiglia” è là dove un gruppo di persone si ama e si rispetta a prescindere da legami giuridici, biologici o istituzionali.
Il peso è un romanzo duro nei temi tanto quanto è delicato nel raccontare l’interiorità dei personaggi. Le fragilità di questi ultimi sono tali da soverchiarli completamente, inducendoli ad abdicare dalla vita di relazione e a consegnarsi al demone della solitudine. Ma è anche un romanzo sulle seconde possibilità, sulla forza della vita che impetuosamente abbatte i muri dell’incomunicabilità per portare alla luce nuove opportunità di cura e affetto.
La scrittura è intensa e asciutta al tempo stesso, senza indulgere in vittimismo o in pruriginose descrizioni dell’abisso di abbruttimento in cui sono sprofondati i protagonisti. Liz Moore sceglie la prima persona e alterna con maestria le voci narranti di Arthur e di Kel. Il meccanismo narrativo è solido, conduce il lettore attraverso i meandri delle vicende parallele sul filo del presente e del passato di ciascuno di essi, sino a un finale commovente e poetico.
Liz Moore (1983) è una musicista e scrittrice americana. Cresciuta nel Massachusetts, insegna scrittura creativa alla Temple University di Philadelphia. L’esperienza come musicista ha ispirato il suo debutto letterario, avvenuto nel 2007 con The Words of Every Song, tuttora inedito in Italia. Il peso è il suo secondo romanzo. Uscito in Italia già nel 2012 per Neri Pozza, sulla scia del grande successo riscosso negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, oggi viene riproposto da NN Editore con la prefazione di Andrea Donaera. NN Editore ha pubblicato anche le sue successive opere di narrativa, I cieli di Philadelphia (2020) e Il mondo invisibile (2021).
Il libro in una citazione
«Per tutta la vita mi sono sentito ripetere che uno non può scegliersi la famiglia, e per tutta vita mi sono ripetuto che è una cosa vera e ingiusta. Ma credo che sia possibile guardare le cose da un punto di vista diverso: credo che possiamo scegliere di circondarci di persone che amiamo e ammiriamo e che queste possano diventare la nostra famiglia adottiva.»
5 agosto 2022
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