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Libri per chi ama davvero leggere

Il conte Luna, una storia ricca di mistero e scritta come un film

di Sabrina Colombo

La copertina del libro "Il conte Luna" di Alexander Lernet-Holenia (Adelphi)

⭐⭐⭐⭐

Classificazione: 3.5 su 5.

Il conte Luna
Autore: Alexander Lernet-Holenia
Traduttrice: Giovanna Agabio
Editore: Adelphi
Anno edizione: 2022
Anno prima edizione: 1955 (Germania)
Genere: Moderna e contemporanea
Pagine: 174

Consigliato a chi si interroga sul senso della vita e sulla vita oltre la morte; a chi non crede alle coincidenze fortuite, a chi coltiva la propria dimensione interiore; a chi ama i racconti del mistero e le ghost story.

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Roma, anni Cinquanta. Un giorno di maggio di un non precisato anno Alexander Jessiersky, imprenditore austriaco facoltoso, cinico e poco incline al lavoro, si addentra nelle catacombe di San Pretestato tramite l’accesso presente nei sotterranei della Chiesa di Sant’Urbano. Il custode lo avverte che in quei cunicoli – non del tutto esplorati – sono scomparsi da poco anche due sacerdoti francesi. Nulla vale a distoglierlo dal suo intento. Come da pronostico, l’improvvisato pioniere non riemerge affatto in superficie. Le indagini evidenziano come quest’ultimo sia da tempo in fuga dalla madre patria – in quanto accusato di gravi delitti – e in procinto di lasciare il vecchio continente a bordo del transatlantico Aosta, in partenza da Napoli alla volta di Buenos Aires.

Chi è veramente Jessiersky? Si è smarrito e giace esanime nelle profondità della Roma antica o ha pianificato un’astuta messinscena per depistare gli inquirenti, sulle sue tracce attraverso mezza Europa?

Da qui parte un flashback che racconta gli ultimi anni di vita del protagonista, convinto di essere vittima dell’odio nutrito nei suoi confronti da un tale conte Luna, libero docente di ascendenze spagnole, ingiustamente internato a Mauthausen a causa di una vertenza commerciale con Alexander, pronto a tutto per vendicare la dura prigionia dopo essere miracolosamente scampato alla morte nel campo di concentramento.

Quella di Alexander Jessiersky è una vera e propria fissazione, che lambisce i confini della patologia psichiatrica: in ogni uomo egli scorge il suo nemico Luna, intento a tramare anche ai danni di moglie e figli. E così – cercando Luna – Jessiersky si avvita su se stesso, in un vortice di inquietanti elucubrazioni sulla vita, la morte, l’aldilà, l’esistenza stessa dell’anima e sulla sua natura non classificabile secondo le rigide categorie tassonomiche della scienza.

“Che cos’è la morte” disse. “Alla fine, tutto è soltanto ciò che si pensa che sia, ovvero, è così come lo si prende; e non diversamente avviene anche nel caso dell’essere umano e della sua condizione. Se lo si considera ad esempio dal punto di vista del corpo, è ovviamente mortale. Ma se lo si considera dal punto di vista dell’anima non può che essere immortale. Perché l’anima è senz’altro l’aspetto non mortale dell’uomo, e ciò che non ha corpo non muore. La stessa creatura, l’essere umano, è dunque mortale e immortale al tempo stesso.”

Tra una Vienna elegante e decadente, la campagna austriaca suggestiva e poetica e una Roma di seducente bellezza, il protagonista e il suo alter ego giocano a rimpiattino tendendosi tranelli astuti, sfuggendo ai reciproci agguati fino ad approdare – insieme al lettore, destabilizzato ma avvinto nelle spire del racconto – in una terra di nessuno, un “non luogo” etereo come la materia dei sogni, proiezione delle nostre più intime speranze circa ciò che ci attende oltre la porta della vita.

Il romanzo – uscito per la prima volta nel 1955 – si distingue per la scrittura in terza persona raffinata, colta ma non ridondante, che impatta sui sensi del lettore in maniera molto cinematografica e non annoia neppure quando l’autore si attarda su qualche digressione filologica o storica circa l’origine delle catacombe o il lignaggio del fantomatico Conte, oppure quando ci fornisce tra le righe la sua particolare interpretazione – sempre assai spiritosa – delle contraddizioni della civiltà occidentale a lui contemporanea.

Alexander Lernet-Holenia (Vienna, 1897-Vienna 1976) è stato uno scrittore, drammaturgo, poeta, saggista e sceneggiatore austriaco particolarmente versatile, tra i più importanti del Novecento. Figlio di una baronessa e di un militare di carriera, di fede evangelica, compie studi giuridici a Vienna e partecipa al primo conflitto mondiale come ufficiale di stanza in Polonia, Russia, Ucraina, risultando influenzato da quella cultura di confine. Convertitosi al cristianesimo, sotto il Terzo Reich viene nominato capo della sezione drammaturgia dell’Ufficio cinematografico militare anche se la pubblicazione della sua più famosa fatica letteraria – Marte in Ariete (1941), sull’invasione nazista in Polonia – viene bloccata in quanto non allineata all’ideologia del regime, mandata in stampa solo nel 1947 e a tutt’oggi è considerata l’unica opera di critica del nazismo scritta in Austria durante l’occupazione tedesca.

Il libro in una citazione
«“… alla luna non si sfugge né si può sfuggirle; e questa incertezza non è soltanto l’essenza della luna stessa, ma anche di tutto ciò che sta sotto la luna. Noi esistiamo sotto il simbolo dell’illusione, nel segno dell’insicurezza”.
“Come sarebbe, non si sfugge alla luna?” esclamò Jessiersky. “Io le sono quasi sfuggito!”.
“Quasi, appunto”.»

26 luglio 2022
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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