di Elisa Vuaran
I mondi di Miyazaki. Percorsi filosofici negli universi dell’artista giapponese
Curatore: Matteo Boscarol
Editore: Mimesis
Anno edizione: 2018
Genere: Cinema, Filosofia
Pagine: 180
Consigliato agli amanti del buon cinema, non solo d’animazione, e della riflessione filosofica sulla contemporaneità.
Al di là dell’esplosivo successo e delle recenti attenzioni che il grande mercato dell’editoria sta riservando ai manga, rispetto ad altri Paesi europei in Italia la diffusione dei prodotti d’animazione giapponesi ha una storia notevole per la sua longevità. Tra le serie più amate e conosciute nel nostro Paese già dalla fine degli anni Settanta, diverse portano anche la firma di Hayao Miyazaki (spesso a fianco di quella del cofondatore dello Studio Ghibli, Isao Takahata): Le avventure di Lupin III, Heidi, Anna dai capelli rossi.
Accanto alle produzioni seriali però spiccano anche diversi lungometraggi di indiscusso valore: La città incantata dello Studio Ghibli è, a oggi, l’unico anime ad aver vinto un Premio Oscar (2003). Per quanto amati dal pubblico di qualsiasi età, i film di Miyazaki presentano diversi livelli di interpretazione e complessità, prestandosi a re-visioni e riletture che accompagnano gli spettatori dall’infanzia fino all’età più matura.
In quest’ottica, I mondi di Miyazaki rappresenta uno strumento di approfondimento utile ad apprezzare pienamente anche i dettagli tecnici, artistici e culturali più difficili da cogliere. Il volumetto raccoglie undici brevi saggi che riportano il punto di vista di diversi critici cinematografici e letterari, ricercatori in filosofia ed esperti di cultura nipponica, con importanti riflessioni sui principali temi che caratterizzano trasversalmente la produzione del Maestro, concentrandosi frequentemente sulla sua ultima (ma solo per ora) opera, Si alza il vento (2013).
Un tema ricorrente (presente quasi in tutti i lungometraggi) è quello del volo: Miyazaki disegna con dovizia di particolari tecnici e passione quasi ossessiva velivoli reali e di fantasia – quando non sono i personaggi stessi a essere dotati della capacità di librarsi in aria – e il volo diventa non solo metafora di libertà ma anche di crescita, distacco fisico nello spazio necessario a osservare i fatti da altre prospettive.
Altro filone persistente e molto attuale – sebbene ripreso già nel 1984 con Nausicaä della Valle del vento, come in altre opere precedenti e successive – riguarda l’ambiente naturale e le catastrofi ecologiche; e infine, legati sia al volo che all’ambiente, i fatti storici e la loro interpretazione (come il fascismo in Porco rosso, del 1992), talvolta ambigua (è il delicato caso di Jirō Horikoshi, inventore dei terribili Caccia Zero, la cui storia viene raccontata in Si alza il vento).
Oltre a fornire chiavi storiche e filosofiche, i saggi riprendono anche alcuni aspetti tecnici sul modo di lavorare di Miyazaki e dei suoi collaboratori, dalle note sulle composizioni musicali create da Joe Hisahishi all’analisi dei preziosi cortometraggi visibili esclusivamente presso il Museo Ghibli di Mitaka, con un gusto che ricorda quello degli albori del cinema, quando le pellicole non erano come oggi a disposizione di tutti e la visione era necessariamente legata all’esperienza fisica del recarsi sul luogo della proiezione.
I saggi per loro natura richiedono attenzione da parte del lettore, ma la raccolta è snella e rappresenta senz’altro un interessante spunto per riflettere e per riguardare con occhi nuovi (o vedere per la prima volta) gli incredibili capolavori di Miyazaki, che nel 2014 ha anche ricevuto l’Oscar onorario alla carriera.
Il libro in una citazione
«Solo nella distanza è dato di accedere al cuore dell’esistere, solo sollevandosi dalla terra essa si dona allo sguardo; il librarsi della fantasia, lo scorrere nel vento, sono preludio alla capacità di rimettere poi piede a terra con un cuore rinnovato.»
3 agosto 2022
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