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Home » “LASCIA CH’IO PIANGA”, MUSICA E LIBERTÀ NEI SOGNI DI UNA DONNA DEL SETTECENTO

“LASCIA CH’IO PIANGA”, MUSICA E LIBERTÀ NEI SOGNI DI UNA DONNA DEL SETTECENTO

La copertina del libro "Lascia ch'io pianga" di Fiammetta Chertizza (Montag)

Lascia ch’io pianga
Autrice: Fiammetta Chertizza  
Editore: Montag
Anno edizione: 2022
Genere: Romanzo storico
Pagine: 183

Consigliato a chi ama leggere storie drammatiche, che hanno donne forti, intelligenti e talentuose per protagoniste.

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di Sabrina Bergamini

Nella seconda metà del Settecento, la giovane Cecilia vive a Venezia con il padre. Il grande talento per la musica, la capacità di suonare diversi strumenti e di comporre lei stessa partiture originali sono le doti di questa fanciulla dal carattere timoroso e delicato.

Il padre, per motivi di convenienza, sceglie per lei il matrimonio con un uomo di dubbia moralità. Fortunatamente interviene il fratello Antonio, che la ama profondamente e chiede aiuto a una cugina monaca. Questa riesce a inserirla nella Corte dei Borbone, a Parma, nel prestigioso ruolo di compagna di musica della principessa Isabella.

Tra Isabella e Cecilia nasce un’amicizia sincera, seppur nel rispetto del rigido protocollo di corte. Le due fanciulle, entrambe poco più che adolescenti, non solo si dilettano con la musica ma spesso si concedono anche lunghe passeggiate nei giardini del Palazzo, durante le quali si confidano reciprocamente sogni e timori riguardo il futuro. Il loro legame diviene talmente forte che quando Isabella lascia Parma per sposare l’arciduca Giuseppe d’Asburgo, figlio dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria, Cecilia non rimane abbandonata a se stessa. Per intercessione della stessa Isabella, le viene assicurata una dote e organizzato il matrimonio con il ricco vedovo Filippo Maria Torregiani. 

Il marito di Cecilia è un uomo anziano e malato, ma tiene molto a lei; rispetta la sua passione per la musica tanto da permetterle di studiare e frequentare i salotti culturali di cui lui stesso fa parte. Dal canto suo Cecilia, pur non essendo felice, accetta docilmente il proprio destino e si propone di essere una buona moglie. La vita per lei scorre tranquilla e agiata, si sente protetta e ha persino la soddisfazione di vedere apprezzati i suoi componimenti musicali.

L’affascinante Francesco Palma, brillante architetto, porterà però scompiglio nella sua quotidianità. Sin da quando si conoscono, i due si sentono reciprocamente attratti, ma le rigide regole della società impediscono loro qualsiasi contatto. È importantissimo non creare scandalo e non infangare il buon nome della famiglia e pertanto sono costretti a molti mesi di lontananza. Cecilia in questo periodo appare consumata dal desiderio e, allo stesso tempo, dal timore che il suo sentimento possa essere scoperto. Sarebbe la rovina.

Dopo la morte di Filippo Maria, finalmente Cecilia e Francesco sembrano poter vivere il loro amore, ma ecco che l’entrata in scena dell’inquietante marchese Pallavicini scatenerà una serie di avvenimenti davvero incredibili, che sconvolgeranno nuovamente la vita della donna. E anche il romanzo stesso, potremmo dire, poiché da questo momento in avanti noi lettori abbiamo a che fare con un testo del tutto diverso e inaspettato. La nostra protagonista vivrà un’esperienza spaventosa e non ci sarà letteralmente possibile interrompere la lettura, tanto saremo in ansia per la sua sorte.

Lascia ch’io pianga – titolo che richiama immediatamente alla memoria l’omonima aria per soprano, tratta dal Rinaldo, del compositore tedesco Georg Friedrich Händel – è il romanzo storico d’esordio della violinista romana Fiammetta Chertizza.

L’autrice ci accompagna in un viaggio affascinante tra le corti e i salotti settecenteschi, da Parma fino a Roma, dove conosciamo artisti e brillanti pensatori. Tutti i personaggi di cui ci racconta sono realmente esistiti a eccezione di Cecilia, Francesco, Antonio, Filippo Maria e il marchese Pallavicini, che si muovono con coerenza nello scenario storico in cui sono calati.

La storia è narrata in parte da una voce esterna, che racconta la vicenda al passato e in terza persona. Il racconto è però intervallato da una copiosa corrispondenza epistolare, che coinvolge tutti i personaggi. Possiamo leggere molte missive di Cecilia, ma anche del marito, del fratello, di Francesco, della principessa Isabella e della cugina monaca. Attraverso le loro lettere veniamo a sconoscenza dei reali sentimenti che muovono i personaggi e delle loro intime motivazioni. Dal tono degli scritti traspare la confidenza che li lega ed emerge la vera personalità, priva di filtri. Il fatto che le lettere non siano né datate né firmate rende però talvolta difficoltosa la lettura e rallenta il ritmo del romanzo.

L’ultima parte del libro, che è suddiviso in tre atti, è sconvolgente perché conduce il lettore in un ambiente del tutto diverso e molto più cupo. La storia di Cecilia subisce una svolta ed è a questo punto che l’autrice dà prova di grande bravura, mantenendo altissima la tensione fino all’epilogo, quando ogni segreto sarà svelato.

Chertizza ci propone un romanzo interessantissimo dal punto di vista storico, con l’obiettivo di farci conoscere la condizione della donna nell’Europa del Settecento, quando nemmeno le regine e le principesse erano padrone del proprio destino. Costrette a matrimoni indesiderati e relegate al ruolo di madri, le donne erano solamente pedine tra le mani dei loro padri e dei mariti. Soprattutto le giovani erano considerate come merce di scambio. Il mondo dell’arte e della cultura non era loro precluso, ma consentito unicamente per accrescerne il valore agli occhi di un possibile futuro marito.

Una particolare menzione va riservata a un personaggio secondario, ma di grande spessore: la cameriera di Cecilia, Marianna. Preoccupata per il destino triste che attende la sua signora, la serva si reca dal proprio confessore per chiedere consiglio. Il prete le raccomanda di non intervenire e di accettare le decisioni del padrone. Dice il sacerdote: “Non ti fare domande, che servono solo a confonderti, fidati di chi è stato messo sopra di te e obbediscigli. Prega tanto. Prega con la tua signora”.

Viene spontaneo riflettere su quante donne in passato abbiano subito un destino triste e infelice proprio a causa di tale atteggiamento di indifferenza, e quante continuino a subirlo anche ai giorni nostri. Gli scrupoli di Marianna, le sue preghiere e i suoi pur timidi interventi a favore di Cecilia rappresentano la forza delle donne, la loro opposizione all’essere umiliate e il loro desiderio di poter ambire alla felicità.

Il libro in una citazione
«Quello che Cecilia non scriveva mai era che solo facendosi notare il meno possibile si sentiva al sicuro. Gli occhi carezzevoli dei cortigiani, delle giovani guardie, degli artisti, erano solo apparentemente gentili: il corteggiamento era una formalità necessaria ma pur sempre una formalità, e chi lo intraprendeva si aspettava che venisse accolto. Le grandi dame avevano il diritto di rifiutare, non le piccole farfalle colorate che gli volavano attorno.»

23 giugno 2022
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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